Da Gone Girl a Se7en, dieci pellicole imperdibili in cui la tensione e i pericoli si intersecano con la complicata psiche dei personaggi

Se nel thriller classico la tensione è data da quello che succede nella realtà e dalla situazione di pericolo e precarietà in cui i protagonisti finiscono a causa degli eventi, nel thriller psicologico, tutto questo ha luogo all'interno della mente dei personaggi.
A volte, come in Memento di Christopher Nolan, c'è un problema psichico alla base che complica la vita del malcapitato di turno, il quale dovrà essere in grado di muoversi tra bugie, falsi amici ed eventi da interpretare.
Altre volte è la stessa lotta tra protagonista e antagonista a essere costituita da giochetti psicologici con cui i due si sfidano a colpi di fioretto, sperando di agguantare la vittoria finale sull'altro. E' il caso, per esempio, di Kevin Spacey e Brad Pitt in Seven, ma anche di Insomnia, sempre di Nolan (grande amante del genere).
Abbiamo scelto per voi 10 film psicologici che, state sicuri, vi faranno scervellare e vi terranno inchiodati alla poltrona.

Memento, Christopher Nolan (2000)
Secondo lungometraggio per Christopher Nolan e che insieme a Fight Club, per alcuni, rappresenta il passaggio dal Cinema degli Anni '90 a quello degli Anni 2000. Tratto dal soggetto-racconto del fratello Jonathan, il regista e sceneggiatore di Interstellar e Inception mette in scena la tragica esistenza di Leonard (un buon Guy Pearce), giovane uomo affetto da un'amnesia anterograda che, in seguito alla violenta uccisione della moglie, non è più in grado di immagazzinare ricordi di eventi recenti, trovando la sua memoria ri-azzerata ogni quindici-venti minuti. Attraverso una serie di bigliettini, indizi e tatuaggi autoprodotti, andrà a caccia del killer dell'amata, ma di chi si potrà fidare lo "smemorato" (così lo chiamano ironicamente alcuni suoi concittadini)? Forse qualcuno sta cercando di usare il suo desiderio di vendetta per interessi personali? Doppia candidatura all'Oscar (Sceneggiatura e Montaggio), film da non perdere se amate Nolan, ma è di quelli che piacerà anche a chi non lo adora.

L'uomo senza sonno, Brad Anderson (2004)
Nel 2004 Christian Bale è già un attore affermato per gli addetti ai lavori, ma con questo lavoro radicalmente stanislavskijano la sua carriera prende il volo. Per interpretare l'operaio insonne Trevor Rezkin, Bale perse infatti 25 chilogrammi, arrivando a pesare solo 54 chili, non senza gravi rischi per la sua salute di maschio piacente e muscoloso; il risultato è un personaggio quasi cadaverico, che si aggira come un fantasma per la sua città e si trascina stancamente durante le ore lavorative. Qual è il suo problema? Risposta tanto semplice quanto allucinante: non dorme da un anno. Sembra quindi ovvio che la percezione della realtà del povero macchinista sia alterata e che la sua vita prenda direzioni volute dal suo subconscio, ma di cui probabilmente Trevor non è del tutto consapevole. Assolutamente inquietante, film per cui lo spoiling dovrebbe essere punito con il carcere.

Prisoners, Denis Villeneuve (2013)
Il bravo Villeneuve - apprezzatissimo il mese scorso per il suo ultimo Arrival al Festival di Venezia - è avvezzo a un particolare sottogenere del thriller psicologico, in cui pone i suoi personaggi davanti a scelte morali complicatissime, di fronte alla quali i suoi personaggi devono comprendere se stessi nella profondità del loro animo, vedendo emergere in loro instinti e passioni che probabilmente non sapevano nemmeno di essere in grado di provare. E' quello che avviene a Keller Dover (Hugh Jackman), padre di famiglia della periferia nordica degli Stati Uniti (siamo in Pennsylvania), che si trova con figlia e inseparabile amichetta rapite nel giorno del Ringraziamento. Farà davvero di tutto pur di ritrovarle. Ci saranno dei sospettati, ci sarà un colpevole (che si scopre alla fine), ma anche un poliziotto tutt'altro che stupido (Jake Gyllenhall) e un amico (Terrence Howard) che proverà a far ragionare il papà disperato (questo amico è anche il padre dell'altra ragazzina scomparsa). Le premesse potrebbero sembrare quelle di un film d'azione e vendetta in stile Commando o Taken, ma vi assicuriamo che è tutta un'altra cosa.

