Da "Ritorno al Futuro" a "The Walk", una panoramica sulla lunga carriera di Robert Zemeckis
Robert Zemeckis, un regista appassionato, a suo modo visionario e sperimentatore, affascinato principalmente dalla dimensione emozionale-immaginifica del Cinema.
Allievo di Spielberg (e co-sceneggiatore del suo "1941 - Allarme a Hollywood"), Zemeckis ha esordito sul grande schermo nei primi Anni Ottanta, trasformandosi in brevissimo tempo nel più grande sbancabotteghini di quel decennio, con film come "Ritorno al futuro" e "Chi ha incastrato Roger Rabbit", ma mantenendo sempre alta l'asticella anche nel decennio successivo con, per esempio, l'indimenticabile e inimitabile "Forrest Gump", da cui scaturì una lunga colaborazione con l'attore Tom Hanks.
Negli Anni Duemila è poi passato al cinema d'animazione, con l'esperimento "Polar Express" e il bellissimo "A Christmas Carol", per poi tornare nel mondo degli umani con "The Walk".
Ripercorriamo qui la sua carriera, con dieci film da non perdere.
All'inseguimento della pietra verde (1984)
Ormai dire "Robert Zemeckis" equivale ad affermare una certificazione di qualità per un film, ma nella prima metà degli Anni '80 erano in pochi a conoscere la caratteristiche di questo regista, che sino ad allora altro non era stato che un trent'enne buon allievo di Spielberg (per altro di soli sei anni più vecchio di lui) che aveva dato il suo meglio come co-sceneggiatore di «1941: Allarme a Hollywood». E invece il buon Zemeckis sorprese tutti, girando questo film in cui coesistono avventura e commedia (a tratti anche romantica) in una maniera che nulla a da invidiare a «I predatori dell'Arca perduta» del suo maestro. Il cast, seppur corto, è con il senno di poi stellare e la recitazione dei due protagonisti (Michael Douglas e Kathleen Turner) è brillante, tanto che con questo film diventò una delle coppie più amate degli Anni '80, tornando insieme nel sequel «Il gioiello del Nilo» e, successivamente, nell'indimenticabile «La guerra dei Roses». In questo film, l'avventura inizia quando Joan Wilder (interpretata da Kathleen Turner) si trova costretta a partire per la Colombia, munita di una cartina del tesoro e con l'intento di andare a salvare la sorella rapita; le cose si metteranno male, ma a salvarla (per puro caso), ci penserà Jack (ovviamente Michael Douglas)...
Ritorno al futuro I, II & III (1985, 1989 & 1990)
Tanto si è detto di questa trilogia -il cui primo episodio ha compiuto trent'anni dodici mesi fa- e affermare che è un film generazionale è a dir poco riduttivo, perché questo è uno di quei film che tutti hanno visto e molti hanno amato, di cui anche i detrattori riconoscono la grandezza e l'efficacia di alcune trovate, seppur semplici e per le masse. Siamo nel 1985 e Marty McFly (un indimenticabile Michael J. Fox) intraprenderà un viaggio nel passato, grazie alle modifiche apportate dal suo grande amico "Doc" (il solito perfetto e adorabile pazzoide Christopher Lloyd) a una DeLorean diventata ormai macchina di culto. Viaggerà indietro di trent'anni esatti, quando il suo amato rock era nella sua più alta espressione e i balli della scuola erano occasione per incontrare ragazze da portare via in macchina a guardare le stelle. Sfortunatamente, la ragazza in cui si imbatte Marty è sua madre, da ragazzina, che perderà la testa per lui. Film scritto con rigore, senza troppi fronzoli, i cui però tutto torna e il risultato è ottimo. Campione di incassi e film che guarda al passato un po' moralista degli Anni '50 con un pizzico di sagace e perbenista nostalgia, il primo episodio resta il migliore dei tre, anche se il secoondo (del 1989) è altrettanto piacevole (in questo caso il viaggio nel tempo è nell'allora futuro del 2015). Il numero III, girato in contemporanea con il secondo è il più debole, ma rimane comunque piuttosto divertente, se non paragonato agli altri due.
Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988)
Forse il più bel film di Robert Zemeckis per inventiva, trovate comiche e tecnica cinematografica (non a caso vinse tre Oscar: montaggio, effetti speciali e effetti speciali sonori). Ci troviamo a Los Angeles, nel 1947, nei pressi di Cartoonia, il ghetto in cui vivono -e lavorano, come fossero esseri umani, con l'unica differenza di essere disegnati- tutti i personaggi del Cinema d'animazione di Hollywood (qualcuno, per questo, ha anche letto nel film una critica alla condizione dei gitani); il detective Eddie Valiant (Bob Hoskins, umano depresso e ubriacone, ha il compito di scoprire se sono fondate le voci che vogliono la bella e prosperosa Jessica Rabbit fedifraga nei confronti del povero marito Roger, un imprevedibile cartoon con le sembianze di un coniglio e la voglia di scherzare inscritta nel DNA. Ma Cartoonia, a dispetto di quel che appare nei film interpretati dai suoi abitanti, non è un luogo tutto rose e fiori, anzi, è focina di sotterfugi, ricatti e giri loschi di danaro, soprattutto per via dello spietato Giudice Morton (Christopher Lloyd), che si è guadagnato la carica istituzionale a suon di voti di scambio e, ora, vuole "mettere la mani su tutta Cartoonia". Film stupendo, che basandosi su una trama noir, con una bellissima colonna sonora, è in realtà un viaggio nella storia del Cinema pieno di citazioni e personaggi assurdi, capace di far ridere grandi e piccini (come il cortometraggio con cui si apre il film, che da solo varrebbe il prezzo del biglietto). La coesistenza di attori umani e personaggi animati sullo schermo non era già più una novità assoluta nel 1988, ma qui per la prima volta diventa indispensabile alla narrazione, e la resa visiva è perfetta.
La morte ti fa bella (1990)
Black Comedy o, se preferite, una commedia satirica con forti cenni macabri, in cui due amiche-nemiche in continua competizione si scambiano reciproci scherzetti e dispettucci di dubbia moralità (come ad esempio rubarsi il fidanzato); una delle due (Goldie Hawn) è una scrittrice, l'altra (Meryl Streep) un'attrice mediocre con l'ossessione per l'aspetto fisico. Dopo il furto del fidanzato (che è un chirurgo ed è interpretato da Bruce Willis), le due si ritrovano sette anni dopo, finendo per acquistare da una fattucchiera (Isabella Rossellini) un siero di vita eterna, che dovrebbe garantire anche bellezza e giovinezza interminata. La due signore perdono il controllo della situazione e della loro battaglia, la quale diventa una guerra senza esclusione di colpi che rovinerà i loro corpi e le costringerà ad allearsi (non vi dico altro, se non che ad andarci di mezzo sarà proprio il povero Bruce Willis). Film-fumetto per il modo in cui sono presentati e agiscono i personaggi, che naturalmente va ben oltre al concetto di possibile e impossibile, ma che riesce a farci credere a quel mondo un po' grottesco e macabro, in cui le esagerazioni faranno impazzire gli amanti di questo particolare genere.
Forrest Gump (1994)
Sei Oscar all'attivo (con dieci nomination totali ricevute), tra cui miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura e miglior attore protagonista (e fu il secondo di fila per Tom Hanks, dopo quello vinto per «Philadelphia»). Un film che, secondo i dati in mio possesso, l'ottanta per cento delle persone nate in Occidente tra il 1980 e il 1999 ha visto almeno cinque volte; del resto è proprio questo il più grande pregio di Robert Zemeckis (ancor più di Spielberg per certi versi), di riuscire a creare film universali e godibili, con quel tocco di fantasia e leggera assurdità che riesce a far sognare lo spettatore di fronte allo spettacolo di un Cinema onesto, che non smette mai di affascinare con le sue trame e la sua bambinesca ironia. Con «Forrest Gump» riviviamo la Storia d'America del secondo Novecento attraverso gli occhi e le incredibili vicende di un bambino (poi ragazzo, poi uomo) ingenuo e lievemente lento nella comprensione, che passa dall'essere lo scemo del villaggio per i bulletti che gli tirano i sassi sulla strada di casa, a confrontarsi inconsapevolmente con i grandi momenti del suo tempo. Una commedia fuori da ogni schema, con lacrima obbligatoria nel finale.
Cast Away (2000)
Cosa ti porteresti se dovessi andare su un'isola deserta? Domanda classica da quiz sulla personalità che prima o poi a tutti è stata rivolta, ma alla quale l'impiegato della Fedex Chuck Noland non ha potuto dar seguito, perché in questo «Cast Away», sull'isola deserta ci finisce senza preavviso, a causa di un incidente aereo a cui sopravvive mentre si recava per lavoro in Malesia. Dovrà imparare ad accendere un fuoco, a procacciarsi il cibo e farà amicizia con un pallone da pallavolo Wilson, comprendendo che la solitudine è davvero il peggiore dei mali. Ma qualcuno lo sta cercando, oppure lo danno per morto? Quanto dovrà (o potrà) durare la sua permanenza sull'isola? Tom Hanks nel, ruolo del protagonista assoluto (e quasi unico) e con venti chili di meno nelle sequenza da naufrago, fu candidato all'Oscar nel 2001 (anche se poi vinse Russel Crowe). Ma i film non è solo l'isola deserta, anzi, quel che succede prima e dopo l'isola nel "mondo reale" è forse la parte più interessante del film.
