Sono passati appena sei mesi dall’assegnazione dei 93esimi Premi Oscar, che hanno visto il trionfo di “Nomadland” e della sua regista Chloé Zhao, e già si comincia a parlare della cerimonia numero 94, che si svolgerà la notte del 27 marzo 2022 al Dolby Theatre di Hollywood, in California.
Dopo i ritardi e i cambi del regolamento dovuti alla pandemia, l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences (AMPAS) ha deciso di posticipare di nuovo la cerimonia di premiazione, per far spazio al Super Bowl e ai Giochi Olimpici e Paralimpici invernali, che si chiuderanno il 13 marzo.
Resteranno alcune delle modifiche al regolamento adottate lo scorso anno, in seguito alla prolungata chiusura dei cinema. In più, l’AMPAS annuncia una serie di novità, tra cui i titoli che concorreranno per la statuetta del Miglior film, che saranno stabilmente dieci e non più un numero variabile tra otto e nove. Cambiano anche le direttive per le categorie della Colonna sonora e della Canzone originale, la quale avrà necessariamente una cinquina (nel 2011 i brani candidati erano solamente due); dopo aver ottenuto il Grammy in questa stessa categoria, quindi, Billie Eilish potrà finalmente sperare nella nomination per la canzone omonima di “No time to die”, 25esimo film con James Bond attualmente in sala.
I Premi Oscar alla Carriera saranno infine assegnati a Samuel L. Jackson, Elaine May e Liv Ullmann – mentre all'attore e attivista Danny Glover andrà il Premio umanitario Jean Hersholt. Le nomination alle statuette cinematografiche più importanti del mondo saranno annunciate l’8 febbraio 2022.
Belfast
Romanzo di formazione in bianco e nero diretto da sir Kenneth Branagh, che nel lontano 1960 a Belfast ci è nato per davvero. Attraverso Jamie Dornan, Judi Dench e Caitriona Balfe rimette in scena la sua famiglia operaia e i ricordi d’infanzia, macchiati dal conflitto nordirlandese della fine degli Anni 60. La vittoria a Toronto come miglior film potrebbe spianare la strada a Branagh, che già cinque volte è stato candidato all’Oscar in cinque diverse categorie (regia, interpretazione, sceneggiatura e cortometraggio). Comunque andrà, ha già pronto un altro film molto atteso, “Assassinio sul Nilo”, secondo adattamento dai romanzi di Agatha Christie su Hercule Poirot, dopo il successo di “Assassinio sull’Orient Express” del 2017. In sala dall’11 novembre.
A dodici anni dal suo ultimo film e a ventisette dalla sua nomination all’Oscar come regista – la seconda donna della Storia a raggiungere quel traguardo, ma vinse solo la statuetta alla sceneggiatura – Jane Campion ha già ottenuto, con “Il potere del cane”, il Leone d’Argento a Venezia e il premio per il Miglior Film al San Sebastián International Film Festival. Adatta il libro western di Thomas Savage, pubblicato in Italia da Neri Pozza, affidando a Benedict Cumberbatch il ruolo dell’allevatore protagonista, Phil Burbank, che si vede piombare in casa la nuova moglie di suo fratello con figlio al seguito. Lei è interpretata da Kirsten Dunst, un’attrice spesso snobbata dall’Academy e che potrebbe spuntarla fra i ruoli non protagonisti. Dall’1 dicembre su Netflix.
“Dune”
Dune
Terzo effettivo tentativo di portare sullo schermo il romanzo “Dune” di Frank Herbert: ci aveva già provato David Lynch nel 1984 e, in televisione, John Harrison nei primi anni Duemila con il suo adattamento in sei episodi. Anche Alejandro Jodorowsky, negli Anni 70, dovette abbandonare il progetto – che avrebbe raggiunto una durata di venti ore. Con queste premesse, il nuovo film di Denis Villeneuve si apre annunciando il "capitolo uno", ma del sequel non si sa quasi nulla, se non che ci saranno ancora Timothée Chalamet e Zendaya. Al cast stellare si aggiunge un reparto tecnico da incetta di premi: musica di Hans Zimmer (“Il re leone”, “Il gladiatore”), sceneggiatura di Eric Roth (“Forrest Gump”, “A star is born”) fotografia di Greig Fraser (“The Mandalorian”).
West Side story
Il musical-revival di Steven Spielberg, già posticipato dallo scorso anno a questo e infinitamente pubblicizzato, potrebbe avere la meglio su un altro film da Broadway: “Sognando a New York – In the Heights”, che pure tocca il tema della tensione razziale e che vede fra i suoi autori il genio amatissimo di Lin-Manuel Miranda, reduce dal successo di “Hamilton” su Disney+. Il “West Side story” di Spielberg dovrà essere in grado di far dimenticare la pellicola originale che, nel ’62, vinse la cifra quasi record di 10 Premi Oscar, fra cui quelli agli attori non protagonisti George Chakiris e Rita Moreno. La stessa Moreno si ritaglia un cameo, mentre i nuovi protagonisti sono interpretati da Ansel Elgort e Ariana DeBose. Data di uscita italiana: 16 dicembre.
