25 settembre 2015, Michael Douglas, classe 1944, compie 71 anni. Traguardo importante per lui - ma ricordiamoci che suo padre Kirk a dicembre 2016 ne compirà cento - soprattutto considerando lo spavento che ci aveva fatto prendere nel 2010 durante l'intervista al David Letterman Show, quando dichiarò senza fare troppi complimenti quell'ormai famigerato I have a cancer. Tutto superato, fortunatamente: Michael, bontà sua, vive e lotta ancora insieme a noi.
Faccia inconfondibile, di quelle che si amano o si odiano (noi lo adoriamo) e carriera impeccabile: dalla televisione al Cinema, da promettente figlio d'arte a interprete e produttore di fama mondiale, un attore che sa essere buono e vittima, ma che ha reso ancora meglio da cattivo e carnefice. Due Premi Oscar all'attivo, quattro Golden Globe, un Premio Bafta e un Emmy per il Cinema, ma anche una nomina quale 'Messaggero di Pace' ricevuta direttamente dall'allora Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan (era il 1998).
Prodotto tipicamente Hollywoodiano anche lontano dal grande schermo, tra matrimoni e tradimenti, dipendenze, attivismo politico, il signor Douglas appartiene a pieno titolo alla Storia del Cinema, per essere stato uno dei protagonisti di maggior rilievo nei passaggi chiave che trasformarono il Cinema degli anni '70 in quello degli anni '80 e, successivamente, nei prolifici e tanto discussi anni '90.
Ripercorriamo brevemente i circa quarant'anni della sua carriera, segnalandovi dieci film indispensabili che, se non avete visto, dovreste assolutamente recuperare.
Qualcuno volò sul nido del cuculo (Miloš Forman, 1975)
Giustamente, qualcuno di voi potrebbe dire che non ricorda di aver visto Michael Douglas in questo film, e in effetti avrebbe ragione; ma il caro Michael Douglas ha il merito di esserne stato - a trent'anni - il lungimirante produttore, tanto è vero che l'Oscar come Miglior Film (preso nel 1976) se lo portò a casa proprio lui, insieme al collega Saul Zaentz. Nicholson e Forman si accontentarono di tenersi quello come Miglior Attore e Miglior Regista.
All'inseguimento della pietra verde (Robert Zemekis, 1984)
Dopo essere diventato un volto noto della TV grazie alla serie Le strade di San Francisco - in onda dal '72 al '77 - e aver recitato per il cinema in Come Profondo e Sindrome cinese (belli tutti e due), Douglas incontra il genio di Zemeckis e la bellezza (allora) clamorosa di Katleen Turner. All'inseguimento della pietra verde è un'originale commediaromantica, d'avventura e inseguimenti, che scimmiottando e sfruttando l'ondata di Indiana Jones sbancò i botteghini (infatti ebbe presto un seguito, datato 1985).
Attrazione fatale (Adrian Lyne, 1987)
Ritorno di Adrian Lane l'anno immediatamente successivo al film-scandalo 9 settimane e ½; thrillerone squisitamente anni '80 che praticamente inaugura un genere in cui, in tempi non sospetti, la lotta tra sessi assume le pieghe inquietanti dello stalking estremo (A letto con il nemico arrivò quattro anni più tardi). Sei nomination all'Oscar, nessuno vinto. Glenn Close completamente fuori di sé.
Wall Street (Oliver Stone, 1987)
Probabilmente il film più importante della decade, con un Michael Douglas in stato di grazia che non solo interpreta un personaggio (l'avido speculatore finanziario Gordon Gekko), ma lo trasforma in un'icona immortale. Migliore Attore protagonista agli Oscar, lasciandosi alle spalle quattro signori che si chiamano rispettivamente Marcello Mastroianni, Jack Nicholson, Robin Williams e William Hurt. Giù il cappello.
La guerra dei Roses (Danny DeVito, 1987)
Intelligente e divertente commedia nera ancora attualissima sul tema del divorzio; torna per la terza volta la coppia Douglas-Turner (dopo il furbetto seguito della Pietra Verde), ma questa volta saranno dolori per tutti e due, nel senso che se le danno di santa ragione. Ottima regia di Danny DeVito (anche attore nei panni dell'avvocato-narratore), che purtroppo non si ripeterà mai più a questi livelli. Indimenticabile.
Basic Instinct (Paul Verhoeven, 1992)
Tensione e sensualità, ancora una volta. In questa caso l'attrice al suo fianco è Sharon Stone, allora donna più bella del mondo. Michael non sfigura al suo fianco, contribuendo a regalarci uno dei thriller che hanno segnato gli anni '90. Se rivedendolo bisogna ammettere che il film è invecchiato abbastanza male, rappresenta sicuramente il punto più alto della carriera di Douglas, per lo meno dal punto di vista della notorietà: da qua in poi siamo ben al di sopra del concetto di Superstar.
Rivelazioni (Barry Levinson, 1994)
Sulla scia del successo di Basic Instinct (nel frattempo Douglas aveva girato il decisamente carino Un giorno di ordinaria follia), Barry Levinson ingaggia il nostro attore preferito per stare al fianco di Demi Moore. La sceneggiatura è di Michael Crichton (quello di Jurassic Park, il quale conobbe Douglas quasi vent'anni prima sul set di Coma Profondo). Risultato inferiore per i botteghini rispetto alle previsioni, ma film obbligatorio e da rivedere (anche se gli ultimi venti minuti oggi suonano un po' vetusti).
The Game (David Fincher, 1997)
Ormai Michael Douglas fa quello che vuole: dopo la commedia romantica Presidente ?" Una storia d'amore lo vediamo con barba e capelli lunghi al fianco di Val Kilmer in Spiriti nelle tenebre. Chiamato da Fincher, inserisce il pilota automatico ed esegue impeccabilmente la parte da protagonista di The Game, in cui Sean Penn è suo fratello minore. Azione-thriller con un Fincher giocherellone, sconsigliato ai fobici e a chi ha paura di clown e marionette. Un ottimo punto d'incontro tra ?Atto di forza? e The Truman Show.
Delitto Perfetto (Andrew Davis, 1998)
Remake dell'originale film di Hitchckock con Grace Kelly (con qualche differenza, ma sostanzialmente la traccia è la stessa). La sensazione è che nessuno al mondo sarebbe più adatto di Michael Douglas per la parte: perfetto per carisma, coefficiente di pericolosità e cinismo. Se non avete visto l'originale e non avete paura dei ladri, il film è anche avvincente e molto godibile.
Traffic (Steven Soderbergh, 2000)
Film corale ambientato tra Washington, San Diego e il Messico, con un Michael Douglas capo dell'antidroga con figlia tossicodipendente. Fu un film-caso ai tempi per l'ottima sceneggiatura (Oscar per Stephen Gaghan), la regia astuta di Soderbergh (Oscar anche per lui) e l'interpretazione magistrale di Benicio Del Toro (Oscar come Miglior attore non protagonista).
I due attori stanno per vivere sul set una piccola “riunione di famiglia”: la Turner, infatti, reciterà nella prossima stagione di “Il metodo Kominsky”, serie tv di Netflix di cui Douglas è protagonista