Netflix rompe i record per un servizio streaming, ma è "Joker" a fare incetta di nomination; Martin Scorsese se la vede con Quentin Tarantino e Sam Mendes ma, fra i tre litiganti, potrebbe avere la meglio "Parasite"
Saranno consegnati durante la notte tra domenica 9 e lunedì 10 febbraio i 92esimi Premi Oscar, i premi assegnati ogni anno dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences.
“Joker” è il titolo che ha ricevuto il maggior numero di candidature (11) che vanno dal miglior film al trucco, passando per la regia di Todd Phillips alla performance del protagonista Joaquin Phoenix, che raggiunge così la quarta nomination dell’Academy. Subito dietro, con 10 candidature, ci sono “The Irishman” di Martin Scorsese e i due film premiati col Golden Globe qualche settimana fa: “1917” di Sam Mendes e “C’era una volta a… Hollywood” di Quentin Tarantino.
Grande esclusa è Jennifer Lopez per il suo ruolo ne “Le ragazze di Wall Street”, con il quale era già passata dai Golden Globe e dagli Screen Actors Guild Awards, i premi del Sindacato degli Attori. Le fanno compagnia tra gli snobbati anche due interpreti che il Golden Globe l’hanno vinto: Taron Egerton per “Rocketman” e la rapper Awkwafina per “The farewell – Una bugia buona”, film molto amato dalla critica ma che non ha ottenuto neanche una nomina.
Sul versante musicale, invece, si sente l’assenza di Beyoncé che, con la sua “Spirit” – canzone originale dalla versione digitale de “Il re leone” – era in lizza per due Grammy. La Disney in generale, fatta esclusione della nuova acquisizione Fox, non ne esce molto vittoriosa: solo tre candidature per “Star wars IX”, due per “Toy story 4”, una sola per “Frozen II” – che è stato escluso dalla categoria del miglior film animato – e una per gli effetti visivi de “Il re leone”. Niente, quindi, né per “Dumbo” né per “Aladdin”. Netflix invece fa il colpaccio grazie a “I due papi”, “Storia di un matrimonio” e “The Irishman” (che arrivano a un totale di 19 nomination), a cui si sommano i due film animati “Klaus” e “Dov’è il mio corpo” e i documentari “Made in USA – Una fabbrica in Ohio”, “Democrazia al limite” e “Life overtakes me”.
Le donne e gli Oscar 2020
Sono 63 le donne candidate quest’anno, un nuovo record per l’Academy: peccato però che nessuna di loro sia nelle categorie della miglior regia e della migliore fotografia, che ce ne siano solo due nelle categorie della sceneggiatura (contro undici maschi), una sola al montaggio (Thelma Schoonmaker, tre volte vincitrice con Martin Scorsese) e una sola alla colonna sonora: si tratta di Hildur Guðnadóttir, autrice delle musiche di “Joker” e vincitrice dell’Emmy per la colonna sonora di “Chernobyl”. Guðnadóttir è la settima donna, in più di novant’anni, candidata in questa categoria e, se dovesse vincere, sarebbe la quarta a trionfare.
Greta Gerwig e Noah Baumbach
E, a proposito di cineaste, una delle due presenze femminili nella categoria della scrittura è Greta Gerwig, autrice della sceneggiatura non originale di “Piccole donne” e già candidata, due anni fa, per il soggetto e la regia di “Lady Bird”. Quest’anno, Gerwig sarà accompagnata alla premiazione dal suo compagno Noah Baumbach, anche lui candidato per la scrittura, ma nella categoria della sceneggiatura originale, autore e regista di “Storia di un matrimonio”, film Netflix con Scarlett Johansson e Adam Driver. Entrambe le pellicole hanno 6 candidature a testa, inclusa quella al miglior film.
Scarlett Johansson
Dopo 25 anni di carriera, cinque nomination ai Golden Globe, un BAFTA e lo spin-off del suo personaggio Marvel, Vedova Nera, in uscita a fine aprile, Scarlett Johansson festeggia la sua prima volta agli Oscar con una candidatura doppia: è, infatti, sia nella cinquina della migliore interpretazione protagonista – per “Storia di un matrimonio” – che in quella dell’attrice di supporto con “Jojo Rabbit” di Taika Waititi. Non capita tutti i giorni di ottenere la doppia nomina dall’Academy: è successo a Holly Hunter nel 1994, a Julianne Moore nel 2003 e a Cate Blanchett nel 2008.
