Distribuito da Nexo Digital, sarà proiettato in oltre 100 sale italiane solo nei giorni 28 e 29 dicembre

Sono passati poco più di 10 anni dalla tragica scomparsa del nostro campione di motociclismo Marco Simoncelli. A proporne un ritratto profondo e avvincente ci pensa “SIC”, il documentario Sky Original prodotto da Sky, Fremantle Italy e Mowe. Distribuito da Nexo Digital, sarà proiettato in oltre 100 sale italiane solo nei giorni 28 e 29 dicembre (l’elenco completo è su nexodigital.it), ma noi eravamo all’anteprima che si è tenuta il 13 dicembre a Milano.
Presente, oltre ai produttori e alla regista Alice Filippi, anche Guido Meda, vicedirettore di Sky Sport, direttore della redazione motori e voce storica del Motomondiale, che di Marco ha detto: «Se non l’hai conosciuto come me di persona ma attraverso la tv, scopri che era esattamente come lo vedevi. Forse è anche per questo, per la sua autenticità e trasparenza, che è arrivato al grande pubblico che continua ad amarlo». E proprio la regista, che il SIC non l’aveva incontrato, ha voluto osservare un aspetto: «Quando ho parlato il padre Paolo in realtà ho conosciuto Marco. Nel documentario lui spiega di essere stato sempre sulla moto con il figlio, di pensare le stesse cose, e così Paolo ce le ha raccontate».
“SIC” narra la storia di un bambino come tanti con la passione per le moto, con la voglia di diventare qualcuno sulle due ruote, anzi, campione del mondo. La trama trasmette bene la freschezza delle sue intenzioni, la vita spassionata del ragazzo sempre pronto a scherzare, a prendere e a prendersi in giro. Il SIC (durante la visione della pellicola, per chi ancora non lo sapesse, si scoprirà quando è stata creata e cosa vuol dire questa sigla con la quale era soprannominato Marco) mostra un carattere un po’ ribelle ma sempre generoso, positivo ma talvolta severo. E a offrire uno spaccato della sua quotidianità di vita e in pista ci pensano le persone che gli sono sempre state vicino, a cominciare dal padre Paolo, dalla storica fidanzata Kate Fretti, dall’idolo e amico Valentino Rossi al pilota Mattia Pasini, amico d’infanzia e primo compagno di squadra.
Non mancano le parole e i pareri di altri personaggi della sua carriera, come il manager del motomondiale Carlo Pernat, l’allora direttore della gestione sportiva del Gruppo Piaggio, Giampiero Sacchi, o Aligi Deganello, il capo tecnico della sua rinascita. Già, parliamo di rinascita, perché “SIC” non si rivolge solo agli appassionati delle due ruote ma, proprio attraverso l’esperienza di Marco, a tutti i giovani che inseguono un sogno, che vogliono raggiungere un traguardo e che spesso, prima di conquistare la vetta, devono “cadere” e soffrire, per prendere coscienza dei propri limiti ma anche delle qualità inespresse.
Ed ecco perché il documentario mostra la carriera sportiva dal 2006, con il debutto nella Classe 250 (oggi sarebbe la Moto 2), dove chiude una stagione non proprio entusiasmante come quella dell’anno successivo, al 2008, quando si laurea campione del mondo della categoria. Un biennio di sofferenze, di guerre con gli altri piloti, di delusioni, con la sensazione di non potercela fare, con quella innata gioia nel cuore che cominciava a venir meno anche se fuori sorrideva sempre. Poi, come detto, un 2008 trionfale, la voglia di dimostrare che anche su una moto destinata ai clienti, e non su quella da team ufficiale (concessa solo nelle ultime gare), avrebbe fatto la differenza, fino alla laurea proprio nel Gran Premio della Malesia, su quello stesso Sepang International Circuit (S.I.C.) che il 23 ottobre di tre anni dopo ce lo ha portato via.