Nelle sale il prossimo 2 febbraio la seconda parte della saga sulla banda di ricercatori, ma è già pronto il terzo film: "Smetto quando voglio. Ad Honorem"

Si chiama Smetto quando voglio. Masterclass, la seconda parte della saga sulla scalcinata banda di ricercatori del regista Sydney Sibilia che torna al cinema il prossimo 2 febbraio. Ma è già pronto un terzo capitolo, girato contemporaneamente, che si chiamerà Ad Honorem.
Smetto quando voglio. Masterclass è un'action-comedy, che ricorda Indiana Jones, pieno di ritmo, musica giusta e comicità ricca di congiuntivi, come si addice a una banda di professori. Che parte da dove era finito Smetto quando voglio. Ovvero dal neurobiologo Pietro Zinni (Edoardo Leo) ormai in carcere dopo che, con i colleghi, aveva creato una droga legale. Ora è la polizia ad avere bisogno della banda. L'ispettore Paola Coletti (Greta Scarano) chiede a Zinni, con tanto di moglie Giulia (Valeria Solarino) in attesa di un figlio, di rimettere su la banda. E questo per creare una task force in grado di fermare la diffusione delle smart drugs. In cambio Zinni avrà la fedina penale pulita per lui e la sua squadra (Stefano Fresi, Libero De Rienzo, Paolo Calabresi, Pietro Sermonti, Lorenzo Lavia, Valerio Aprea e Giampaolo Morelli).
«Era l'autunno del 2014 quando, per scherzare, in un'intervista a Londra parlai della trilogia - ha detto il regista e sceneggiatore, Sydney Sibilia - il film era all'apice del suo piccolo grande successo, e tutti mi chiedevano di un ipotetico due. Ma la vera spinta è arrivata sempre all'estero, quando le produzioni nei vari festival vedevano un vero sold out perché invase dai vari ricercatori italiani. Per questi ricercatori in esilio la società ha trovato un nome, quello di cervelli in fuga. Questa categoria era stata ignorata nel primo film, e nel secondo capitolo volevo si parlasse anche di loro. La saga - ha aggiunto - è stato un viaggio lunghissimo e bellissimo una vera ?epopea? che ha richiesto un anno e mezzo di scrittura, una lunghissima preparazione dedicata ad alcune sequenze che non avevano un precedente in Italia, e quasi 20 settimane di riprese in giro per il mondo, oltre a mesi di post produzione, con oltre 300 persone che hanno lavorato gomito a gomito con un unico scopo. Far ridere».