Con i 9 titoli candidati quest'anno, ad oggi sono 537 le pellicole nominate all'Oscar per il Miglior Film nella storia degli Academy Awards. Storie vere e di finzione, prevalentemente di maschi bianchi, come hanno fatto notare le polemiche degli scorsi anni; eppure in questa stagione la spunta la vicenda tutta al femminile di tre afroamericane impiegate alla NASA che aiutarono gli Stati Uniti a vincere la corsa allo spazio durante la Guerra Fredda: ?Il diritto di contare?, nei nostri cinema a marzo.
Tra un piccolo miracolo di fantascienza, ?Arrival?, e l'incredibile storia vera di ?Lion?, il gigante da battere è però ?La la land?, favorito anche nelle categorie della Migliore Regia, la Colonna Sonora e l'Attrice Protagonista Emma Stone. Cerca di stargli alle costole con 8 nominations ?Moonlight?, presentato alla scorsa Festa del Cinema di Roma e adesso nelle nostre sale, vita in tre atti di un giovane omosessuale di colore. Il cinema black è forte di un altro titolo, ?Barriere?, ritorno dietro alla macchina da presa di Denzel Washington. Riuscirà Casey Affleck, il fratello minore di Ben, a portare in famiglia un'altra statuetta? E il redivivo Mel Gibson, più patriottico che mai con ?La battaglia di Hacksaw Ridge?? Lo scopriremo nella notte tra domenica 26 e lunedì 27 febbraio.
La La Land
(Lionsgate)
Regia di Damien Chazelle
Il film-dei-record era stato scritto in realtà nel 2010 ma nessun produttore voleva rischiare di portarlo sullo schermo. Il regista Damien Chazelle e il suo compositore e amico Justin Hurwitz si sentivano continuamente ripetere «I musical originali sono ormai morti, non li va a vedere nessuno»: sul grande schermo passano i classici di Broadway (?Les miserables?, ?Into the woods?, ?Annie?) o i mash-up di hit (?Moulin rouge!?, ?Pitch perfect?). È stato necessario passare per ?Whiplash?, e vincere 3 Oscar, per trovare folli e sognatori disposti a finanziare un progetto che era tutto pronto: un tip-tap di Ginger e Fred, l'amore amaro e i colori pastello di Jacques Demy, la speranza di riscatto di ?Sweet Charity? ?" ed ecco il record di 7 Golden Globes (?Qualcuno volò sul nido del cuculo? ne aveva vinti 6), 5 BAFTAs, Coppa Volpi a Venezia per Emma Stone dopo aver aperto la 73esima Mostra del Cinema, Premio del Pubblico al Toronto Film Festival e adesso 14 nominations in 13 categorie: un altro record, che erano riusciti a sfiorare solo ?Eva contro Eva? nel 1950 e ?Titanic? nel '97. Riuscirà ad avere almeno 11 statuette ed aggiungersi alla terna dei grandi vincitori?
Moonlight
(A24)
Regia di Barry Jenkins
Prima che cominciasse la stagione dei premi si mormorava che ?The birth of a nation ?" Il risveglio di un popolo? sarebbe stata la pellicola rappresentativa degli afroamericani di ques'anno. Ma al primo lungometraggio di Nate Parker è stato subito preferito il secondo, ben più moderato, di Barry Jenkins. Attingendo alla biografia di Tarell Alvin McCraney, autore dei testi di ?In moonlight black people look blue?, racconta la storia di Chiron nelle tre fasi della sua vita e attraverso i tre nomi che lo identificano: nero, omosessuale, figlio di un uomo invisibile e di una tossicodipendente, reagisce inerme al bullismo, agli insulti, grazie anche a uno spacciatore buono che lo prende a cuore, Juan ?" interpretato da Mahershala Ali, vincitore del Premio del Sindacato degli Attori e in odore di Oscar. Il film, nelle nostre sale dal 16 febbraio, ha ottenuto anche il Golden Globe come migliore pellicola drammatica.
