È davvero tutto finito? Così avrebbe voluto George Lucas quando, decenni fa, ideava la sua saga più famosa. Il IX capitolo di "Star Wars", diretto da J. J. Abrams, arriva al cinema e va a chiudere la storia di quella Galassia lontana lontana, che ha toccato in modo differente epoche e generazioni di spettatori.
Lo chiude? Sì, ma magari anche no. Guardando “Star Wars: L’ascesa di Skywalker”, d’altronde, non si ha la sensazione che il suo autore voglia chiudere tutte le parentesi di trama aperte fino a oggi. J. J. Abrams si prende i suoi tempi per la narrazione centrale, per il divertissement visivo e anche per un po’ di effetto nostalgia, che parlando di capitoli conclusivi non fa mai male. Quindi se la lotta tra bene e male, tra luce e lato oscuro della forza, trova un suo finale, le strade aperte per spin-off e serie varie rimangono molteplici.
Il film segue il filone narrativo dei primi due capitoli dell’ultima trilogia, “Star Wars: Il risveglio della forza” sempre di J. J. Abrams e “Star Wars: Gli ultimi Jedi” di Rian Johnson, in piena modalità Disney. La scrittura, a volte un po’ troppo didascalica e semplice, viene perdonata grazie a effetti visivi e intrattenimento spettacolari. Motivo per cui, l’unico luogo deputato per vederlo davvero al massimo della sua potenza è il cinema.
Dove eravamo rimasti
In “Star Wars: Gli ultimi Jedi” di Rian Johnson abbiamo lasciato la Resistenza decimata dalle Forze del Primo Ordine guidate da Kylo Ren (Adam Driver), che ne ha preso il comando dopo avere ucciso il Leader Supremo Snoke. Insieme a Leia (Carrie Fisher), Rey (Daisy Ridley), Finn (John Boyega) e Poe (Oscar Isaac) riescono a sopravvivere grazie all’intervento di Luke Skywalker (Mark Hamill) che, attraverso una sorta di proiezione di sé, combatte contro Kylo Ren dando loro il tempo di fuggire.
La storia di “Star Wars: L’ascesa di Skywalker”
Richiami e rimandi col passato sono ovviamente numerosi anche in quest’episodio, ma la trama del capitolo conclusivo della saga è abbastanza lineare. Dopo la morte di Snoke, è un altro super cattivo a tornare sulla scena: Palpatine. Kylo Ren (Adam Driver) - che altro non è che il lato oscuro di Ben Solo, figlio di Leia (Carrie Fisher) e Han Solo (Harrison Ford) - si mette al suo servizio con l’intento di portare Rey (Daisy Ridley) dalla parte del male. Mentre la ragazza, insieme ai fidati Finn (John Boyega) e Poe (Oscar Isaac), va in missione per annientare Palpatine, Kylo vive però una crisi d’identità.
Perché vedere “Star Wars: L’ascesa di Skywalker”
Se siete fan di Star Wars, non c’è nemmeno da dirlo: è il capitolo conclusivo. Se non lo siete, non iniziate da qui, ma date una possibilità a questa saga che, creata 42 anni fa, ha saputo evolversi nel tempo arrivando oggi a toccare un pubblico che attraversa diverse generazioni, dai teenager ai cinquantenni. I vecchi fan andranno al cinema per tornare bambini e questo film - così come tutta l’ultima trilogia - regalerà loro citazioni, rimandi e camei legati agli episodi passati. I nuovi fan ci andranno invece per quel linguaggio filmico che ormai è diventato un marchio di fabbrica delle produzione Disney (quindi anche Marvel) fatto di effetti speciali, action, un pizzico di romanticismo e una buona dose di sketch divertenti - in “Star Wars: l’ascesa di Skywalker” il personaggio di Babu è strepitoso - che non deluderà nemmeno stavolta. Che gli diano una possibilità anche i puristi dei primi film: nel IX episodio potrebbero ritrovare quel bilanciamento tra bianco e nero, Bene e Male, Energia e Forza, in un turbinio di forze ascetiche, che tanto li ha appassionati all’inizio di tutto.
La fine
Ciò che colpisce di più lo spettatore in “Star Wars: L’ascesa di Skywalker” non sono le battaglie e i combattimenti: di quelli ne abbiamo visti di migliori e più spettacolari negli episodi precedenti. È il fatto che la parola fine venga messa affrontando un tema ostico come quello della morte, che permea tutto il film trovando un’interpretazione molto mistica. Al di là della morte di Carrie Fisher nella vita reale, che però ha continuato a vivere sul grande schermo grazie agli effetti speciali, il film ci propina una serie di morti-non morti che sembrano suggerirci l’immortalità di quell’universo che, sebbene stiamo lasciando con quest’ultimo capitolo, continuerà a vivere. Una conclusione cupa, ma non priva di speranza. Perfetta per la saga che ha fatto della lotta tra oscurità e luce il suo cuore.
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