A pochi giorni dall’uscita de «L’isola dei cani», il nuovo film in stop-motion, ripercorriamo la carriera del regista attraverso tutti i film e due cortometraggi
Sono sedici i registi che di cognome fanno ?Anderson?, ma solo uno può vantarsi di aver riempito centinaia di account Tumblr, di aver regalato GIF per Facebook, avatar e immagini di copertine. Palette cromatiche ristrette, uso ossessivo della simmetria, movimenti di camera rigorosamente sui carrelli e, all'occorrenza, qualche miniatura: ma non è stato sempre così. In occasione dell'uscita de «L'isola dei cani» ?" nei cinema italiani il giorno del suo 49esimo compleanno, il 1° maggio ?" provate a riesumare e (ri)vedere il film di debutto di Wes Anderson, «Un colpo da dilettanti»: faticherete a riconoscerlo.
Nato a Houston, in Texas, come il Max Fischer protagonista di una sua pellicola, Wes ha frequentato la St. John's, dove ha scritto e diretto alcune opere per l'Hoodwink Theatre, per poi passato studiare Filosofia all'università. Qui incontra gli amici con cui costruirà una carriera: Owen, Luke e Andrew Wilson. Suo fratello Eric Chase, intanto, diventa illustratore professionista ?" e alcune delle immagini qui sotto sono proprio frutto delle sue matite, realizzate in esclusiva per i DVD Criterion.
Citato da chiunque, dai Griffin ai nostrani Cani, nel 1998 Anderson fonda l'American Empirical Pictures, compagnia di produzione che gestisce ancora oggi. L'anno successivo intervista Sofia Coppola, incontra il fratello Roman, altro figlio di Francis Ford, e poi il loro cugino Jason Schwartzman: la comitiva di amici si allarga e si fa sempre più solida. Le otto pellicole che scrive con loro, dirige e chiede di interpretare lo porteranno a sei nomination agli Oscar. Passerà anche dai festival di Cannes e di Venezia, ma è soprattutto a Berlino che trova il successo: quattro volte in concorso, vince un Orso d'Argento per «Grand Budapest Hotel» e un altro per la regia de «L'isola dei cani», lo scorso febbraio.
Sceneggiatore, regista, produttore e attore ?" Wes Anderson è attualmente fidanzato con la costumista e attrice libanese Juman Malouf, da cui ha avuto la figlia Freya, che deve il nome alla protagonista del film «Bufera mortale». Alla carriera cinematografica ha affiancato da subito quella come regista di spot e cortometraggi: il primo, nel 2004, era per American Express; l'ultimo, dodici anni dopo, per H&M.
Un colpo da dilettanti (1996)
All'Università del Texas di Austin, dove studia Arte e Letteratura Inglese, Owen Wilson diventa amico di Wes Anderson: nel 1992 i due scrivono insieme il cortometraggio «Bottle Rocket», che Wilson interpreta e Anderson dirige, e viene proiettato al Sundance Film Festival del 1994. L'anno successivo la coppia rimette mano al copione e lo trasforma in un film di novantadue minuti, interpretato ancora una volta dallo stesso Wilson e dai suoi fratelli Luke e Andrew. Il film arriva in Italia a luglio del 1996 con il titolo «Un colpo da dilettanti». Dignan, appena uscito da un istituto psichiatrico, ritrova i vecchi compagni di banda che lo aspettano per mettere a punto il furto del secolo: ma sono delinquentelli improvvisati, e ovviamente va tutto storto. Niente che non si sia già visto e il risultato al botteghino è piuttosto deludente, ma la regia di Anderson è applaudita per il disegno dei personaggi e il loro rapporto con l'ambiente. Decide, insieme ai fratelli Wilson, di sfidare la sorte a Hollywood, e prendono casa a Los Angeles.
Rushmore (1998)
Jason Schwartzman esordisce non ancora maggiorenne nel ruolo di Max Fischer, brillante quindicenne con qualche mancanza in fatto didiligenza. Quando sta per essere espulso dal collegio di Rushmore stringe amicizia prima con Herman Blume ?" un industriale locale, benefattore della scuola ?" e poi con l'insegnante vedova di cui si innamora. Tra Max e Herman ci sono trent'anni di differenza, ma poco importa: i personaggi più giovani sono troppo maturi per la loro età e gli anziani, invece, troppo infantili. Allo stesso modo, al sentimento malinconico si affianca per tutto il tempo una vena umoristica: basti pensare alle incursioni da finto documentario. La critica americana impazzisce, ma in Italia il film arriva solo sulla pay-TV. Bill Murray viene candidato al suo secondo Golden Globe come miglior attore non protagonista, a quindici anni da «Ghostbusters». Owen Wilson, che con questa firma la terza e penultima sceneggiatura, si è intanto dato al cinema da cassetta con la regia di Ben Stiller e poi con quella di Michael Bay per «Armageddon».
