Oscar 2020: 10 film internazionali in corsa per una nomination
Il 13 gennaio saranno rese note le candidature ai 92esimi Academy Awards e il 9 febbraio il regista di uno di questi film potrebbe salire sul palcoscenico del Dolby Theatre
Il Premio Oscar al miglior film in lingua straniera cambia nome: da aprile si chiama, infatti, “miglior film internazionale” perché, secondo l’Academy of Motion Picture Arts and Science, l’aggettivo “straniero” non risulta più così politicamente corretto.
La decisione, non è un caso, arriva dopo un’edizione che di film “stranieri” ha fatto indigestione come non succedeva dagli Anni 70: lo scorso 24 febbraio difatti, alla 91esima cerimonia di premiazione, Alfonso Cuarón è diventato il primo cineasta a vincere il premio alla migliore regia per un film non americano, e il suo "Roma" aveva totalizzato la cifra record di 10 nomination complessive (eguagliando "La Tigre e il Dragone" di Ang Lee di quasi vent’anni fa). C’erano poi candidati lo svedese "Border" al trucco, il polacco "Cold War" alla regia e alla fotografia, il tedesco "Opera senza autore" alla fotografia e il documentario "Of Fathers and Sons" in lingua araba.
La nuova nomenclatura, però, farà fatica ad attecchire in Italia, dove si è da poco deciso quale sarà il film che ci rappresenterà la notte del 9 febbraio, durante la quale saranno assegnate le statuette della 92esima cerimonia. I paesi che finora hanno sottoposto il proprio film all’attenzione dell’Academy, quest’anno, sono 89, e in tre partecipano alla competizione per la prima volta: si tratta del Ghana, della Nigeria e dell’Uzbekistan.
Il Traditore
ITALIA Regia di Marco Bellocchio
Il 24 settembre scorso, l’Anica ha deciso che sarà Il Traditore a rappresentare l’Italia ai 92esimi Premi Oscar, le cui nomination saranno rese note il 13 gennaio. La stessa Anica, in quei giorni, era stata chiamata a scegliere il titolo fra una rosa di auto-candidati che vedeva anche il "Martin Eden" di Pietro Marcello, "La paranza dei bambini" di Claudio Giovannesi, l’esperimento in proto-latino di Matteo Rovere, "Il primo re", e il quinto film di Edoardo De Angelis, "Il vizio della speranza". Per il regista Marco Bellocchio si tratta del terzo tentativo di portare a casa una nomination: ci ha già provato nel 1967, con "La Cina è vicina", e poi nel 1980 con Salto nel Vuoto. L’Italia ha vinto 11 Oscar competitivi, da quando la categoria fu istituita nel ’56, e tre statuette onorarie; non riceve una nomination dal 2013.
La ragazza del tempo
GIAPPONE Regia di Makoto Shinkai
Dopo aver sfiorato il premio lo scorso anno con "Un affare di famiglia", che già aveva vinto la Palma d’Oro, il Giappone questa volta decide di candidare al miglior film in lingua straniera una pellicola animata: la firma Makoto Shinkai, già autore di "Your Name.", un film che riscosse un incredibile successo nel 2016 (con un totale parziale di oltre 350 milioni di dollari d’incasso, è considerato l’anime più fruttuoso nella storia del Paese). "La Ragazza del Tempo" è ambientato in un Giappone particolarmente piovoso e racconta la storia di un giovane, alunno di scuola superiore, che fugge da Tokyo e fa amicizia con una ragazza, orfana, che pare in grado di manipolare le condizioni atmosferiche. In Italia è distribuito da Nexo Digital solo il 14, 15 e 16 ottobre.
Parasite
COREA DEL SUD Regia di Bong Joon-oh
Primo film coreano a ricevere la Palma d’Oro, "Parasite" è il settimo lungometraggio di Bong Joon-ho, regista e sceneggiatore di "Memories of Murder" (da cui Scorsese ha tratto il suo "The Departed") e dei più recenti "Snowpiercer" e "Okja", che hanno rappresentato la sua parentesi in lingua inglese. È la storia di una lotta di classe che vede al centro una famiglia di disoccupati alle prese col furto del Wi-fi e qualche lavoretto occasionale – finché non bussa alla loro porta, letteralmente, l’opportunità di fare un salto di qualità. Il figlio Ki-woo viene infatti assunto da una ricchissima famiglia locale per dare ripetizioni d’inglese alla primogenita, mentre il figlio più piccolo necessita di una terapeuta dell’Arte e il padre di famiglia di un autista… L’uscita italiana è prevista per il 7 novembre.
La vita invisibile di Eurídice Gusmão
BRASILE Regia di Karim Aïnouz
L’ultimo film brasiliano ad aver ottenuto una candidatura all’Oscar per il miglior titolo in lingua straniera è "Central do Brasil" di Walter Salles, del 1998. La proposta di quest’anno ha in comune con quella pellicola l’attrice Fernanda Montenegro, che vent’anni fa fu nominata anche per l’interpretazione della protagonista. È Eurídice Gusmão negli ultimi anni della sua vita, prendendo il testimone da Carol Duarte che la interpreta invece per grandissima parte del film: alle prese col tentativo di ritrovare una sorella perduta, Eurídice affronta il patriarcato della sua famiglia e della città di Rio de Janeiro negli Anni 50. Il film di Karim Aïnouz è basato sul romanzo omonimo edito in Italia da Feltrinelli e ha già vinto il premio dell’Un Certain Regard a Cannes 2019.