John Williams
È la persona vivente col maggior numero di nomination all’Oscar, 52: 47 delle quali nella categoria della migliore colonna sonora originale, dove compete anche quest’anno grazie al IX capitolo della saga di “Star wars”, che l’ha portato all’Academy sei volte. Ha vinto 5 statuette: la prima nel 1972, per l’adattamento musicale del “Violinista sul tetto”, l’ultima nel 1994 per “Schindler’s list”. Più in generale, Williams è secondo solo a Walt Disney, che ha accumulato in totale 59 candidature.
Diane Warren
Si appresta a fare come John Williams la sempiterna candidata Diane Warren: undicesima nomination per lei, con la canzone “I’m standing with you” tratta dal film “Atto di fede”, interpretata dalla protagonista Chrissy Metz. Warren è stata candidata all’Oscar quasi costantemente dal 2015, prima ancora nel 2002 per “Pearl Harbor” e nel 1999 per la celeberrima “I don’t want to miss a thing” da “Armageddon”. Non ha mai vinto: si accontenta, però, di un Golden Globe, un Emmy e un Grammy.
“Parasite”
È il primo film dalla Corea del Sud a essere candidato come migliore pellicola in lingua straniera, è il sesto film a essere nominato sia come miglior film straniero che come miglior film in assoluto ed è l’undicesimo film straniero candidato come miglior film. Tra gli illustri precedenti ci sono “Roma” di Alfonso Cuarón dello scorso anno, “La tigre e il dragone” di Ang Lee, i nostri “La vita è bella” e “Il postino” e, più in là negli anni, “La grande illusione” di Jean Renoir.
Cynthia Erivo
È la terza artista consecutiva a ricevere una nomination per l’interpretazione e, contemporaneamente, per la migliore canzone originale. Lo scorso anno è successo a Lady Gaga, protagonista di “A star is born” e autrice della canzone “Shallow”, e nel 2018 a Mary J. Blige, candidata come attrice di supporto nel film Netflix “Mudbound” e autrice del brano “Mighty river”. Cynthia Erivo gareggia per “Harriet”, storia vera dell’attivista Harriet Tubman che riuscì a liberare dalla schiavitù sé stessa e la sua comunità. Il brano originale contenuto nel film si intitola “Stand up”. E se dovesse vincere nella categoria della migliore performance femminile, diventerebbe la seconda attrice afroamericana a ritirare quella statuetta dopo che Halle Barry lo fece nel 2002. Non solo: se vincesse una qualsiasi delle sue candidature, diventerebbe (a soli 33 anni) la 22esima persona a fare un EGOT, ossia a vincere i quattro premi più importanti dell’intrattenimento americano (Emmy per la televisione, Grammy per la musica, Oscar per il cinema e Tony per il teatro). Ce l’hanno fatta finora, tra gli altri, Audrey Hepburn, Mel Brooks, Whoopi Goldberg, John Legend, Barbra Streisand e Liza Minelli.
Anthony Hopkins & Brad Pitt
L’età media nella categoria del miglior attore non protagonista, quest'anno, è incredibilmente alta: 71 anni. Brad Pitt fa la parte del giovanotto con le sue 56 primavere mentre Anthony Hopkins, il più anziano, è a quota 82 (nella foto, con Jonathan Pryce ne “I due papi”). Stanno un gradino più in basso gli interpreti di “The Irishman”, Joe Pesci (76) e Al Pacino (79). Completa la cinquina Tom Hanks (63), di recente premiato alla carriera dai Golden Globes. Tutti hanno già vinto un Oscar, ma il povero Brad non ancora nel campo della recitazione: è stato, infatti, il produttore del miglior film 2014 “12 anni schiavo”. Sul versante femminile, tra protagoniste e non protagoniste, l’età media scende a 40 anni.
Christian & Michael Minkler
Con la candidatura per il mixaggio sonoro di “C’era una volta a… Hollywood”, salgono a tre le generazioni di Minkler che, grazie a questo settore, ottengono riconoscimenti dall’Academy. In totale, la famiglia ha ottenuto 16 nomination: 12 per il solo Michael, che di Oscar ne ha già vinti 3, nipote di Lee e Bob – quest’ultimo vincitore per “Star wars”. Per Christian, invece, si tratta di una prima volta – ed è nella crew di un altro film di questa stagione, “Bombshell”, che vedremo il 26 marzo.
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