I Tenenbaum (2001)
Come i personaggi dei cartoni animati, i Tenenbaum hanno sempre addosso lo stesso vestito: famiglia di ex geni della finanza, del teatro e del tennis, sono un misto tra i Glass di Salinger e i «Peanuts» di Schultz. L'unica citazione vera e propria sembrerebbe in realtà quella a Cormac McCarty, scrittore tossico e lavativo interpretato da Owen Wilson, che firma insieme ad Anderson anche questa sceneggiatura e ottiene la sua prima e unica nomination all'Oscar. Al regista ne arriveranno altre cinque, in tre diverse categorie. Gene Hackman, il capo della stirpe, divorzia dalla moglie Anjelica Huston, si inventa un tumore per impedirle di risposarsi, implora i figli di dargli alloggio perché è rimasto senza soldi e vince il Golden Globe come attore comedy. Tutti fumano e meditano in mezzo a manifesti, libri e giornali fittizi, scenografie minuziosamente ricostruite, colori pastello desaturati, i Beatles riarrangiati da Mark Mothersbaugh: questa seduta psicanalitica di famiglia, a metà tra il fumetto e la fiaba pop, segna l'inizio dello ?Stile Wes Anderson?: addio telecamera a spalla. Tra le dozzine di citazioni, il film è menzionato da John Green in «Teorema Catherine» e da Gabriele Salvatores in «Happy family».
Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004)
Dichiaratamente ispirato all'oceanografo documentarista Jacques-Yves Cousteau, Steve Zissou salpa a bordo della nave Belafonte alla ricerca dello squalo-giaguaro che avrebbe ucciso il suo migliore amico Esteban durante la missione precedente. Si aggiunge alla ciurma Ned Plimpton, che sostiene di essere suo figlio. Plimpton e Zissou sono interpretati ancora una volta, rispettivamente, da Wilson e Murray. Insieme ad Anjelica Huston, si aggiungono al cast le new-entry Cate Blanchett e Willem Dafoe. In gran parte girato in Italia - e con chiari rimandi a Fellini, Mellville e Meliès - il film esaspera il tono nonsense de «I Tenenbaum». Sequenze talmente surreali da risultare in-credibili quasi quanto i personaggi e il voto della critica è il più basso dell'intera filmografia: l'esordio «Un colpo da dilettanti», infatti, aveva ottenuto 4 punti in più su Metacritic. «Steve Zissou» però è selezionato per il concorso del Festival di Berlino e fa vincere alla nostra Milena Canonero il secondo Premio del Sindacato dei Costumisti Americani.
Hotel Chevalier (2007)
Jason Schwartzman e Natalie Portman, dopo essersi incontrati in «Rushmore», sono adesso due amanti chiusi all'interno di una stanza d'albergo a Parigi ?" che, in realtà, si chiama Hotel Raphaël. Il personaggio di Schwartzman, così simile al protagonista di un'altra sceneggiatura di Anderson in fase di scrittura, durante le riprese è stato plasmato per diventare l'anello di congiunzione con «Il treno per il Darjeeling», lungometraggio che sarebbe arrivato qualche anno dopo. «Hotel Chevalier», lungo 13 minuti, finanziato da Anderson stesso, è stato allora inserito in apertura al film presentato al Festival di Venezia come evento speciale. La Fox Searchlight Pictures dichiara di non interessata ad acquistarlo, perché il lungometraggio può essere visto tranquillamente anche senza l'incipit. Viene quindi reso disponibile su iTunes, dove è stato scaricato circa 500.000 volte in un mese: parte dell'interesse pubblico si deve alla prima scena di nudo di Natalie Portman. La sequenza incriminata l'ha reso vietato ai minori di 17 anni negli Stati Uniti, ai minori di 15 nel Regno Unito.
Il treno per il Darjeeling (2007)
Dieci anni dopo il debutto come attore, Jason Schwartzman firma la sua prima sceneggiatura. Lui e Anderson si sono ritrovati e non si separeranno più. Non manca neanche il fedele Owen Wilson: saltano a bordo dell'inesistente Darjeeling Limited con Adrien Brody. Sono tre fratelli separati dalla morte del padre che non si parlano da un anno, riavvicinati dall'incidente motociclistico di uno di loro, che suggerisce di intraprendere un cammino spirituale in India. La segreta missione del viaggio è raggiungere l'Himalaya, dove la madre Patricia si è fatta suora e vive in un monastero. Per otto secondi, verso la fine del film, (ri)compare Natalie Portman, mentre la macchina da presa si sposta da un vagone all'altro. Si trova in una camera gialla uguale a quella dell'Hotel Chevalier che gli spettatori più fortunati hanno visto nel prequel. Dopo la proiezione a Venezia, il film ha avuto un'accoglienza tiepida. Il New York Post, votandolo 38 su 100, ha addirittura scritto: «Se la cosa più interessante di un film è la valigia, allora abbiamo un problema».
