Il cantante che ha prestato la sua voce al granchio Sebastian, doppiandolo nella versione italiana
Siamo stati a Londra per un evento speciale: la prima europea del film live-action (la versione con attori in carne e ossa) del cartone Disney “The little mermaid” ovvero “La Sirenetta”, nelle sale il 24 maggio. La serata si è svolta al cinema Odeon Luxe di Leicester Square, piazza completamente trasformata in un set con un tappeto del colore del mare e della spiaggia e fondali di rocce che emergevano qua e là. Abbiamo visto sfilare il cast completo (leggete il report nelle pagine successive): Halle Bailey (Ariel), Jonah Hauer-King (il principe Eric), Javier Bardem come Re Tritone e Melissa McCarthy che veste i panni della cattiva Ursula.
E tra tutte le star spiccava Mahmood, che ha prestato la sua voce al granchio Sebastian, doppiandolo nella versione italiana. Sorrisi lo ha intervistato qualche ora prima, dopo essere arrivato da Liverpool dove ha cantato “Imagine” alla finale dell’Eurovision: «Sei ore di macchina, non proprio un viaggio breve». Iniziamo parlando del più e del meno e cadiamo subito su un tema “caldo”: le scene del film ambientate al mare sono state girate in Sardegna, terra in cui Alessandro Mahmoud ha trascorso molte estati, visto che la mamma è sarda di origine. «Abbiamo il mare più bello del mondo. L’hanno scoperto anche quelli della Disney!» commenta divertito.
Facciamo un passo indietro: come hai reagito alla proposta di questo ruolo per te inedito?
«La verità è che c’è stata un’audizione e io avevo fatto il provino per la parte cantata e subito dopo mi hanno fatto provare anche il parlato. Io non pensavo che la mia voce fosse adatta per il doppiaggio ma poi mi hanno scelto per entrambi».
Hai accettato senza esitazione?
«Ovvio che sì! Questo è il mio cartone preferito fin da quando ero bambino. Per me è stato molto emozionante aver avuto questa possibilità».
Come si è svolto il lavoro?
«Le tre settimane in cui ho doppiato cazoni è parlato sono state bellissime perché tutto il team mi ha insegnato tanto. La vera squadra si crea sul posto di lavoro e in quello studio c’era un’energia magica,un bel clima e tanta passione. Ho collaborato con gente a cui piace fare il proprio mestiere».
Queste tre settimane come erano organizzate?
«La prima ho cantato le canzoni di Sebastian (tra cui spicca “In fondo al mar”): non volendo distruggere i sogni di nessuno e nemmeno i miei da bambino bisognava stare molto fedeli all’originale. Quando c’era qualcosa di diverso abbiamo cercato di riportarlo in una versione più simile a quella che ci ha cresciuti».
Come è andata con il parlato?
«Mi ci sono dedicato le ultime due settimane. È stato molto impegnativo, i direttori del doppiaggio (Virginia Brancucci per il canto e Massimiliano Alto per il parlato, ndr) sono stati bravi, mi facevano subito capire come dovessi farlo».
Che consigli ti hanno dato?
«Ho imparato a dire le frasi seguendo le gestualità di Sebastian, trattando tutto come se fosse una musica,in modo che le parole seguissero i movimenti. Bisognava rispettare i tempi e ogni volta che si usciva dallo schema anche solo di un millisecondo si doveva ricominciare da capo».
La cosa più divertente di questo progetto?
«Risentirmi».
Prima mi raccontavi che questo è il tuo cartone preferito: si è avverato un sogno?
«Si, sembra un cerchio che va a chiudersi, come se dall’alto avessero detto “tu”. Io che faccio Sebastian a trent’anni vuol dire che non sono cambiato da quando ero bambino, ed è una cosa che mi fa felice».
Cosa ti piaceva di questa fiaba quando eri piccolo?
«Il mare, mia mamma è sarda, ogni estate da piccolo ero in Sardegna, il mio primo sport è stato nuoto e io sono sempre stato attaccato all’acqua. E poi cantavo tutta la colonna sonora seduto sopra gli scogli con i miei cugini Andrea, Marco, Danilo e Paola».
Che ne pensavi del granchio Sebastian?
«Simpatico, un po 'dispettoso. Di lui mi piace che è direttore d’orchestra quindi c’ è una connessione musicale tra di noi».
E i granchi veri invece ti stanno simpatici?
«Quando i miei cugini andavano con il retino a pescare i granchi al fiume, dietro la spiaggia, io li obbligavo a lasciarli poi andare liberi».
Per annunciare questo doppiaggio hai pubblicato un tuo ritratto al quinto compleanno, con una foto della Sirenetta cartone sul fondo.
«Era il 12 settembre 1997 ed ero in casa in Sardegna, eravamo ancora al mare. Di quel periodo ricordo che andavo ad Orosei a fare il bagno, mi isolavo, mi tuffavo sott’acqua e cercavo la città sotterranea di Atlantica, aprendo gli occhi e sentendoli bruciare forte con il sale. Io credevo esistesse e fosse vicino ad Orosei. Prendevo il materassino, arrivavo alla secca lontano e mi tuffavo alla ricerca del castello. Poi non lo trovavo, tornavo su e continuavo».
Altri cartoni preferiti?
«”Hercules”, “Lilo & Stitch”».
Ne conosci parti a memoria?
«Le parti dei folletti Pena e Panico in ”Hercules”, tutte le canzoni a memoria di ognuna di queste».
Ti capita di riguardare queste fiabe tuttora?
«Ultimamente meno ma se qualcuno mi propone un titolo lo rivedo molto volentieri».
Tua mamma è contenta?
«È molto divertita, non vede l’ora di vedere il film al cinema».
Parliamo un attimo dell’Eurovision: nella serata della finale hai cantato “Imagine” accompagnato dall’orchestra della Bbc. Emozione?
«La tensione è sempre uguale come quando si è in gara. Sono stato molto onorato di poter salire sul palco per fare questa performance e cantare l’inno di Liverpool a Liverpool: è veramente emozionante. Qualche minuto fa la Bbc ci ha rimandato una mail di congratulazioni per questa versione».
Ti riposerai un po’ ora?
«L’anno prossimo ci sarà un tour europeo, il mio terzo, che ho annunciato sul palco dell’Eurovision dove avevamo già comunicato il primo. Questo è il nostro trampolino di lancio per l’Europa. E poi sto scrivendo, sono in fase di chiusura disco».
Ci salutiamo, sto per uscire dalla camera in cui abbiamo fatto l'intervista e Mahmood si sofferma a riflettere sul “suo” granchio Sebastian: «Alla fine non è così dispettoso, dai: spera che i desideri di Ariel si avverino, è un brave crostaceo. Mi ci trovo in alcuni aspetti del carattere, è pungente con le sue chele ma alla fine ha il cuore d’oro. Come me».