In «La truffa dei Logan» di Steven Soderbergh, nelle sale italiane dal 10 maggio, Daniel Craig è l’ossigenato dinamitardo Joe Bang, reclutato dai fratelli Logan - Channing Tatum, Adam Driver e Riley Keough - per un’amatoriale rapina a sei zeri durante la leggendaria gara automobilistica Coca Cola 600.
Un ruolo inconsueto per l'attore, che siamo abituati a vedere calato in personaggi altamente testosteronici ed eleganti, come quello di James Bond nella saga di Ian Fleming a cui dà il volto ormai da più di dieci anni («Casino Royale» è del 2007). «Munich», «The Pusher», la trilogia «Millennium» sono solo altri titoli della sua filmografia, a riprova di come la commedia sembrava dovesse rimanere lontana dalla sua carriera.
Invece, come è stato per molti altri attori prima di lui, "relegati" a un genere o a una tipologia di personaggio particolare da Hollywood - e dunque dal pubblico - anche lui è riuscito a svincolarsi, cimentandosi in un ruolo totalmente inaspettato con ottimi risultati, nonché uno motivi principali per cui «La truffa dei Logan» è un film assolutamente da non perdere al cinema.
Nella gallery altri attori che ci hanno stupito con un ruolo inaspettato, da Brad Pitt a Javier Bardem, passando per Tom Cruise.
Daniel Craig in «La truffa dei Logan»
Sguardo di ghiaccio, tatuaggi e capello ossigenato: Joe Bang (Daniel Craig) sembra un totale svitato, ma è un grande esperto di chimica, che usa per fabbricare esplosivi letali. In «La truffa dei Logan», il nuovo film di Steven Soderbergh («Ocean’s Eleven»), è il personaggio in assoluto più folle, anche se sia Adam Driver sia Channing Tatum vi sapranno regalare perle di puro intrattenimento.
Brad Pitt in «Burn After Reading»
Brad Pitt nel film dei fratelli Coen è un idiota indimenticabile. Con il chewing-gum perennemente tra le fauci, si stupisce pensando assurdità che solo lui trova geniali. Lo stereotipo è quello del "tutto muscoli, niente cervello", ma il fatto che sia lui a interpretarlo - così com’è stato per Chris Hemsworth-Thor nel ruolo della ‘fu’ segretaria Janine in «Ghostbusters» - rende tutto molto più paradossale e quindi divertente.
Javier Bardem in «Non è un paese per vecchi»
Il film che ha portato l’attore spagnolo sotto i riflettori mondiali è il thriller dei fratelli Coen ispirato al romanzo di Cormac McCarthy. Il personaggio del folle Anton Chigurh, con tanto di caschetto imbarazzante ed estintore alla mano, è diventato uno dei cattivi più amati di sempre proprio grazie all’interpretazione di Bardem, che fino ad allora era stato utilizzato perlopiù in ruoli altamente drammatici (come in «Mare Dentro»). Altri suoi due cattivi d'annata sono Raoul Silva in «Skyfall» e Salazar in «Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar».
Tom Cruise in «Tropic Thunder»
Uno dei tanti motivi per cui «Tropic Thunder» è un film imperdibile, è il personaggio di Les Grossman: un insopportabile, cinico e Diet Coke-dipendente produttore cinematografico che si rifiuta di accettare ricatti nonostante l'attore principale del suo colossal bellico - Ben Stiller - sia stato rapito in Vietnam. La ragione per cui il personaggio di Les Grossman è diventato così famoso, è che a interpretarlo troviamo un irriconoscibile Tom Cruise, con tanto di stempiatura e pancetta.
Charlize Theron in «Monster»
A Charlize Theron non sono mai piaciuti i ruoli femminili tradizionali: dalla Furiosa di «Mad Max: Fury Road» all'algida regina Ravenna di «Biancaneve e il cacciatore», ci ha regalato nel tempo una gallery variegata di personaggi inconsueti e trasformazioni radicali. In tal senso la sua interpretazione di Aileen Wuornos, prostituta condannata a morte e giustiziata in Florida nel 2002 con l'accusa di aver commesso sei omicidi, è la più sorprendete. Il film di Patty Jenkins, proprio per questo, è valso a Charlize Theron un Oscar come Migliore attrice protagonista nel 2004.
Matthew McConaughey in «Killer Joe»
La rinascita di Matthew McConaughey dopo anni di commedie in cui si trascinava a suon di pettorali senza dimostrare il suo vero talento, è avvenuta con «Killer Joe» di William Friedkin. Qui interpreta un cowboy-killer senza pietà al soldo di una famiglia che non ha capito con chi ha a che fare quando pensa di poteri posticipare il pagamento del lavoro. Un film controverso e violento, con uno dei cattivi più disturbanti di sempre.
Ralph Fiennes in «Grand Budapest Hotel»
Wes Anderson ha regalato a molti attori - da Edward Norton in «Moonrise Kingdom» a Gwyneth Paltrow in «I Tenenbaum» - i ruoli più assurdi delle loro carriere, ma su tutti il nostro preferito rimane l'impegnato e inscalfibile Ralph Fiennes in quelli di Monsieur Gustave, concierge del Grand Budapest Hotel. Viveur dal portamento British, dalla parlantina tagliente e dall'animo non così accomodante, Gustave è il personaggio di Anderson in cui più di altri abbiamo visto riflesso il suo creatore.
Steve Carell in «Foxcatcher»
Con Steve Carell siamo abituati a ridere di humor intelligente, quindi trovarlo sul grande schermo nei panni del losco miliardario John du Pont è stato a dir poco destabilizzante. Ispirato a fatti realmente accaduti, «Foxcatcher» racconta l'ossessione trasformatasi in tragedia dell'erede di una ricca dinastia d'industriali con il sogno di allenare una sua squadra di lotta libera. In «Foxcatcher» anche Channing Tatum, di solito altalenante tra un film in cui danza e una trasposizione di Nicholas Sparks, interpreta un inconsueto ruolo drammatico - quello del campione Mark Schultz - che ne rivela tutta l'eclettica bravura.
Benedict Cumberbatch in «I segreti di Osage County»
Non si capisce davvero come Benedict Cumberbatch, famoso per ruoli cerebrali come quello di Alan Turing in «The Imitation Game», «Doctor Strange» per la Marvel o Sherlock Holmes nella famosa serie tv «Sherlock», sia finito a fare il ?cugino sfottuto' nel drammone familiare a stelle e strisce firmato John Wells. Un errore che gli possiamo perdonare perché, per fortuna, non si è mai più ripetuto.
Emma Watson in «The Bling Ring»
Dal 2001 al 2011 Emma Watson è letteralmente cresciuta sul grande schermo interpretando Hermione Granger nella saga di Harry Potter. Per dieci anni ci ha abituato a vederla come una giovane responsabile dai grandi poteri magici, dedita esclusivamente al giusto (che, a parte la magia, sembra corrispondere anche a un profilo reale dell'attrice impegnata su più fronti, dall'ecologia all'istruzione femminile). Trovarla solo due anni dopo nel team svaligia-ville hollywoodiane di Sofia Coppola in «The Bling Ring» è stato da caduta della mandibola. È interpretando ruoli come questo, però, che Emma Watson si è riuscita svincolare dal peso di un franchise di successo e di un personaggio che rischiava di non abbandonarla mai più.
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