Helen Mirren: «Conoscete Tiggiano? La mia casa è lì, in Puglia»

La grande attrice britannica parla del suo nuovo film. E ci spiega perché l’Italia l’ha stregata (e adottata)

9 Gennaio 2024 alle 08:25

Helen Mirren è una Dama d’Inghilterra (l’equivalente del nostro “Cavaliere”). Eppure mi dice: «Io mi sento di Tiggiano (LE), il paesino del Salento dove vivo molti mesi all’anno. Mi raccomando scriva il nome preciso, non metta solo la zona». Come la grande attrice britannica sia arrivata a Tiggiano ce lo spiegherà in questa intervista. Partiamo però dal suo ultimo film: il 4 gennaio esce “Wonder - White bird”, dove interpreta Sara, la nonna di un bullo a cui cambierà la vita raccontandogli la dolorosa storia della propria infanzia, quando era una giovane ragazza ebrea nella Francia occupata dai nazisti.

Signora Mirren, con “White bird” lei entra a far parte della saga di “Wonder”, che al cinema è cominciata sei anni fa col film omonimo in cui recitavano Julia Roberts e Owen Wilson, e in libreria ha venduto milioni di copie. Conosceva già la saga prima di recitare in questo film?
«In verità no, l’ho scoperta dopo. R.J. Palacio è una grande scrittrice e i suoi libri sono indirizzati a ragazzi tra i 10 e 18 anni, un’età in cui qualsiasi idea ed esperienza con cui si viene in contatto è incredibilmente importante. Per questo è bello farne parte».

Il suo personaggio è una nonna che ha un decisivo influsso benefico. Nel film dice: «Non dimenticare mai la gentilezza». Per lei che cos’è la gentilezza? E quanto è importante?
«La gentilezza per me è empatia, comprensione degli altri e di chi ci sta vicino. È semplicemente il desiderio di rendere agli altri la vita più facile. Perché c’è anche chi preferisce renderla più difficile. La gentilezza può essere piccola come una carezza o un sorriso, e grande come una vita di impegno o un aiuto finanziario. Ma i piccoli gesti di gentilezza quotidiani sono la cosa più importante: sono l’olio che fa girare l’ingranaggio delle relazioni umane».

Sono gesti di gentilezza anche quelli che lei ha fatto per difendere gli olivicoltori della Puglia? O monumenti come la torre Palane in Salento?
«Sì, è quello che tutti dovrebbero fare per la loro comunità. Forse suonerà come un luogo comune, ma del Sud Italia mi ha affascinato l’importanza che viene data alla famiglia e alla comunità. Questo senso di appartenenza mi ha contagiato. Sono orgogliosa di dire: “Io sono una tiggianese!”. Naturalmente non sono nata lì, ma mi piace partecipare alla vita di quel posto. Non voglio essere semplicemente una turista. Penso sia importante impegnarsi per qualcosa in cui si crede o di cui ci si sente parte».

In che modo?
«In Salento ho visto arrivare il flagello della Xylella (un batterio che colpisce e uccide le piante di olivo, ndr). Molte piante secolari sono minacciate. Cerco di sostenere gli olivicoltori locali, che spesso sono piccole realtà familiari che da sole non possono risolvere il problema: l’Unione Europea deve intervenire. Si possono fare molte cose. Si può ostacolare il contagio, si possono piantare varietà resistenti a questo parassita, e così via».

Ci toglie una curiosità? Perché ha scelto di vivere diversi mesi all’anno proprio in Salento?
«Io e mio marito cercavamo un angolo d’Italia dove stare immersi nella natura e dove non ci fossero stranieri. Volevamo essere gli unici stranieri del posto (ride)! In Salento abbiamo trovato più di quello che cercavamo: comprare una casa lì è stata una delle decisioni migliori della mia vita».

E l’incontro con Checco Zalone come è avvenuto? Avete recitato insieme in “La vacinada”, un esilarante video che sosteneva la campagna di vaccinazione durante la pandemia...
«La prima volta che ho visto Checco ero in aereo, in viaggio dall’America all’Italia. Volevo vedere un film italiano per esercitarmi con la lingua e, un po’ a caso, ho selezionato “Cado dalle nubi”. Non c’erano i sottotitoli e quindi non capivo quasi una parola, ma ho riso dall’inizio alla fine. Ho amato il film e il personaggio di Checco era irresistibile. Allora ho chiesto al mio amico regista Edoardo Winspeare se poteva farmelo conoscere. E così siamo diventati amici. Fare “La vacinada” con lui è stato molto divertente. Così come recitare per Paolo Virzì in “Ella & John - The leisure seeker”».

Lei segue il cinema italiano?
«Sì, mi piacciono i film sulla storia e la cultura italiana. Di recente ho adorato “Qui rido io”, il film di Mario Martone su Eduardo Scarpetta».

Posso concludere con un’altra curiosità? Lei ha vinto un Oscar quando era già famosa in tutto il mondo, nel 2007 per “The Queen”. Le ha cambiato la vita o no?
«La vita no, ma la carriera sì. Perché, anche se avevo già vinto molti premi, non c’è nulla di paragonabile all’Oscar. Da quel giorno in poi ti presentano come “l’attrice premio Oscar” e sì, sul lavoro aiuta. In quanto alla vita: la cerimonia è una meravigliosa, assurda, folle bolla. Per una notte tutto è una favola, tutto è perfetto. Poi la bolla scoppia e il giorno dopo sei di nuovo tu, nella vita reale».

Seguici