Polar Express (2004)
Ancora una volta Robert Zemeckis si improvvisa sperimetatore radicale e curioso, provando a realizzare questo film ambizioso girato interamente con la tecnologia dell'animazione digitalizzata basata su riprese in live action, ovvero un film di animazione, in cui i volti dei personaggi sono animati attraverso l'aiuto e la recitazione di attori reali (in questo caso Tom Hanks e altri, tra cui si segnala il buon Steven Tyler, già frontman degli Aerosmith). La trama prende origine dal racconto illustrato di Chris Van Allsburg, di cui protagonista è un bambino che non crede all'esistenza di Babbo Natale; poco prima della mezzanotte tra 24 e 25 dicembre, però, lo scettico bambino viene invitato a salire su un treno che lo porterà lontano, proprio nel'abitazione del vecchio barbuto dal vestito rosso a cui egli non credeva. Incontrerà molti personaggi in questo viaggio, una favola morale sul bisogno di sognare e di credere, ogni tanto, anche a qualcosa che sembra davvero impossibile (soprattutto da bambini).
A Christmas Carol (2009)
Altro tentativo (il terzo in totale), dopo cinque anni da «Polar Express», con la motion capture. Ma questa volta l'esperimento va ben oltre l'immagine (anche se da questo punto di vista il risutato è eccellente), perché il racconto su cui si basa è il primo dei 5 Racconti di Natale di Charles Dickens, impreziosito, come se non bastasse, da riflessioni psicologiche sulla malvagità e sulla Londra industriale in cui è ambientata la vicenda. Non un prodotto per bambini (a dispetto del titolo e dell'ambientazione natalizia), in cui Jim Carrey interpreta ben otto diversi personaggi, dimostrandosi come al solito straripante. Si tratta della storia di un vecchio e spilorcio uomo ottocentesco che ha la fortuna (o sfortuna?) di essere avvicinato da tre spiriti: il primo gli mostra un Natale passato, il secondo quello presente, e il terzo un Natale futuro, un Natale in cui egli sarà morto. Nel cast anche Colin Firth, Gary Oldman e il compianto Bob Hoskins.
Flight (2012)
Ultimamente si parla molto (giustamente) di «Sully», l'ultimo bel film di Clint Eastwood che ci racconta di quel pilota che salvò i suoi passegeri eseguendo un amaraggio sul fiume Hudson nel 2009. Non tutti sanno, però che tre anni dopo -probabilmente prendendo spunto proprio da quell'incidente e da alcune sue conseguenze- Zemeckis aveva girato questo «Flight», suo primo film non di animazione dopo dodici anni da «Cast Away». Protagonista è Denzel Washington, nei panni del pilota Whip Whitaker, amante dell'acol e della cocaina che dopo una serata di bagordi in compagnia dell'assistente di volo ispanica, si imbarca su un volo per Atlanta (che deve guidare lui). Ci saranno delle complicazioni (prima una turbolenza, poi un'avaria), ma nonostante le pessime condizioni fisiche, il nostro si comporterà piuttosto bene, con un atterraggio di emergenza che, dopo aver tagliato un campanile con un'ala, porta novantotto passeggeri su centodue in salvo. Ora, la domanda del film diventa: ma il il pilota in colpevole stato di ebrezza, ha salvato le novantotto persone che sono sopravvissute, o ha ucciso le altre quattro? Interessante suggestione.
The Walk (2015)
Spettacolare film, con cui Zemeckis torna a stupire e a emozionare lo spettatore, trasformandolo in un bambino che entra per la prima volta in un cinema. Si tratta di una storia vera, seppur leggermente romanzata e con qualche accorgimento non aderente alla realtà, ma al servizio dello spettacolo (come ad esempio l'escamotage per far parlare i personaggi in inglese, pur essendo il protagonista notoriamente di lingua francese). L'avventura è quella di Philippe Petit (Joseph Gordon-Levitt), quel matto funambolo che nel 1974 compì la più grande impresa della propria vita camminando su un filo teso tra le due Twin Towers di New York. Ma al di là della mezz'ora finale in cui l'adrenalina è ai massimi livelli (cioè quando siamo lassù insieme a Philippe per accompagnarlo nella traversata), il film inizia ben prima, perché realizzare quella folle impresa, naturalmente, è illegale, quindi il funambolo e il suo staff si dovranno travestire da operai per andare sui tetti a fare i loro irrinunciabili sopralluoghi e tutto il resto, proprio come se dovessero preparare una rapina. Molto bello, sconsigliato ai deboli di cuore, ma davvero da non perdere per tutti gli altri (possibilmente cercate di recuperarlo su un grande schermo).