Il sesto senso, Manoj Night Shyamalan (1999)
I seicento milioni di dollari incassati fanno de Il sesto senso uno dei thriller-horror più remunerativi di sempre, ma non è questa la sola cosa importante del film, perché il regista indiano Shyamalan riesce nell'impresa di inventare un nuovo filone cinematografico particolare che, pur avendo nella tensione il suo obiettivo principale, si situa sul sottile confine tra psicologia e parapsicologia. La storia è quella di Cole (Haley Joel Osment) e Malcom (Bruce Willis), bambino visionario e sociopatico il primo (questo è il film del famoso adagio "vedo la gente morta"), e psicologo delle menti infantili il secondo, due maschietti che si aiuteranno a vicenda a sopportare le rispettive vite: Malcom dando a Cole una collocazione razionale per le sue visioni, Cole dando a Malcom un nuovo obiettivo da raggiungere per riscattarsi come uomo e come professionista. Finale a sorpresa, bambino tra i più inquitanti dell'intera storia del cinema grazie all'interpretazione del giovane e perfetto Osment. Sette Nomination all'Oscar (tantissime per un film di genere), nessuna vinta.

Il cigno nero, Darren Aronofsky (2010)
Dopo il Leone d'Oro vinto per The Wrestler, Aronofsky se ne esce con un film sul mondo del ballo e dei balletti, ma mostrandone il lato crudo, quello delle lotte dietro le quinte dei protagonisti, dei piedi martoriati dalle scarpette e delle scie di sangue che il duro lavoro lascia sulla pelle (e i vestiti) dei danzatori di professione. La compagnia gira intorno al diabolico regista (Vincent Cassel), che agisce da padre-padrone durante le prove e gioca con le vite delle sue giovani ballerine, fuori e dentro il set. Ma la guerra vera e propria ha come protagoniste le due bellissime Mila Kunis e Natalie Portman (Premio Marcello Mastroianni per la prima a Venezia, Oscar pochi mesi dopo per la seconda), che si devono contendere il ruolo di prima ballerina nella rappresentazione de Il cigno nero. Tensione psicologica altissima, alla presenza dei classici temi del doppio e con alcuni evidenti richiami al cinema di Alfred Hitchcock (quindi anche dell'allievo De Palma) e Roman Polanski.

Shutter Island, Martin Scorsese (2010)
Dopo tre anni dai quattro Oscar portati a casa per The Departed, Martin Scorsese si ripresenta al grande pubblico al fianco del suo amato Leonardo DiCaprio, con un film tratto da un romanzo di Dennis Lehane (quello che scrisse anche Mystic River e La casa buia, libro che ha ispirato Gone, Baby Gone di Ben Affleck) dichiaratamente finalizzato all'incasso, ma che nonostante questo è girato perfettamente e dimostra come Scorsese sia a suo agio anche con un thriller psicologico fatto di colpi di scena, non-detti e dettagli disseminati in tutto il film per la soluzione finale del rebus. Siamo negli Anni '50 e i due agenti Edward Daniels (Leonardo DiCaprio) e Chuck Aule (Mark Ruffalo) vengono inviati sull'isola di Shutter -che ospita un terribile ospedale psichiatrico- per investigare sulla scomparsa di una ragazza che sembra si sia volatilizzata. Ma sarà poi vero che su quell'isola sono tutti matti? Non è che qualcuno sta cercando di incastrare il detective Daniels? E come si spiegano tutte le piccole incongruenze che emergono dalle indagini?

