Il film biografico "Jackie", diretto da Pablo Larraín racconta i drammatici giorni vissuti da Jackie Kennedy subito dopo la morte del marito John, avvenuta a Dallas nel 1963. In quasi un’ora e mezzo di film, Larraín affronta il dramma di un donna in lutto alle prese con le questioni diplomatiche, con la sofferenza personale e con il complicato ruolo di una mamma che deve dire ai suoi figli come stanno le cose.
Il film si apre sotto forma di intervista e ripercorre le fasi salienti del giorno dell'assassinio e dei primissimi giorni successivi all'omicidio, senza tuttavia tralasciare alcuni degli avvenimenti più significativi della vita da First Lady di questa donna che Larraín inserisce nel film sotto forma di ricordi e racconti.
Il film, profondo e intenso, si regge tutto sulla straordinaria interpretazione di Natalie Portman.
Un film inglese girato a Parigi
Una vera sfida per il regista cileno: dirigere un film con attori americani ed europei. Dopo «No - I giorni dell’arcobaleno» e «Neruda», Larraín si cimenta con un biopic che tocca una delle figure più iconice e amate di tutti i tempi. Girato principalmente a Parigi in 23 giorni e con quasi tutti gli interni ricostruiti, "Jackie" ha messo a dura prova il cileno, ma il risultato è davvero notevole. Solo 10 i giorni in cui si è invece girato a Washington D.C. e a Baltimora.
Tra finzione e realtà
Se da un lato il film fa un buon uso del materiale di repertorio, utilizzando persino un documentario - "A Tour of The White House" - in cui il volto della vera Jackie Kennedy è stato sostituito con quello di Natalie Portman, e se c’è una scrupolosa attenzione nella rappresentazione di quanto storicamente accaduto il giorno dell’assassinio, è pur vero che il regista cileno non ha rinunciato a una buona dose di fiction. Non sappiamo quanto di vero ci sia nella scena di "Jackie" in cui la First Lady si trascina stancamente tra le ampie stanze della Casa Bianca, indossando abiti da sera, bevendo vodka e ascoltando la celebre Camelot. Per Larraín era però di fondamentale importanza tenere il focus alto sul personaggio di Jackie e raccontare tutta la vicenda dal suo punto di vista, per sottolineare le sue emozioni più intime e rendere il dramma più intenso.
JFK è stato scelto su Facebook
L’attore che interpreta JFK nel film di Pablo Larraín si chiama Caspar Phillipson, è un attore danese ed è stato scelto su Facebook. L’aspetto più curioso è che l’attore è in realtà stato doppiato con la vera voce di John F. Kennedy nell’unica scena in cui ha avuto l’opportunità di parlare.
Buona al primo ciak
Il regista cileno ha raccontato di non amare molto le prove e di aver girato la maggior parte delle scene del film attarverso un’unica ripresa.
L'accento
Il film è ricco di personaggi che provengono da diverse città americane: Dallas, Boston e New York e per il regista cileno è stato fondamentale ricorrere all’aiuto di una specialista, Tanya Blumstein, per fare uno scrupoloso lavoro sugli accenti di tutti gli attori. In particolar modo su quello di Natalie Portman che, ricoprendo il ruolo della protagonista, doveva imparare a parlare proprio come faceva Jackie, una donna con un accento molto particolare. Il lavoro è pregevole, ma viene chiaramente apprezzato se si ha l’opportunità di vedere il film in lingua originale.
Il giornalista
Il personaggio di Billy Crudup che nel film viene accreditato solo come “il giornalista” è in realtà ispirato a Theodore H. White, giornalista del magazine Life che intervistò per davvero Jacqueline Kennedy.
Camelot
Il termine Camelot è oggi utilizzato per riferirsi all’intera presidenza di John F. Kennedy. Fu proprio Jackie Kennedy che introdusse questo concetto durante l’intervista rilasciata al giornalista di Life. La First Lady raccontò dell’amore di suo marito per il musical del 1960 di Alan Lerner & Frederick Loewe, basato sulla leggenda di Re artù, intitolato Camelot. Il Presidente amava in particolar modo una delle canzoni. Jackie Kennedy durante l’intervista dichiarò con convinzione: “Ci saranno ancora grandi presidenti, ma non ci sarà mai più un altro Camelot”, frase passata alla storia.
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