Dopo il Leone d’argento alla Mostra di Venezia arriva nei cinema (e poi su Netflix) la struggente pellicola dell’artista napoletano. Che per i lettori di Sorrisi commenta le foto di questo articolo in cui svela i segreti della sua opera più personale: «Ci sono invenzioni artistiche, ma sono stato totalmente fedele ai miei sentimenti dell’epoca: alle emozioni e al dolore che ho provato».
Trama: Napoli, Anni 80: Fabietto è un giovane irrisolto che ancora non sa cosa fare del suo futuro. Vive circondato dall’affetto di una famiglia numerosa e variopinta, e immerso nel calore della sua città. Finché, in una breve estate, tutto cambia: si innamorerà del cinema e vedrà realizzarsi un sogno (l’arrivo di Maradona al Napoli), ma dovrà anche affrontare la tragedia che colpirà la sua famiglia. E gli darà la forza di partire per sempre.
È stata la mano di Dio
Fabietto, l’alter ego dell’autore
Ho visto decine di attori prima di scegliere Filippo Scotti per il ruolo. Mi hanno colpito il suo talento e la sua timidezza. Il suo apparente disagio nello stare al mondo mi ricorda molto com’ero io alla sua età. È disciplinato, metodico, curioso e con una grande capacità di sorprendersi. Un po’ adulto, un po’ ragazzo.
Paolo Sorrentino
Allo stadio
Se fosse per me guarderei partite di calcio tutto il giorno. Quelle del Napoli, ovviamente, ma non solo. La cosa più bella, però, è assistere agli allenamenti. Apparentemente noiosi, rivelano nelle pause i segreti di un gruppo, le loro paure, il loro incedere in un quotidiano da atleti. Non c’è più la prestazione, ma solo l’irresistibile attrazione della routine.
La zia bellissima e un po' folle
Ho pensato subito a Luisa Ranieri per questo ruolo. Perché è una bravissima attrice, naturalmente. Ma dietro una bellezza da canone, ha un mondo nascosto e dolente, la noncuranza della seduzione, altresì fascino. Il suo personaggio è come la costiera che si staglia dietro di lei, impervia, addolorata ed esibita.
Il padre comunista che non voleva cambiare tv
«Noi siamo comunisti» diceva mio padre quasi tutte le sere quando protestavamo perché si rifiutava di comprare il televisore col telecomando e si ostinava a cambiare i canali con un bastone. Un vezzo piccolo borghese, che destava in noi una costante ilarità. Quest’uomo adulto che cercava disperatamente di centrare un tasto minuscolo con una mazza, pur di non percorrere due metri, la distanza dalla sedia al televisore. Quarant’anni fa la comodità era preceduta dalla fatica, un’idea che si sta smarrendo.
Quelle interminabili partite dai salesiani
Tra le mie proteste i miei genitori decisero che avrei frequentato il liceo dai Salesiani, un liceo maschile dove come un branco decine di adolescenti, privati del contatto quotidiano con l’intelligenza femminile, passavano le ore a correre dietro a un pallone. La mattina, prima di entrare in classe, e durante la ricreazione. Un gioco folle che ho visto solo lì: c’erano due porte e sei o sette palloni. Giocavamo tutti contemporaneamente con lo sfiancante entusiasmo dei 15 anni.
Con l'amatissimo fratello maggiore
Marlon Joubert ha interpretato mio fratello. Marlon è un attore strepitoso, di grande bontà, si muove nel mondo mosso da un’irrefrenabile sensibilità. Non mi sono mai chiesto quanto rispecchi mio fratello. Perché non sono in grado di analizzare lucidamente la cosa. Qualunque considerazione faccia su mio fratello, è priva di logica e di ragione, perché tutti i pensieri razionali sono sepolti sotto un amore sconfinato e incontrollabile che provo per lui. Un amore reciproco che si è ingigantito alla luce delle sventure delle nostre vite.
Toni Servillo è il papà
Toni è come un fratello per me, insieme coltiviamo una sana ossessione per il lavoro e un’attitudine per l’ironia. È un attore bravissimo perché, dote rara, è intelligentissimo. Facciamo lunghe chiacchierate quando gli consegno la sceneggiatura ma entrambi non amiamo molto fare disamine sul personaggio durante le riprese. D’altronde i grandi attori ne sanno più del regista riguardo al personaggio.
Teresa Saponangelo è la mamma
Teresa è spigliata, vitale, allegra e furba. Ha grande intuito e sa sempre dove si trova. L’ho vista con suo figlio, è una madre splendida. Ci conosciamo da quando eravamo ragazzi, muovevamo i primi passi in quella confusione circense che è il cinema. Lei era già a suo agio, tenera e determinata. Come mia madre.