Manchester By The Sea
(Amazon, Roadside Attractions)
Regia di Kenneth Lonergan
Il nome di Kenneth Lonergan può non suonare familiare ai connazionali ma l'industria cinematografica americana lo ricorda soprattutto per la sceneggiatura di ?Gangs of New York? (nomination all'Oscar); prima di quel film, nel 2000, aveva già debuttato come regista e aveva già ottenuto la sua prima candidatura dell'Academy per i dialoghi originali di ?Conta su di me?, che divenne subito un piccolo cult indie di realistica quotidianità. Seguì un travaglio produttivo estenuante fatto di tagli, trapassi e posticipazioni che solo undici anni dopo portò in sala (nel 2012 in Italia) ?Margaret?: una sceneggiatura di 368 pagine tagliata da Martin Scorsese in due ore e mezzo di pellicola con gran parte del girato giudicato «impresentabile». Altri cinque anni di sconfortato silenzio per tornare in gran spolvero con ?Manchester by the sea?, un ritorno anche ai toni familiari e intimi delle saghe di sventure di uno zio e suo nipote che si vedono costretti a fronteggiare un lutto dopo l'altro senza mai perdere la voglia di vivere.
Arrival
(Paramount)
Regia di Denis Villeneuve
Dodici mezze palle da rugby alte quasi un chilometro l'una piombano in dodici Paesi del mondo senza dare spiegazioni di sorta. Squadroni militari appositamente formati e accampatisi nei pressi delle presenze aliene si avvalgono di menti brillanti per decifrare la comunicazione con questi tentacoli proto-legnosi spara-inchiostro. Tra questi c'è Amy Adams, linguista di fama internazionale, dai confusi ricordi di una figlia malata terminale e dall'approccio brillante: «dobbiamo far capire loro che poniamo una domanda, e che chiediamo: cosa siete venuti a fare?». Dopo 5 candidature all'Oscar in una dozzina di anni, non poteva certo essere nominata ancora sapendo di non poter vincere e fare la fine di Leonardo DiCaprio: e il Variety si infuria per la Grande Esclusa e gli si accoda il regista canadese Villeneuve. Pure lui fu grande escluso per anni, dopo aver concorso nella categoria del film straniero con ?La donna che canta? e averci donato titoli magistrali quali ?Prisoners?, ?Enemy? (inedito in Italia) e ?Sicario?. Si prepara alla tempesta mediatica con l'uscita, a fine anno, del sequel di ?Blade runner?. Nomination anche per Bradford Young, primo autore della fotografia di colore ad essere candidato all'Oscar.
Barriere
(Paramount)
Regia di Denzel Washington
Gli attori afroamericani più candidati della storia (Viola Davis, 3 nominations, e Denzel Washington, 7 nominations come attore e una come produttore) si incontrano e si scontrano tra le barriere dell'opera teatrale di August Wilson, due volte Premio Pulitzer, colonna portante della drammaturgia black: e in un susseguirsi di venerdì bevono, chiacchierano con i colleghi, con i parenti, educano i figli, li rimproverano, si rimproverano, si compatiscono e nella routine della monotona vita sono anche in grado di spiazzarci. Vincendo qualsiasi premio che le si possa consegnare (Golden Globe, BAFTA, SAG Award) la Davis ringrazia il suo regista e co-protagonista perché ha preferito «inquadrare i volti degli attori e non il cielo come nei film di supereroi». Washington deve molto a questa storia: sempre con la Davis ha interpretato Troy Maxson sul palco di Broadway nel 2010 (Tony Award a entrambi) e ha voluto che Wilson, nel film, venisse creditato come sceneggiatore nonostante sia morto nel 2005.
Lion – La Strada Verso Casa
(Weinstein Co.)
Regia di Garth Davis
Garth Davis debutta alla regia, vince il Premio del Sindacato e viene candidato all'Oscar grazie a un film che dirige in due modi diversi: nella prima ora, in un villaggio sperduto dell'India, Saroo e suo fratello vanno a lavorare, in piena notte, per aiutare le finanze della madre spacca-pietre. Il più piccolo rimane in stazione, il più grande gli dice: «non muoverti da qui», ma quello invece sale su un treno e dopo due giorni di viaggio, da solo, si ritrova nel caos di Bombay, finisce in un orfanotrofio, viene adottato da una famiglia australiana capeggiata da Nicole Kidman e comincia una nuova vita. Nella seconda ora della pellicola, Dev Patel, ovvero Saroo a quasi trent'anni, rimugina sulle sue origini e senza ricordare assolutamente nulla si affida alla fidanzata Rooney Mara e a Google Heart per calcolare quanti e quali siano i villaggi a due ore di treno da Bombay. La storia vera di Saroo Brierley risulta meno (in)credibile sullo schermo che nell'autobiografia da cui è tratta (Rizzoli); sui titoli di coda gli attori incontrano i veri personaggi che interpretano. BAFTA all'attore non protagonista e alla sceneggiatura.
