Arriva al cinema dal 10 maggio per l’esattezza, «Loro 2», l'ultimo film di Paolo Sorrentino con protagonista Toni Servillo.
Se la prima parte di «Loro» ci ha scombussolato per il cambio netto di registro narrativo e la sensazione che Sorrentino si sia imposto un’ora dei suoi virtuosismi per non cadere (anche lui) vittima di Silvio Berlusconi, della sua ironia, dei personaggi che lo hanno circondato, della sua storia, finendo però per riproporre un surrogato di arrampicatori sociali a «La grande bellezza» con tanto di comparsate surreali di animali, la seconda parte ci conduce diritta a LUI.
Nelle note di regia al film si legge che «Loro, diviso in due parti, è un racconto di finzione, in costume, che narra di fatti verosimili o inventati, in Italia, tra il 2006 e il 2010». È vero solo in parte. Molti dei personaggi, da Berlusconi (Toni Servillo) a Ennio Doris (sempre Servillo) passando per Veronica Lario (Elena Sofia Ricci), con la finzione hanno poco a che fare. E anche se Tarantini si chiama Sergio Morra nel film (Riccardo Scamarcio), tutti sanno di chi si sta parlando.
Loro sono "loro", quelli che contano, quelli che non siamo noi. O così crediamo nella prima parte del dittico di Sorrentino. Perché dalla seconda, ci viene da pensare che loro siamo anche noi: quelli che hanno abboccato, quelli che lui ha capito fin troppo bene - «Io conosco il copione della vita» dice testando le sue doti da venditore al telefono - e quindi ha saputo persuadere nell’acquisto di un sogno. Il suo.
Di cosa parlano le due parti di «Loro»
Sono ambientate nel pre-bunga bunga, ovvero fino al 2010 e terminano con la separazione di Berlusconi dalla moglie, Veronica Lario. In «Loro 1» la figura dell’ex-premier viene nominata e compare solo a film avanzato.
La prima parte di «Loro», infatti, si concentra sulla figura di Sergio Morra (Riccardo Scamarcio) - ispirato a Tarantini, cacciatore di escort per Silvio - la cui massima aspirazione è entrare nel Purgatorio d’anime berlusconiano. Il "loro" è un mondo fatto di lacchè, sanguisughe e di schiavi del "Dio (del) denaro", una realtà in cui il privilegio è concesso solo da "lui", la cui identità echeggia per almeno un’ora come un’entità divina prima della sua effettiva comparsa in scena.
«Loro 2» invece si concentra esclusivamente sulla figura di Silvio Berlusconi: sul suo rapporto con la moglie Veronica, su quello con la sua corte, sulle altissime aspettative su se stesso come uomo d’affari e sulla sua solitudine come individuo. I toni sono quelli della commedia e le battute da manuale. Il fatto che vi divertirete, dovrebbe essere di per sé uno spunto di riflessione.
Chi sono Loro
Loro sono la sua corte di privilegiati. Dopo «La grande bellezza» Sorrentino torna a mettere in scena un’umanità priva di spessore, un’Italietta di furbi e di arrampicatori sociali, un palcoscenico di balli di gruppo e prostitute. Sorrentino parla di tristezza e lo fa mostrandoci il peggio di noi stessi. E quindi Loro siamo anche noi, che disdegniamo, ma alla fine compriamo, proprio da quel furbo venditore che ci ha incantato e illuso con un sogno per pochi, rifilandoci una truffa. D’altronde, da «L’amico di famiglia» a «Il divo», ma anche con la serie «The Young Pope», Sorrentino incrementa da sempre una gallery di grandi truffatori.
Lui: Silvio Berlusconi
Sorrentino, attraverso la figura di Berlusconi, dice di aver voluto mettere in scena l’a-moralità dell’uomo e l’illegalità del politico. Ci è riuscito? A nostro avviso poco e qualche rischio l’operazione potrebbe averlo. Sono Loro, la sua corte o chi gli ha creduto a uscirne male, ma la figura di Berlusconi, se non addirittura nobilitata, ne esce egregiamente.
Generoso, simpatico, autorevole, paziente, galante, ingiustamente vessato dalla moglie che si dà arie da grande intellettuale che legge José Saramago - che comunque lui sa chi è - e dai suoi leccapiedi che hanno sempre bisogno di favori. Un uomo che si è fatto da solo e venerato come un dio a cui Sorrentino aggiunge anche un pizzico di tenerezza nell’incredulità di fronte alla solitudine che il potere porta con sé.
C’è tutto il cinema di Sorrentino in «Loro»
Truffa, tristezza e paura di morire: sono questi i temi cari al cinema di Sorrentino che vengono snocciolati e approfonditi anche in «Loro». Da Titta Di Girolamo («Le conseguenze dell’amore») a Geremia (in «L’amico di famiglia»), passando per Jep Gambardella (che vive di un passato che non esiste più in «La grande bellezza») sono tutti "grandi truffatori".
Tristezza, perché il mondo fuori e dentro il personaggio di Berlusconi è vacuo. La sua è un’esistenza di ruffiani che lo venerano perché hanno bisogno qualcosa di lui, di regali dati per ottenere e di una sicurezza, quella famigliare, che non esiste più.
In «Loro 2» c’è una scena che più di altre accorpa le tre tematiche. É in corso una festa nella casa in Sardegna di Silvio Berlusconi, con decine di ragazze portate da Sergio Morra. Una di loro, che però ha colpito Lui, decide che quella roba non fa per lei e si apparta. Quando Lui la raggiunge desideroso d’attenzioni, non solo lei gli dice che se n’è andata perché la situazione era patetica, ma anche che lui ha l’alito di suo nonno «Non ha un cattivo odore. Ma è quello di un vecchio».
La paura del tempo che passa, quella di essere dimenticati, quella di non aver contato poi così tanto se il risultato è la solitudine al cospetto della morte, riecheggiano in «Loro» - soprattutto il 2 - in tutta la loro drammatica ineluttabilità così come in tutta la filmografia di Sorrentino, da «Youth - Un’altra giovinezza» a «This Must Be The Place».
Riflessioni esistenzialiste che il cinema aiuta non solo a esorcizzare, ma anche a estinguere come per incanto.
Protagonista è Toni Servillo nei panni di Silvio Berlusconi e la prima parte del film arriverà al cinema il 24 aprile. Nel cast anche Riccardo Scamarcio, Elena Sofia Ricci, Chiara Iezzi e Fabrizio Bentivoglio