“Rocketman”, il film sulla vita di Elton John

Al cinema dal 29 maggio il musical che racconta la vita personale e artistica di una delle più grandi icone del pop

Taron Egerton in una scena del film e, nel riquadro, il vero Elton John all’epoca del massimo successo
29 Maggio 2019 alle 14:11

Andreste a una riunione degli Alcolisti anonimi con un costume piumato dotato di grandi ali multicolori e un casco da diavoletto con le corna? Probabilmente no. Ma voi, con tutto il rispetto, non siete Elton John. Anche quando deve disintossicarsi da alcol e droghe, la popstar inglese non può rinunciare a un minimo di “presenza scenica”...

E dalla spiritosa sequenza iniziale di “Rocketman” sgorga una girandola di ricordi e di canzoni per illustrare la sua vita, dall’infanzia (segnata dall’infelicissimo rapporto col padre militare) al successo universale.

Così il film, prodotto dallo stesso Elton John e presentato tra gli applausi al Festival di Cannes, conferma la nuova tendenza del cinema: un matrimonio con il pop sulla scia dei trionfi di “Bohemian Rhapsody”. Ma chiariamolo subito: “Rocketman” è molto diverso dalla pellicola su Freddie Mercury. Qui l’approccio è quello del musical, con le canzoni dell’artista utilizzate per raccontare la sua storia, a costo di prendersi molte libertà: «Ce ne siamo infischiati dell’ordine cronologico» ci spiega infatti il regista Dexter Fletcher. E aggiunge: «L’importante era usare le canzoni giuste per la scena giusta. E anche i costumi giusti...». Sì, perché visivamente il film, come in una folle sfilata, si diverte a ostentare gli stravaganti abiti tanto amati dall’artista, in un tripudio di piume e lustrini.

Nel ruolo del protagonista c’è Taron Egerton, che racconta: «Prima delle riprese sono andato a trovare Elton a casa sua per tre mesi, a volte tiravamo le tre di notte bevendo... qualcosina, e oggi siamo amici. A Cannes eravamo seduti a fianco ed è stata una sensazione indescrivibile vederlo commuoversi e piangere insieme a Bernie Taupin (il paroliere con cui John collabora da quando aveva 17 anni, interpretato nel film da Jamie Bell, ndr)».

Sì, ma Elton è anche produttore: ci sarà stata qualche intromissione? Cose tipo: “Questo non raccontatelo, su quell’altro non esagerate...». Il regista respinge l’insinuazione: «Niente di tutto ciò. Nessuno al mondo più di Elton sa quanto sia importante lasciare liberi gli autori, per mettere in scena un grande show».

E di grande show si tratta, in effetti: dagli scatenati balletti sulle note di “Crocodile rock” o “Goodbye yellow brick road” alla ricostruzione della Londra e della Los Angeles dei primi Anni 70. Con un moderato spazio per il momento della crisi, cominciato con la dipendenza da alcol e cocaina e culminato in un tentato suicidio, fino all’annunciato lieto fine.


Del resto, che Elton John oggi sia sobrio, vivo e vegeto e canti assieme a noi, lo sappiamo tutti. A cominciare da chi, a Cannes, lo ha visto scatenarsi su un palco insieme al suo alter ego Egerton per eseguire “(I’m gonna) Love me again”: è la canzone inedita che Sir John ha composto apposta per il film.

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