“La rivincita delle sfigate”, in lingua originale “Booksmart”, segna l'ottimo debutto alla regia dell’attrice Olivia Wilde e racconta la scatenata e folle notte prima del diploma di due migliori amiche che, dopo quattro anni in cui si sono dedicate esclusivamente allo studio, decidono di vivere una serata “normale” con i compagni che hanno sempre snobbato.
“La rivincita delle sfigate” è per la nuova generazione ciò che “Breakfast Club” è stato per gli adolescenti degli Anni 80: un racconto di formazione che racconta bene gli adolescenti e lo fa ribaltando gli stereotipi e gli archetipi del genere, portando sul grande schermo una (bellissima) amicizia.
Cast
Genere: Commedia
Titolo originale: Booksmart
Uscita: 2019
Durata: 102'
Regista: Olivia Wilde
Attori: Kaitlyn Dever, Beanie Feldstein, Jessica Williams
Trama
Amy (Kaitlyn Dever) e Molly (Beanie Feldstein, che abbiamo già visto in “Lady Bird”) sono due ragazze brillanti e divertenti ma un po’ snob, convinte di essere migliori dei loro compagni perché per i quattro anni del liceo hanno lavorato sodo e sono state ammesse in college prestigiosi (Amy alla Columbia, Molly a Yale), mentre i loro coetanei hanno preferito divertirsi senza preoccuparsi troppo dell’andamento scolastico. Solo che l’ultimo giorno di scuola scoprono che anche i loro compagni apparentemente più pigri e festaioli sono stati ammessi in ottimi college e decidono così di andare a una festa per dimostrare che anche loro sanno divertirsi. Arrivarci però sarà più difficile del previsto.
Trailer
Lost in translation
Non è sempre facile trasporre un titolo da una lingua all’altra. In questo caso specifico, in effetti, il titolo italiano è un po’ fuorviante: “La rivincita delle sfigate”, che fa pensare sia a “La rivincita delle bionde” con Reese Witherspoon che a “La rivincita dei nerd”, non trasmette le stesse sensazioni del titolo originale: "Booksmart". Probabilmente perché “sfigato” non è la traduzione di “booksmart”, termine che indica una persona intelligente, istruita e portata allo studio teorico ma che, proprio per questo, spesso manca di un’esperienza pratica e diretta del mondo. Insomma, parliamo più di un secchione che di uno sfigato. Amy e Molly del resto non sono sfigate: sono ragazze normali, ambiziose e intelligenti ma senza la minima esperienza del mondo “reale” da liceale.
La storia di un'amicizia
“La rivincita delle sfigate” è sì un racconto di formazione, ma è prima di tutto un film sull’amicizia, nella fattispecie sull’amicizia femminile tipicamente adolescenziale: quel legame quasi simbiotico per cui un’amica è quasi un prolungamento di sé, ci si capisce con uno sguardo e si conosce ogni cosa l’una dell’altra. Amy e Molly sono così in simbiosi che, quando decidono di cambiarsi per andare alla festa, senza volerlo finiscono con l’indossare due tutone identiche, con tanto di cappello coordinato (cosa che tra l’altro non sfocia in competizione ma in una gara di complimenti: tutto il film mette da parte la rivalità femminile spesso iper-rappresentata nei teen movie in favore di una più genuina solidarietà).
Del resto l’unico conflitto tra le due, che segna uno degli inevitabili momenti di crescita in questo genere di film, nasce proprio dalla realizzazione di essere singoli individui oltre che inseparabili migliori amiche e dal bisogno di affermare in qualche modo la propria identità oltre il legame che ha definito entrambe fino a quel momento.
Stereotipi? No grazie
Il racconto dell’amicizia tra Amy e Molly si inserisce all’interno di una cornice liceale da cui viene bandito ogni stereotipo, per una rappresentazione più realistica del variegato panorama di ragazzi e ragazze che popolano i corridoi della scuola. Se in “Breakfast Club” di John Hughes cinque liceali simbolo di altrettante categorie - l’atleta, il secchione, la principessa, il delinquente e la disadattata - scoprono che, nonostante le loro differenze, condividono ansie, paure e preoccupazioni, in “La rivincita delle sfigate” le categorie stesse vengono bandite.
«Sono vasto, contengo moltitudini» diceva il poeta americano Walt Whitman, e lo stesso vale per i ragazzi del film. Le due protagoniste potrebbero essere considerate secchione, ma sono anche sicure delle loro capacità, Amy è un’attivista e Molly è una ragazza sicura di sé che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, molto lontana dallo stereotipo del secchione vittima dei bulli. La ragazza con una brutta reputazione perché considerata “facile” in realtà è un’ottima studentessa ed è stata ammessa a Yale; l’atleta festaiolo che fa strage di cuori è un fan di Harry Potter e si definisce orgogliosamente un Tassorosso; la ricca e fuori di testa Gigi (una fantastica Billie Lourd - figlia di Carrie Fisher - dagli ottimi tempi comici perfetta in questo ruolo così assurdo) sembra approfittarsi della gentilezza del bizzarro Jared ma in realtà gli vuole bene davvero; e il fricchettone pluri-ripetente non andrà al college solo perché è stato assunto da Google come programmatore. Non ci sono veri e propri bulli e non ci sono etichette: sono tutti esseri umani dalle molteplici sfaccettature, né migliori né peggiori delle due protagoniste.