Fantastic Mr. Fox (2009)
Il libro di Roald Dahl del 1970 si chiamava, in italiano, «Una volpe troppo furba»: Anderson ci rimette (fedelmente) mano insieme a Noah Baumbach, regista candidato all'Oscar per i dialoghi de «Il calamaro e la balena», già al suo fianco per la sceneggiatura di «Steve Zissou». Miracolosamente, nel cast, compaiono due nomi nuovi: George Clooney e Meryl Streep si aggiungono infatti ai consolidati Jason Schwartzman, Bill Murray e Owen Wilson. Degli interpreti però si sente solo la voce, perché Mr. Fox è una volpina animata in stop-motion e vestita secondo la moda degli animali abbigliati in epoca vittoriana. Padre e ladro gentiluomo, non riesce a smettere di rubare galline agli umani vicini di casa, rischiando di compromettere tutta la famiglia. I temi sono sempre quelli: le dinamiche casalinghe, i genitori immaturi, i figli sottovalutati e geniali, la ribellione scolastica (in questo caso ecologica) e il mito della seconda chance. Due nomination all'Oscar: miglior film d'animazione e migliore colonna sonora originale, firmata da Alexandre Desplat, che da questo momento in poi musicherà tutti i film del regista.
Moonrise Kingdom (2012)
1965. Un boyscout orfano e la figlia di una coppia in crisi, entrambi dodicenni, interpretano in chiesa il diluvio universale di Benjamin Britten, s'innamorano e scappano su una spiaggia deserta della fittizia New Penzance, all'anagrafe Rhode Island. Tutti li cercano: dall'amante della madre di lei al comandante meteorologo angosciato dall'avvento di un ciclone. La «fuga d'amore» del sottotitolo italiano dura poche ore. Per la prima volta, Wes Anderson viene selezionato per il concorso ufficiale del Festival di Cannes, dove apre la 65esima edizione; per la sesta, invece, dirige Bill Murray. Gli attori che interpretano i due protagonisti, Jared Gilman e Kara Hayward, entrambi esordienti, nel 2016 si sono poi concessi un cameo in «Paterson» di Jim Jarmusch e lei presta la voce a uno dei cuccioli de «L'isola dei cani». La critica americana si innamora, ma arriva una sola nomination all'Oscar: miglior sceneggiatura originale, scritta dal regista insieme a Roman Coppola. I due lavorano insieme già dal 2007 e l'anno successivo firmeranno lo spot «Candy» per Prada.
Castello Cavalcanti (2013)
Dopo «Candy», Prada presenta (e quindi finanzia) il cortometraggio «Castello Cavalcanti». Ambientato nel 1955, recitato in italiano e in inglese, mostra il pilota di Formula 1 Jed Cavalcanti nel momento in cui la sua automobile si schianta contro la statua di una folcloristica piazzetta e prende fuoco compromettendo l'intera gara. Nella città artificiale di Castello, capisce quindi di essere circondato dai suoi antenati e decide di fermarsi a cena mentre loro giocano a carte. Dietro al bancone del bar, Giada Colagrande ordina gli spaghetti. I costumi sono di Milena Canonero. Il corto, della durata di 8 minuti, è stato girato a Cinecittà e poi presentato alla Festa del Cinema di Roma. Alla fine del 2013 è stato pubblicato on-line riscuotendo un larghissimo consenso. Due anni dopo, nel 2015, la Fondazione Prada ha aperto un nuovo spazio a Milano e ha chiesto ad Anderson di arredarne il Bar Luce, dove il regista ha riproposto il bancone di questo piccolo film, un flipper ispirato a «Steve Zissou» e ha attinto per il resto al Neorealismo milanese.
Grand Budapest Hotel (2014)
Il Grand Budapest Hotel si trova nella Repubblica di Zubrowka, in una Mitteleuropa immaginaria, pretesto per mettere in scena una serie di scritti di Stefan Zweig e omaggiare il cinema di Ernst Lubitsch. Girato in Germania, tra Görlitz e la Sassonia, è una produzione franco-tedesca oltre che statunitense, e infatti vanta nel cast le superstar francesi Mathieu Amalric e Léa Seydoux. Agli immancabili Bill Murray (settimo film con Anderson), Owen Wilson e Jason Schwartzman, si aggiungono vecchie conoscenze come Willem Dafoe, Jude Law, Edward Norton, Saoirse Ronan e Tilda Swinton ?" che dopo un trucco di cinque ore interpreta una donna di 84 anni. Con un budget di circa 23 milioni di dollari, il film apre il 64esimo Festival di Berlino, dove vince il Gran Premio della Giuria, e incassa in tutto il mondo quasi 175 milioni. David di Donatello per il miglior film straniero, Nastro d'Argento ai costumi della nostra Canonero, Golden Globe per il miglior film comedy, cinque BAFTA, nove candidature ai Premi Oscar e poi quattro statuette: migliori scenografie, trucco e acconciature, costumi e migliore colonna sonora per Alexandre Desplat. Secondo il sondaggio della BBC, è il 21esimo miglior film degli anni Duemila.
Esce il primo maggio l'ultimo lavoro del regista americano, che torna a cimentarsi con la tecnica stop-motion in questa storia che è anche una satira politica
Dopo «Fantastic Mr. Fox» del 2009, il regista torna a cimentarsi con la tecnica stop motion in questo film in cui un ragazzino cerca di ritrovare il suo cane