Hell Or High Water
(CBS Film)
Regia di David MacKenzie
Uno scozzese, un inglese e due australiani si mettono a raccontare una storia che più americana non si può, nel pieno West Texas, divertendosi a giocare con i cliché del genere (i cappelli da cowboy, l'aiutante latino, la birra in veranda). Il film non esce al cinema: arriva su Netflix e divide la critica; secondo Mauro Gervasini «Jeff Bridges è il migliore attore americano vivente da quando è in pensione Gene Hackman»; secondo Pier Maria Bocchi «Jeff Bridges è diventato il peggior attore americano vivente». Che sia bravo o no, il ranger Bridges dà la caccia a due fratelli che, con il ranch ipotecato, non potevano che mettersi a rapinare banche. Uno, come sempre, è più scaltro; l'altro non è convinto di voler fare il fuorilegge. Sulle desertiche immagini di fondo, come era già successo per ?Lawless? e ?L'assassinio di Jesse James?, intervengono Nick Cave e Warren Ellis a comporre la colonna sonora. Ma agli Oscar sono candidati solo regista, montatore e sceneggiatore ?" sceneggiatore, peraltro, solo di questo film e di ?Sicario?. E le produttrici che, caso più unico che raro, sono due donne.
La Battaglia Di Hacksaw Ridge
(Lionsgate)
Regia di Mel Gibson
A dieci anni da ?Apocalypto?, a ventidue da ?Braveheart?, Mel Gibson torna dietro alla macchina da presa e davanti ai riflettori per una storia di cieca fede religiosa che è costata quattordici anni di produzione tra l'idea iniziale e l'ultimo ciak. La storia di Desmond Doss è nota in America perché è la storia del primo di tre obiettori di coscienza ad essere insignito della Medaglia d'Onore, la più alta onorificenza militare statunitense. Arruolatosi volontariamente nel '42, appartenente alla chiesa avventista, Doss si rifiutò di toccare qualsiasi tipo di arma e dopo una difficile ambientazione nella camerata capì di poter essere utile ai suoi compagni come medico soccorritore. È riuscito a caricarsi in spalla, gracile com'era, nella battaglia di Hacksaw Ridge, settantacinque militari feriti ?" ma se l'aveste chiesto a lui, avrebbe risposto «circa cinquanta». Gli presta il fisico e il volto Andrew Garfield, al cinema anche in un'altra performance fisicamente estrema, quella di ?Silence? di Scorsese. BAFTA per il miglior montaggio, SAG agli stuntmen e 9 Premi del Cinema Australiano.
Il Diritto Di Contare
(Fox)
Regia di Theodore Melfi
Miglior cast a sorpresa ai SAG Awards di quest'anno e un discorso emozionato ed emozionante perché tre figure nascoste della NASA sono state (ri)scoperte: tre ingegneri, donne, afroamericane, con un bagno proprio per donne afroamericane e una caffettiera apposita, nell'America dei primi anni Sessanta. In piena guerra fredda, aiutarono la nazione a vincere la corsa allo spazio perseguita dai russi, attraverso i tre settori della loro competenza: la matematica, la meccanica e gli albori dell'informatica. Il film si basa sul saggio omonimo di Margot Lee Shetterly pubblicato in Italia da HarperCollins. Dietro alla macchina da presa Theodore Melfi, anche sceneggiatore, alla seconda regia dopo la commedia ?St. Vincent?. Tra i produttori invece compare Pharrell Williams, autore anche di alcune delle canzoni originali del film. Uscito nelle sale statunitensi il giorno di Natale (da noi l'8 marzo) ha incassato quasi 150 milioni di dollari toccando più volte la vetta del box office.
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