Strade perdute, David Lynch (1997)
Quattro anni prima di Mulholland Drive (recentemente definito da alcuni critici come il film più importante dal Duemila ad oggi) quel mattacchione di Lynch fa le prove generali con questo Strade perdute, in cui due storie si sovrappongono e si intersecano. Tutto inizia con una serie di videocassette recapitate da un 'uomo misterioso' a casa degli sposini Fred (Bill Pullman) e Renee (Patricia Arquette); i due, sentendosi spiati ed essendo preoccupati, denunciano il fatto alla polizia, ma un'ulteriore VHS, farà scoprire all'uomo che la moglie lo sta tradendo. La vicenda sfocerà in omicidio passionale (o femminicidio, come più correttamente si direbbe oggi), ma da quando Fred finisce in carcere, inizieranno a succedere delle cose davvero incomprensibili per la razionalità umana. Realtà e sogno si sovrappongono fino all'indistinguibile, le persone si sdoppiano all'interno di due trame apparentemente slegate tra loro, ma grazie agli indizi, ai volti dei personaggi, e alla magistrale sceneggiatura, il rompicapo sarà più chiaro alla fine del film. Centotrentacinque minuti di adrenalina e tachicardia, per un film che è fondamentalmente un noir nel suo dipanarsi, ma che è intriso di tematiche e immaginari surreali, come è tipico del regista del Montana.

Gone Girl, David Fincher (2014)
Nick (Ben Affleck) è un quasi-quarantenne sposato con Amy (Rosamund Pike), ragazza che aveva conosciuto a New York anni prima (quando erano giovani, belli e simpatici) e con cui si è poi trasferito nel Missouri per vivere una nuova vita insieme. Un bel giorno, dopo una passeggiata in città, Nick torna a casa e, suo malgrado, deve fare i conti con una realtà nuova: la moglie è scomparsa. Rapita? Scappata? Uccisa? Uccisa dallo stesso Nick? A questo punto il thriller-drama può avere inizio, con un Ben Affleck perfetto per la parte e un Fincher bravo ed astuto a guidarci e depistarci nei vari dubbi che emergono mano a mano che si approfondiscono i piccoli segreti della coppia. La verità la scopriremo, ma non sarà questa a segnare la fine del film, anzi, aprirà nuove porte e nuovi scenari (non proprio rassicuranti) con cui il povero Nick dovrà, di nuovo, fare i conti. Inevitabile Nomination all'Oscar per Rosamund Pike come Miglior Attrice Protagonista, anche se poi vinse l'imbattibile Julianne Moore per Still Alice.

Mystic River, Clint Eastwood (2003)
Poteva forse mancare Clint Eastwood? Ovviamente no, anche perché in questo caso stiamo parlando di quello che è probabilmente il suo miglior film da regista di sempre (si gioca il primato con Gli spietati), tratto dall'altrettanto bel romanzo La morte non dimentica, di Dennis Lehane. Come in The Sleepers, la storia inizia quando i protagonisti sono bambini (nel 1975) e giocano a palla nel loro quartiere malfamato (questa volta però siamo a Boston, non a New York), per poi riprendere ai giorni nostri e mostrarci come le conseguenze dei fatti avvenuti quasi trent'anni prima, turbino ancora le vite degli ex-bambini e anche ex-amici Jimmy (Sean Penn), Dave (Tim Robbins) e Sean (Kevin Bacon). Senza stare a sottolineare la qualità del cast (l'aggettivo 'stratosferico' mi pare sufficiente) diremo solo che la figlia di Jimmy verrà uccisa in modo brutale, Sean è il poliziotto che segue le indagini e Dave è quello che la notte dell'omicidio è tornato a casa con la camicia piena di sangue. Presentato al Festival di Cannes, venne nominato a sei premi Oscar, vincendone "solo" due, grazie al protagonista Sean Penn e al non-protagonista Tim Robbins.

Seven, David Fincher (1995)
Seven, a volte scritto Se7en, significa sette, come i sette peccati capitali. Il vecchio detective Somerset (Morgan Freeman) è alle porte della pensione, mentre il giovane collega Mills (Brad Pitt) è appena arrivato in città per entrare a far parte della squadra omicidi: primo caso per l'uno, ultimo per l'altro. L'omicida, seriale, è un pazzo totale con le sembianze di un Kevin Spacey più che da Oscar -anche se non venne nemmeno nominato, forse per il minutaggio molto contenuto- che ha deciso di ripulire il mondo dai peccatori uccidendoli nei modi più assurdi, prendendo spunto dai racconti infernali di Dante Alighieri. Sulle sue tracce i due detective e le loro vite, in un lento e angosciante crescendo di buio e pioggia (nel film piove sempre, tranne nell'ultima sequenza) che ci guida attraverso le indagini, fino al bellissimo finale, in cui Spacey e Pitt danno il meglio come attori, ma in cui tutta la trama si chiarisce tremendamente (venti minuti di Cinema di quelli che non si possono dimenticare).