L'omaggio al film musicale anni '50 di Damien Chazelle con Emma Stone e Ryan Gosling arriva nei cinema italiani il 26 gennaio 2017


Un musical meravigliosamente classico...
La La Land è un grandissimo omaggio a quel periodo in cui Hollywood era popolato da film con Fred Astaire e Gene Kelly. Marylin e Ingrid osservano le peripezie dei protagonisti attraverso murales o da locandine, ritrovandosi in un’epoca che ormai non riconoscerebbero più. E La La Land, invece, riesce in pieno a riportare lo spettatore in quella atmosfera fatta di colori sgargianti, canzoni orecchiabili che rimangono in testa come hit estive e coreografie mozzafiato, tutto supportato da una regia notevole composta, almeno per la prima metà, da tantissimi (più o meno veritieri) piani-sequenza. Una prima metà in cui è difficile resistere ai ritmi di un film innamorato di un periodo che fu.

...ma anche no
Perché nei 127 minuti di La La Land non è tutto solo un omaggio ai grandi musical. Attraverso questo film, Damien Chazelle prova allo stesso tempo ad andare ben oltre. Siamo d’altronde nel 2016, il cinema è maturato, gli autori sono diventati sempre più protagonisti nella realizzazione di un film. Quindi la fotografia diventa più realistica, i colori si smorzano, i toni diventano più emozionali e si viene risucchiati da una struggente storia d’amore tra Ryan Gosling ed Emma Stone che metterà alla prova anche lo spettatore più ermeticamente sensibile. La lacrimuccia è (quasi) assicurata.

Tanti pregi e un solo difetto
I pregi ormai sembrano abbastanza evidenti. Numeri musicali curatissimi ed estremamente piacevoli da guardare grazie anche a un montaggio che a tratti diventa ritmato e sincopato, però non come nel precedente Whiplash di Chazelle. Un esempio? Il notevole finale in cui sembra di ritrovarsi in una platea dei più grandi teatri di Broadway. Un ritmo forsennato ed eccitante che si trasforma in un’arma a doppio taglio: perché dopo un inizio esplosivo, nella seconda metà il film rallenta bruscamente. Vuoi per concentrarsi sui sentimenti, vuoi per sviluppare la storia dei protagonisti, ma il fatto rimane quello. Per qualche minuto, La La Land dimentica di essere un musical. Piccolo difetto che se corretto poteva consegnare agli annali un capolavoro.

Suonala ancora Seb
Sebastian ha un sogno: ama il jazz, darebbe la vita per riportare il genere ormai morente nell’Olimpo musicale che gli spetterebbe e sogna di aprire un locale a tema. Dovrà attendere l’incontro con Mia, il personaggio della bravissima e bellissima Emma Stone, probabilmente in una delle migliori interpretazioni della sua carriera, per dare la spinta a quel sogno che ormai sembrava arenato nello stereotipo dell’artista fallita. Ryan Gosling in una inedita veste da cantante, musicista e notevole ballerino consegna agli annali una variante di quel personaggio che ormai veniva solo riconosciuto in Ewan McGregor di Moulin Rouge. Un Gosling che con le mani sul pianoforte e con le scarpe da tip tap non riesce che a regalare solo grandi emozioni.

Un regista da seguire
Perché se c’è una persona che è l’artefice di questo successo annunciato è proprio lui, Damien Chazelle. Reduce da una buonissima prova con Whiplash, che ha portato l’Oscar a J. K. Simmons (presente anche in La La Land con poco più di un cameo), Chazelle sembra destinato a una grande carriera registica nella Hollywood che conta. Il regista ha dimostrando di essere un eccellente autore e ci auguriamo che continui a lavoraro in progetti cinematografico così intensi e creativi. Più comprensibilmente classico e meno frenetico del suo film precedente, Chazelle riesce con La La Land a cogliere l’atmosfera perfetta dei bei tempi andati, suscitando nelle spettatore emozione e coinvolgimento. Continua così Damien, noi ti aspetteremo sempre a braccia aperte.