Vincenzo Salemme al cinema con la commedia “Con tutto il cuore”

L'attore e regista parla del suo nuovo film e racconta come è nata la sua grande passione per il cinema

Vincenzo Salemme
7 Ottobre 2021 alle 08:10

L’intervista con Vincenzo Salemme è alle 12.30. Orario “pericoloso” per parlare con lui perché oltre a essere attore e regista, Vincenzo è anche un eccellente cuoco. Infatti, in sottofondo sento sfrigolare qualcosa… «Scusi, ma sto preparando le melanzane alla pizzaiola: sto “avviando” il pranzo» ride lui. «Sapesse che profumo». E io maledico le interviste telefoniche…

Con tutto il cuore

  • Genere: Commedia
  • Durata: 90'
  • Regista: Vincenzo Salemme
  • Attori: Vincenzo Salemme, Serena Autieri, Cristina Donadio
  • Trama: A Ottavio (Vincenzo Salemme), onesto e mite professore di Latino e Greco, viene trapiantato il cuore di un efferato boss, Antonio Carannante detto “‘O Barbiere”. La madre del boss, la spietata donna Carmela (Cristina Donadio), si aspetta che Ottavio, con in petto il cuore di suo figlio, diventi un killer, degno erede di “O’ Barbiere”.

«Scappai da casa a 5 anni per andare al cinema»

Vincenzo, l’occasione di questa intervista è succulenta. E non parlo delle melanzane (almeno non solo). Il 7 ottobre esce il suo nuovo film “Con tutto il cuore”.
«È tratto dalla mia commedia teatrale, che è stata interrotta a marzo 2020 per il lockdown. Eravamo al teatro Diana a Napoli e stavamo facendo bellissimi pienoni, quindi ho pensato di farla diventare un film».

La storia è quella di un uomo onesto, mite e gentile a cui viene trapiantato il cuore di un assassino. Con tutte le conseguenze del caso… Come le è venuta l’idea?
«Non lo so, a me vengono in mente sempre le cose strane (ride). L’idea è quella che attraverso il cuore si possa trasferire anche l’anima di una persona. In questo caso il cuore di una persona cattiva nel corpo di una persona buona crea l’eterna lotta tra il bene e il male».

Alla fine vince sempre il bene?
«Nei miei pensieri sì. Poi purtroppo non è sempre così. Io faccio i film appunto per aggiustare la vita vera, per renderla più gradevole».

Il film è ambientato a Napoli e il cast è tutto di attori napoletani, come è stato girare nella sua città?
«Abbiamo girato al rione Sanità e al Vomero. L’atmosfera era festosa. Qualcuno dai balconi urlava: “Sale’ ando’ curri? Che vai cercanno?”. Ma le persone sono bravissime, c’è rispetto per il lavoro di un set».

Grazie al suo cuore nuovo Ottavio, che è il professore che lei interpreta, in qualche modo rinasce. Le è mai capitato, in senso lato, di rinascere?
«In realtà no. Io mi sento esattamente uguale a come ero da ragazzino».

Se potesse invece vivere un’altra vita che vita sarebbe?
«Sa che ci penso spesso? Se tornassi indietro, per esempio, farei sport con più determinazione. I miei non me lo facevano fare ma a me piaceva. Nuotavo bene, a 9 anni ai “Giochi della gioventù” mi qualificai per le finali regionali a Napoli. I miei non mi svegliarono quella mattina e io non andai».

Come mai?
«Ci tenevano a che studiassi, non volevano distrazioni. Mi sarebbe poi piaciuto tanto studiare pianoforte, ma anche quello non è stato possibile. Per fortuna sono arrivati il cinema e il teatro, e mi hanno salvato la vita».

Parliamo del cinema, quando è arrivato?
«A 5 anni sono uscito di casa mentre nessuno mi stava guardando. Mi incamminai e casualmente mi ritrovai davanti al cinema di un mio prozio. Era appena passata l’ora di pranzo e lui stava schiacciando un pisolino: non mi vide entrare. Mi accomodai e vidi tutti e due i film di quel pomeriggio, erano con Maciste e Ursus, una sorta di supereroi di allora. Alla fine uscii dal cinema e quando arrivai sotto casa c’era un grande subbuglio, i miei disperati avevano chiamato i carabinieri. Quando mi vide mia madre mi chiese: “Dove sei stato?”. “Al cinema” dissi io candidamente. E da allora ebbi il permesso di uscire e andare al cinema quando ne avessi avuto voglia».

Andava tutti i giorni?
«Certo! E non ho più smesso: io ancora guardo un film al giorno. Tutti i giorni».

Si ritaglia un paio di ore quotidiane?
«Sì, ma è una cosa piuttosto casuale. Non accendo mai il televisore prima delle sette e mezza di sera. A quell’ora faccio il giochino della Ghigliottina (il gioco finale di “L’eredità”, ndr), con un bicchiere di vino, ceno, seguo il tg e poi mi vedo un film».

Qual è il suo preferito?
«“Nuovo Cinema Paradiso”, perché proprio come quel bambino anch’io stavo dietro la sala con Luigi, l’operatore che metteva le pellicole. I film che arrivavano a Bacoli (NA) erano di quinta, sesta visione e le pellicole si spezzavano facilmente, allora Luigi le incollava. Ricordo quell’odore un po’ acido della colla che usava per riparare le pellicole, ce l’ho ancora nel naso: mi è sempre piaciuto. Le racconto una cosa».

Prego.
«C’era un film che si chiamava “I magnifici sette” con Yul Brynner, Charles Bronson, Steve McQueen. Charles Bronson faceva un personaggio a cui ero affezionato ma alla fine del film moriva. Quindi io tornavo tutti i giorni al cinema, sperando che si salvasse. Sono un idiota, lo so… (ride)».

Piuttosto, un sognatore.
«Sì. E pure “sui generis”».

Cosa intende?
«Io vivo pensando di essere in un film. Ecco perché vado sempre in giro senza portafogli né documenti. Pensi che bello: un film lo organizzi, lo scrivi, sai come si conclude, e se vuoi lo puoi fare finire bene. La vita invece è un fiume che scorre secondo regole misteriose e non puoi prevedere niente».

Una cosa sì: le melanzane intanto sono pronte e saranno sicuramente strepitose. C’è da giurarci…

Seguici