Quando Piuma è stato presentato al Festival di Venezia 2016, dove figurava come uno dei tre film italiani in concorso, ha ricevuto una fredda accoglienza e una critica molto accesa da parte di chi non riconosceva in questo film di Roan Johnson (regista italianissimo nonostante il cognome) il potenziale narrativo e stilistico adatto a una competizione di un certo livello.
I protagonisti si chiamano Ferro (Luigi Fedele) e Cate (Blu Yoshimi) e sono due giovani prossimi alla maturità, impegnati a organizzare l'ultima vacanza da sogno tra Spagna e Marocco con gli amici di sempre, prima di affrontare il passaggio verso la "maturità della vita" e che li vedrà presto diventare genitori.
Ferro e Cate sono anche due ragazzi molto diversi tra loro, più matura e realista lei, sognatore e ottimista lui, ma insieme riescono a superare i numerosi ostacoli che la vita para davanti a loro. Ferro è ben convinto che una via di uscita ci sia sempre, perché, come sottolinea all'esausta Cate, «quando l'acqua sale la barca fa altrettanto?».
Se non l'avete ancora visto, proviamo a darvi cinque motivi per non perdere «Piuma».
Se avete voglia di ridere...
Se siete in cerca di un film da vedere al cinema che non sia stupido e che sia anche divertente, «Piuma» è la scelta perfetta. Ambientato a Roma, racconta la storia di Ferro e Cate, sviluppando il tempo della narrazione nel corso dei nove mesi di gravidanza. Descritto come il «Juno» italiano, il film gioca moltissimo su situazioni grottesche e dinamiche surreali, complicando gli eventi fino all'estremo e giovando di tempi comici in grado di colpire lo spettatore una prima volta per poi affondarlo con una seconda inattesa battuta. Provare per credere?
Un film su e per ragazzi
Al centro di «Piuma» ci sono i ragazzi e quella raccontata da Roan Johnson è una storia che li coinvolge a 360°. Si parla di ragazzi all'ultimo anno di liceo, prossimi a chiudere un ciclo faticoso di studi, libri, interrogazioni per aprirne un altro; di giovani pronti a lasciarsi alle spalle l'adolescenza per muovere i primi passi in un mondo a loro ancora sconosciuto. Ci sono i ragazzi più maturi e realisti, consapevoli che la nascita di una bambina comporta una responsabilità da affrontare con coscienza e si parla di ragazzi più immaturi e non cresciuti, convinti che tutto sia sempre facilmente risolvivibile. Si parla anche di quei ragazzi scevri da qualsiasi responsabilità e dediti al divertimento perché hanno ancora tutta la vita davanti e sono liberi di poter rischiare persino attraverso scelte azzardate. Al pessimismo radicato nel realismo di una condizione di non semplice gestione si oppone l'ottimismo disincatanto di chi sa di potercela fare anche quando tutto e tutti sembrano remarti contro.
Personaggi sopra le righe
A fare la forza di «Piuma» non è solo la presenza di Ferro e Cate, due protagonisti carismatici e assolutamente ben calibrati. A dare forza a questo film è un entourage di personaggi grotteschi e assolutamente piacevoli: dalla mamma protettiva e già proiettata a fare la nonna al papà toscano incapace di accettare l'ennesimo strampalato scivolone di un figlio combina-guai, impotente di fronte alle numerose situazioni che non fanno che portare scompiglio e aggiungere disagi alla sua apparente vita tranquilla e incapace di rinunciare al suo sogno di tornare in Toscana; dal nonno acciaccato, impossibilitato a dire no al nipote stralunato, in difficoltà a causa di una faticosa fisioterapia in cui a causarli più problemi non sono tanto le ossa quanto le particolari cure di una fisioterapista avvenente al papà di Cate, emblema dell'adulto immaturo per eccellenza, accanito scomettitore che non ha idea di cosa voglia dire assumersi una responsabiltà né tantomeno fare il genitore.
La curiosità
Cosa c'entrano le paparelle gialle con il film? E perché durante il Festival di Venezia anche gli attori protagonisti si sono presentati al photocall portando con loro questo oggetto curioso? A spiegare il senso delle paperelle ci pensa un dialogo ben esplicativo tra Ferro e Cate, uno dei tanti in cui il giovane prova a dare coraggio a una ragazza che sente la terra mancarle sotto i piedi e si vede già sprofondare di fronte alla difficoltà. Sarà Ferro a farle guardare la vita da una prospettiva diversa, raccontandole una storia curiosa ma efficace.
UN FILM MOLTO BELLO
Con una storia come questa poteva essere molto più semplice giocare sul dramma che sulla risata e scegliere di raccontare la difficoltà della vita ambientando la vicenda in un contesto molto più complicato dove persino le decisioni da prendere sarebbero risultate più semplici. Eppure quella di Ferro e Cate è una storia che riesce ad appassionare per una serie di significative ragioni: il desiderio di assumersi una responsabilità in un momento in cui sarebbe più semplice fare il contrario, la caparbietà a proiettarsi verso il futuro, il taglio ironico e i tempi comici che spesso si fanno forse troppo esagerati ma mai scadono nel facile pietismo. Persino la troppa semplicità rimproverata al film da alcuni ci appare in realtà un pregio per la capacità di raccontare uno spaccato della realtà senza rinunciare a stendere una sottile critica su un universo che probabilmente non concede molto spazio ai giovani, dove i genitori preferiscono fornire soluzioni semplicistiche piuttosto che starti vicino come dovrebbero e dove tutto assume un significato ben preciso in grado di farci acconstare alla visione con il giusto approccio e staccarci per un po' dalla pesantezza della realtà, sperando di riuscire anche noi a librarci leggeri come una piuma verso un futuro migliore.