Sono passati ormai 30 anni dall'11 Giugno 1993, data - guarda caso la stessa scelta per la premiere di Jurassic World - della prima proiezione di uno dei film più conosciuti e amati da un'intera generazione: Jurassic Park.
Dopo i sequel Il mondo perduto - Jurassic Park (1997) e Jurassic Park III (2001), è il momento ideale per ricordare - o scoprire - questo grande film del passato. Con una sola certezza: guardare una zanzara, d'ora in poi, non sarà più la stessa cosa.
Fu tratto da un libro non ancora pubblicato
Jurassic Park rappresenta un caso più unico che raro nel rapporto cinema editoria. Il romanzo di Michael Crichton infatti, prima ancora di essere pubblicato, fu conteso fra alcune delle più importanti case di produzione americane: Fox, Warner, Columbia e Universal. A spuntarla fu proprio quest'ultima, preferita dallo scrittore per la scelta di affidare la regia a Steven Spielberg. La pre-produzione del film inoltre cominciò senza il manoscritto definitivo, con una sola bozza - in seguito ampiamente rimaneggiata - dell'autore.
Una nuova era per la computer grafica
Chi c'era ricorderà ancora la propria faccia ammutolita davanti allo schermo, chi no potrà sicuramente immaginarlo. Jurassic Park rappresentò una vera rivoluzione, una pietra miliare nel campo dell'utilizzo della computer grafica al cinema. Nulla sarebbe stato più lo stesso aprendo il campo a possibilità fino ad allora relegate quasi al campo della fantascienza. Più volte Peter Jackson ha raccontato di essersi ispirato al colossal di Spielberg nella ideazione e realizzazione della Trilogia de Il Signore degli Anelli, così come lo stesso George Lucas, dopo aver collaborato alla post produzione del film cominciò la realizzazione della sua Minaccia Fantasma. Casualità?
Una delle scene più magiche della storia del cinema
Si parla di dinosauri ma il primo che vediamo apparire sullo schermo si fa attendere ben 15 minuti. Un'attesa ripagata da una sequenza davvero intensa ed emozionante, tale da essere addirittura collocata dalla rivista Empire al 28° posto nella classifica delle scene più "magiche" della storia del cinema: l'incontro dei paleontologi Alan Grant ed Ellie Sattler con un Brachiosauro in carne ed ossa. Per realizzarlo si impiegò un misto di computer grafica e di animatronic. Il risultato, ancora oggi, fa venire la pelle d'oca.
La post produzione a George Lucas
Si racconta che alla fine delle riprese Spielberg fosse così contento e sicuro del risultato da lasciare montaggio e post-produzione interamente nelle mani dell'amico - e qui collaboratore - George Lucas, per spostarsi in Polonia a cominciare le riprese di Schlindler's List.
Costarica? No Hawaii
Nella fantasia di Crichton ad ospitare il Jurassic Park è un'isola al largo della Costarica, chiamata Isla Nublar. Ovviamente quest'isola non esiste e addirittura il film non è nemmeno girato nel paese del Centro America, ma alle solite - e splendide - Hawaii, in particolare nell'isola di Kauaii. Spielberg le scelse perché altrove temeva di non trovare le infrastrutture adeguate al trasporto della sua attrezzatura.
Dinosauri, con un po' di fantasia
Ricorderete certamente il temibile - e velocissimo - Velociraptor. Nella realtà non erano assolutamente come li descrive Spielberg, ma piuttosto simili a grossi e feroci polli con una lunga coda ricoperta di piume e i denti aguzzi. Un grosso stravolgimento che in parte si è cercato di ridurre in Jurassic Park III (nel 2001), ma che non toglie che per tutti, ormai, i Velociraptor siano dei grossi e muscolosi lucertoloni con nemmeno l'ombra di una piuma. Allo stesso modo un altro protagonista preistorico, il Dilofosauro - ricordate la specie di "drago" con cresta colorata che sputa veleno uccidendo il traditore Dennis Nerdy? - è frutto di un sostanzioso restiling di fantasia: non sputava veleno e non aveva nemmeno la cresca colorata.
L'indimenticabile T-Rex
Era - ed è - il vero protagonista. Per realizzarlo Spieberg e il suo team hanno usato un enorme "pupazzo" animatronic a grandezza naturale: era alto sei metri, lungo 12 e pesava circa 6 tonnellate. Il risultato fu così realistico e spettacolare da spingere Jack Horner, uno dei famosi paleontologi reclutati da Spielberg come consulenti durante le riprese - ad affermare che quello era sicuramente "la cosa più prossima a un dinosauro vivo mai vista".
L'unico problema? Aggiungendo le prime riprese sotto la pioggia ci si accorse che il rivestimento del T-Rex assorbiva l'acqua, diventando pesante e sbilaniciato. Il risultato? I tecnici passarono ore interminabili con spugne e asciugacapelli per non aggravare la situazione e nelle successive riprese venne usata una piattafomrma come ombrello per il gigantesco mostro.
La passione di Spielberg per il Triceratopo
l Triceratopo era il dinosauro preferito di Spielberg che lo scelse come protagonista di una delle scene più leggere ed emozionanti del film: il ritrovamento e il contatto ravvicinato del dottor Grant con una femmina malata.
Nello storyboard originale era inoltre prevista una divertente scena dei bambini che giocavano con un cucciolo di questo grande e mite dinosauro. Il modello venne costruito (il team degli effetti speciali ci lavorò per oltre un anno) ma alla fine non se ne fece nulla perché il regista preferì evitare il calo di tensione dello spettatore.
Effetti non così speciali
Dinosauri a grandezza naturale? Una bazzeccola. Uno degli effetti "speciali" più difficile da riprodurre per i tecnici fu la vibrazione dell'acqua nei bicchieri di plastica all'avvicinarsi del furioso Tirannosauro. L'idea venne allo stesso Spielberg osservando le vibrazioni dello specchietto retrovisore ai bassi dell'autoradio. La realizzazione fu però più complessa del previsto e risolta dal direttore degli effetti speciali il quale, casualmente, si accorse che pizzicare le corde di una chitarra produceva una vibrazione esattamente come quella cercata. La fortuna.
L'inseguimento del fuoristrada
Una delle scene che sicuramente tutti ricordano è quella del fuoristrada, resa davvero da pelle d'oca da un evento del tutto casuale. Il muso del T-Rex secondo il copione non avrebbe infatti dovuto sfondare il tetto della jeep. Quando accadde le urla e le espressioni di vero spavento dei due giovani attori furono perciò talmente veritiere da meritarsi un posto nella storia del cinema. Quando si dice: buona la prima!
Film del 2001 diretto da Joe Johnston, è il terzo capitolo della più celebre serie sui dinosauri iniziata con «Jurassic Park» e proseguita con «Jurassic Park - Il mondo perduto», entrambi tratti dai romanzi di Michael Crichton.