Dolor y gloria
SPAGNA Regia di Pedro Almodóvar
Dopo la Palma per la migliore interpretazione maschile allo scorso Festival di Cannes, Antonio Banderas sogna, adesso, la sua prima nomination all’Oscar (quasi sicuramente sarà candidato al Golden Globe, ma tra cinema e tv si tratterà della quinta candidatura). In "Dolor y Gloria" interpreta Salvador Mallo, alter ego – e anagramma – di Pedro Almodóvar, con cui l’attore di Málaga ha già girato sette film e mezzo (se consideriamo il cameo ne "Gli amanti passeggeri"). Se il film dovesse ottenere una nomination, si tratterebbe della diciannovesima volta per la Spagna, che ha portato a casa quattro statuette. La penultima, nel ’99, proprio grazie a Tutto Su Mia Madre di Almodóvar, che ha già rappresentato il Paese altre cinque volte.
Tutti pazzi a Tel Aviv
LUSSEMBURGO Regia di Sameh Zoabi
Ambientato in Israele, ma inviato all’Academy in rappresentanza del Lussemburgo, "Tutti pazzi a Tel Aviv" segue le vicende di Salem, assistente di produzione di una celeberrima quanto discutibile soap-opera, che tutti i giorni deve attraversare il checkpoint provenendo da Gerusalemme Est, confrontandosi con la guardia Asi. Promosso a sceneggiatore, si fa aiutare dal militare nella stesura dei dialoghi della serie televisiva in cambio di hummus palestinese; i produttori dello show, però, si aspettano un finale diverso… Questo è il sedicesimo tentativo del Lussemburgo di ottenere una nomination all’Oscar e magari anche una statuetta: prova a essere candidato, a singhiozzi, solo dal 1997.
I miserabili
FRANCIA Regia di Ladj Ly
A sorpresa, il film selezionato dalla Francia per la 92esima edizione degli Academy Awards non è "Portrait de la jeune fille en feu" di Céline Sciamma (letteralmente: “Ritratto della fanciulla in fiamme”), migliore sceneggiatura a Cannes e voto di critica pari a 93 – bensì "I miserabili", opera prima dell’attore Ladj Ly, che pure è passato dall’ultimo festival di Cannes, dove ha ricevuto il Premio della Giuria e dieci minuti di applausi alla fine della proiezione. Racconta l’iniziazione di Stéphane come membro della Brigata Anti-crimine di Montfermeil, nel 1993 – un luogo, e un periodo, in cui le tensioni razziali tra i diversi gruppi del distretto sono alle stelle. La Francia è il secondo Paese dopo l’Italia col maggior numero di Oscar in questa categoria, 12 – ma è il Paese che detiene il record per il maggior numero di nomination ricevute: 39.
Il paradiso probabilmente
PALESTINA Regia di Elia Suleiman
Menzione speciale al Festival di Cannes e Premio FIPRESCI, il quinto film dell’israeliano Elia Suleiman si colloca tradizionalmente nell’omaggio che l’autore fa a due baluardi della slapstick comedy e del cinema non parlato, Buster Keaton e Jacques Tati. Suleiman interpreta un silenzioso se stesso che, partito dalla Palestina, viaggia attraverso Parigi e New York alla scoperta di un mondo ormai quotidianamente surreale in cui si inseriscono tassisti, poliziotti, passanti del Central Park e Gael García Bernal (anche lui nei panni di se stesso), alle prese con un ruolo particolarmente grottesco. Tutto il mondo – pare ci voglia dire il regista – è paese e tutti i luoghi non sono poi dissimili da casa sua.
The painted bird
REPUBBLICA CECA Regia di Václav Marhoul
Occhi tolti con cucchiai e leccati da gatti, corpi mutilati e disonorati dai topi, violenze e torture sui prigionieri in fuga: fra i tanti spettatori che lasciavano la sala, il Guardian ha contato 12 persone che, durante la prima alla Mostra del Cinema di Venezia, cercavano disperatamente di fuggire da una porta chiusa a chiave. Il terzo film di Václav Marhoul è basato sul romanzo di Jerzy Kosinski, che negli Anni 60 e 70 era diventato famoso nei circoli letterari di Manhattan per le storie di sorprendente brutalità che aveva subìto durante la guerra. Abbandonato dai genitori all’età di sei anni, sosteneva di aver vagato per le campagne da solo, assistendo ad abusi, omicidi e incesti, temendo costantemente per la sua vita. Con questa pellicola la Repubblica Ceca spera di ottenere la sua quarta candidatura: ha vinto una sola statuetta nel 1996.
Corpus Christi
POLONIA Regia di Jan Komasa
Presentato alle Giornate degli Autori dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia (dove ha ricevuto l’Europa Cinemas Label Award) e poi vincitore di 11 premi al Polish Film Festival, "Corpus Christi" è il terzo lungometraggio del prolifico e giovane Jan Komasa, classe 1981. Il film racconta la storia di Daniel, ragazzo che sconta la pena per omicidio di secondo grado in un centro di detenzione giovanile e che durante la forzata permanenza vive un risveglio spirituale: il suo passato criminale, però, gli impedisce di diventare prete come vorrebbe.
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