The tragedy of Macbeth
Diciannovesimo lungometraggio diretto da Joel Coen, vincitore col fratello Ethan di tre Oscar per “Non è un paese per vecchi” nel 2008 (miglior sceneggiatura, regia e film), e di uno per “Fargo” nel 1997 (miglior sceneggiatura). Il Lord Macbeth di Shakespeare è interpretato da Denzel Washington, vincitore anche lui di due Oscar, mentre l’iconico personaggio di Lady Macbeth invece è affidato a Frances McDormand, moglie di Joel che di Oscar ne ha tanti quanti il marito, tre dei quali come miglior attrice protagonista. Il calibro degli attori ha fatto sì che bastassero solo 36 giorni di riprese, aiutati dal fatto che quasi tutte e tutti avevano dimestichezza col teatro shakespeariano. Fotografia in bianco e nero del sodale Bruno Delbonnel, candidato a 5 statuette e mai vincitore.
Una famiglia vincente – King Richard
Storia della famiglia Williams negli anni Novanta, quando il padre Richard ha allenato e condotto le figlie – Venus e Serena – a diventare le campionesse del tennis che conosciamo oggi: vincitrici di più di 120 tornei in singolare, alla numero uno della classifica per più di 300 settimane, fra le tenniste più titolate di sempre. Lui è interpretato da Will Smith, già passato fra le nomination dell’Academy come migliore attore per “Ali” (2002) e “La ricerca della felicità” (2007). La sceneggiatura del film, a firma dell’esordiente Zach Baylin, era già pronta dal 2018 ma non riusciva a trovare produttori. La regia è affidata a Reinaldo Marcus Green, mentre per i ruoli delle due tenniste bambine ci sono le quattordicenni Demi Singleton (Serena) e Saniyya Sidney (Venus).
C'mon C'mon
Dopo un film ispirato a suo padre (“Beginners”, vincitore dell’Oscar per l’interpretazione di Christopher Plummer) e un altro ispirato alla madre (“Le donne della mia vita”, candidato alla migliore sceneggiatura originale), Mike Mills torna in sala con un’opera ancora più intima, che esplora il rapporto fra un adulto e un bambino. Lo fa attraverso il pluri-premiato Joaquin Phoenix, reduce anche dal successo di “Joker”, che interpreta un giornalista radiofonico sempre in viaggio – a cui fa da spalla il giovanissimo Woody Norman, figlio della sorella, interpretata da Gaby Hoffmann. Presentata il 21 ottobre alla Festa del Cinema di Roma, la pellicola uscirà a fine novembre negli Stati Uniti e poi, prossimamente, nelle nostre sale.
La fiera delle illusioni – Nightmare Alley
Quattro anni dopo il trionfo agli Oscar con “La forma dell’acqua” (e, prima, alla Mostra di Venezia), il regista di origini messicane Guillermo del Toro torna al cinema adattando uno dei grandi romanzi noir dell’America anni Quaranta, a lungo inedito in Italia e pubblicato oggi da Sellerio, “Nightmare Alley”. Già nel 1947 il libro era stato portato sullo schermo, con Tyrone Power nel ruolo del protagonista – e non è un caso che sua figlia, Romina Power, sia nel cast di questa nuova pellicola: accanto a lei, due attrici già premiate con l’Oscar (Cate Blanchett e Mary Steenburgen) e altri sei candidati (tra cui Toni Collette e Bradley Cooper). Uscita italiana prevista per il 27 gennaio del prossimo anno, quando del Toro riporterà sullo schermo anche “Pinocchio”.
The French Dispatch
Presentato in anteprima al Festival di Cannes – dove ha ricevuto una standing ovation di 9 minuti – è il decimo lungometraggio diretto da Wes Anderson e segna la nona collaborazione con Bill Murray e l’ottava con Owen Wilson. Lo stesso regista l’ha definito come «Una lettera d’amore ai giornalisti, ambientata nella redazione americana di una fittizia città francese del XX secolo», Ennui-sur-Blasé. Segue tre diverse storie sullo sfondo dei movimenti studenteschi del ’68. Costumi, scenografia e colonna sonora sono affidati ai vincitori dell’Oscar 2015 per “Grand Budapest Hotel”, mentre soggetto e sceneggiatura sono a firma dello stesso Anderson, che è già stato candidato dall’Academy sette volte per cinque diversi film senza mai riuscire a vincere.
Spencer
Durante le vacanze di Natale in compagnia dell’intera famiglia reale nella tenuta di Sandringham a Norfolk, in Inghilterra, la principessa Diana decide di lasciare suo marito, il principe Carlo: sembrerebbe l’avvio della nuova stagione di “The crown” e invece è il nono lungometraggio del produttore, sceneggiatore e regista cileno Pablo Larraín, che aveva già affrontato il biopic in lingua inglese con “Jackie” nel 2016. Il ruolo della protagonista, la principessa più amata e discussa di sempre, è affidato a Kristen Stewart – ormai lontana dai fasti di “Twilight” e in pole position per entrare nella cinquina delle migliori attrici. In concorso alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia e prossimamente in Italia, sarà distribuito in gran parte del mondo a novembre.
Licorice pizza
In venticinque anni, Paul Thomas Anderson ha diretto solo nove lungometraggi, ma anche moltissimi corti e video musicali, soprattutto per le sorelle Haim che formano l’omonimo e celebratissimo gruppo. Una delle tre, Alana, è adesso la protagonista di questo film di formazione sentimentale, ambientato nella San Fernardo Valley del ’73, insieme all’esordiente Cooper Hoffman, figlio diciassettenne dell’attore Philip Seymour Hoffman scomparso nel 2014. Insieme a loro, nel cast: Bradley Cooper, Sean Penn, John C. Reilly, Tom Waits e Maya Rudolph, anche moglie del regista. Con otto candidature all’Oscar fra regia, sceneggiatura originale, sceneggiatura adattata e produzione, Anderson è uno dei grandi nomi che non sono mai stati insigniti del premio.
tick, tick…Boom!
Prima prova da regista per Lin-Manuel Miranda, autore e attore famosissimo a Broadway, vincitore di numerosissimi premi fra cui tre Tony, tre Grammy e due Emmy – l’ultimo per il suo “Hamilton” su Disney+. Adatta il musical classico di Jonathan Larson che approderà su Netflix il 18 novembre e che segue le peripezie di Jon (Andrew Garfield), giovane cameriere nella New York degli Anni 90 col sogno di diventare compositore teatrale: a trent’anni, con una città colpita dall’AIDS e una fidanzata che sogna di partire, Jon sarà costretto a mettere in discussione il proprio talento e il proprio futuro. Nel cast, un’altra habitué del musical: Vanessa Hudgens, che nel 2019 aveva portato in scena il lavoro più famoso di Jonathan Larson, “Rent”.
Madres paralelas
A sorpresa, non è il film che rappresenta la Spagna ai prossimi Oscar, l’Accademia delle Arti e delle Scienze Cinematografiche gli ha preferito “El bueno patrón” di Fernando León de Aranoa. Era già successo nel 2002, quando un altro film di Pedro Almodóvar, “Parla con lei”, fu estromesso dalla categoria del miglior film straniero, riuscendo a vincere comunque la statuetta per la sceneggiatura. Questa volta, complice anche la Coppa Volpi ricevuta a Venezia, è Penélope Cruz a trainare la pellicola verso la categoria della Migliore Attrice, che l’aveva già vista in cinquina nel 2007 con “Volver”. Definito dallo stesso Almodóvar «il “Don Chisciotte” della maternità», “Madres paralelas” sarà distribuito nei cinema italiani da Sony il 28 ottobre.
Respect
Nomination quasi scontata per Jennifer Hudson, che veste i panni di Aretha Franklin dagli anni dell’adolescenza alle conseguenze del successo, cantando live ogni singolo brano delle due ore e mezzo di pellicola. Hudson ha già vinto un Oscar (e moltissimi altri premi) nel 2007, come migliore attrice non protagonista in “Dreamgirls”, dove rubava (quasi) la scena a Beyoncé. Un altro Premio Oscar, Forest Whitaker, interpreta il difficile ruolo del padre C.L. Franklin – mentre resta sullo sfondo un irriconoscibile Tituss Burgess (“Unbreakable Kimmy Schmid”). Il 2021 però è stato l’anno in cui di Aretha Franklin ce ne sono state due: l’altra è interpretata da Cynthia Erivo nella miniserie NatGeo “Genius”, disponibile su Disney+. Il film di Liesl Tommy invece è già in sala.
The lost daughter
Miglior sceneggiatura alla Mostra del Cinema di Venezia per Maggie Gyllenhaal, alla sua opera prima come autrice e regista, ispirata dal romanzo di Elena Ferrante “La figlia oscura” del 2006. Racconta la storia di Leda, donna di mezza età, divorziata, che si ritrova a passare una vacanza nel sud Italia senza le figlie, affidate al padre in Canada. Dopo un primo momento di quiete, incombe la minaccia e Leda si lascia andare ai ricordi: la protagonista è interpretata dalla “regina” Olivia Colman nel tempo presente e da Jessie Buckley nei flashback. Completano il cast Dakota Johnson, Peter Sarsgaard e il protagonista di “Normal people” Paul Mescal. Dopo il passaggio per vari festival internazionali, il film sarà disponibile su Netflix dal 31 dicembre.
I blockbuster dell'estate, “Barbie” e “Oppenheimer”, riusciranno a battere il film-fiume di Martin Scorsese e i vincitori di Cannes e Venezia? Appuntamento il 23 gennaio con le candidature dei 96esimi Academy Award