Tra gli Stati Uniti e le altre galassie, tra auto volanti e conigli parlanti, piccola guida al regista che più di tutti ha saputo fare magie con la macchina da presa. Da «Forrest Gump» a «Ritorno al futuro», fino a «Benvenuti a Marwen»
Da dove viene lui non servono strade: il mago degli effetti speciali Robert Zemeckis nasce il 14 maggio del ’51 a Chicago, nell’Illinois, da madre italoamericana e padre di origini lituane. Durante gli ultimi anni del liceo inizia a girare i primi corti, e si diploma alla Scuola di Cinematografia della California. Scoperto e lanciato da Steven Spielberg, lavorerà spesso con Bob Gale, che scrive tutti e tre i capitoli di «Ritorno al futuro». Propio con questo film passa da Venezia e strega i bambini prima con la DeLorean e poi il cogniglio di «Chi ha incastrato Roger Rabbit». Eppure i primi film avevano mostrato uno spiccato talento per la commedia folle: con l’avvento di Tom Hanks le storie si fanno più serie, persistono enormi opere di post-produzione e la critica inizia ad acclamarlo. Viene candidato al suo primo Oscar a soli 35 anni, poi lo vince a 44: «Ma per averlo ho sacrificato i 20», racconterà. «In quel decennio, dalla scuola di cinema fino al compimento dei trent’anni, non ho fatto altro che lavorare: non avevo soldi, non avevo vita». All’inizio degli Anni 80 sposa l’attrice Mary Ellen Trainor, da cui ha un figlio, ma con cui fatica a bilanciare vita privata e lavoro; nel 2001 si risposa con Leslie Harter.
Pilota privato, più precisamente pilota di un Cirrus SR20, i titoli che produce sono doppi rispetto a quelli che dirige; né «Le verità nascoste» né «Cast away» sono sufficienti a frenare i detrattori: viene accusato ancora di essere interessato solo all’aspetto tecnico e digitale del cinema, nonostante la stampa ammetta che mai nessun altro regista ha utilizzato gli effetti speciali con uno scopo tanto drammatico. Al puro inserimento di computer-grafica nei film di finzione (da «Ritorno al futuro 2» e «Forrest Gump») segue la mirabolante performance capture di «Polar Express», «Beowulf» e «A Christmas carol». Nel 2004, torna nella lista degli A+ secondo il CinemaScore, la più importante società di ricerche di mercato con sede a Los Angeles: già dalla prima visione, i suoi film si prospettano dei grandi successi e nel ’94 i pronostici lo portano a 13 nomination dall’Academy e 668 milioni di dollari di incasso.
Dopo l’adrenalinico «The walk», in cui rimpiangeva le Torri Gemelle, e il meno prevedibile «Allied», si prepara a tornare in sala con «Benvenuti a Marwen», storia vera di Mark Hogancamp che passò nove giorni in coma e quaranta in ospedale dopo essere stato quasi ucciso a botte da cinque uomini. La tensione romantica di Brad Pitt e Marion Cotillard sembra già lontanissima: basta guardare il trailer per ritrovare la CGI a cui Bob ci aveva abituati.
1964: allarme a N.Y. arrivano i Beatles! (1978)
Sei ragazzi del New Jersey vanno a New York per assistere alla prima esibizione statunitense dei Beatles, in tv da Ed Sullivan, nel 1964. Qualche banalità, ma il primo film di Robert Zemeckis è anche la prima collaborazione con Steven Spielberg produttore: nonostante il modesto budget di 2,8 milioni di dollari, gli studi Universal tentennavano di fronte a un regista esordiente. Spielberg assicurò che in caso di necessità sarebbe subentrato lui stesso: la Universal avrebbe quindi avuto una buona opera prima, oppure un altro film di Spielberg.
All’inseguimento della pietra verde (1984)
Un’affermata scrittrice di romanzi d’appendice cerca la sorella scomparsa in Colombia: si ritrova con Michael Douglas, giramondo avventuriero, a dare la caccia a uno smeraldo fra foreste e coccodrilli. Il motto di Zemeckis è: «Nulla sul serio, ma tutto per bene» e lo aiuta la sceneggiatura dell’esordiente Diane Thomas, che firmerà anche il sequel «Il gioiello del Nilo». Nomination all’Oscar per il montaggio, due candidature ai Golden Globe: miglior film e attrice comedy, Kathleen Turner, che quell’anno era protagonista anche di «China Blue».
Ritorno al futuro (1985)
Il diciottenne Marty stringe amicizia con l’inventore Emmett Brown che lo manda indietro al 1955 facendo innamorare la sua futura mamma. «Ritorno al futuro» avrà un seguito nell’89 e un altro nel ’90. Grazie alla Vista Glide, si ripetono sequenze dei film precedenti ma inquadrate da differenti angolazioni e Michael J. Fox è in scena nei panni di se stesso, di suo figlio e di sua sorella. La svolta western ammazzerà il terzo film, ma il cult è ormai fatto: Oscar al montaggio sonoro, nomination ai BAFTA, Golden Globe e Grammy. Lo sceneggiatore Bob Gale darà vita a una serie animata nel ’91.
Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988)
Hollywood, 1947. Il coniglio Roger Rabbit è accusato di omicidio. Il movente: la gelosia per la moglie Jessica, tutta curve e voce roca di Kathleen Turner. Bob Hoskins, avvocato difensore, troverà il vero assassino, un uomo che vuole spezzare l’armonia (anche sullo schermo) tra cartoon ed esseri umani. Tre Oscar – montaggio, effetti visivi e montaggio sonoro – più una statuetta speciale per i personaggi animati, tra cui compaiono Betty Boop, Topolino e Bugs Bunny: cambiarono definitivamente l’approccio tecnico del cinema digitale.
La morte ti fa bella (1992)
Dopo «Roger Rabbit» e i sequel di «Ritorno al futuro», Zemeckis poteva applicare gli effetti visivi anche addosso agli attori: lo fa su Meryl Streep e Goldie Hawn, la prima cantante, la seconda scrittrice, entrambe cinquantenni e innamorate dello stesso uomo. Chiedono a Isabella Rossellini di mantenerle giovani per sempre; lei invece le fa diventare morte viventi. Altro Oscar, e BAFTA, agli effetti speciali della IL&M di George Lucas, la critica fu tiepida, ma incassò 150 milioni di dollari nel mondo e portò la Streep alla decima nomination al Golden Globe.
Forrest Gump (1994)
In trent’anni di storia americana, il paraplegico Forrest Gump assiste alla guerra del Vietnam, a Elvis e a John Lennon, alle contestazioni, alla malattia della donna che ama Robin Wright, alla perdita della gamba di Gary Sinise e – seguendo alla lettera i consigli di mamma Sally Field – riesce a guarire. Tripudio di buonismo, Premi Oscar e dollari: fu il film più visto del ’94 dopo «Il re leone» e diede a Zemeckis la sua prima statuetta come regista, mentre a Tom Hanks la seconda consecutiva come attore protagonista.
Contact (1997)
Jodie Foster, astronoma ricercatrice, capta i segnali dalla stella Vega e riesce faticosamente a farsi mandare in orbita: il viaggio spazio-temporale, però, pare non esserci mai stato. Dal libro di Sagan, con cui condivide le teorie, il film ottenne una sola nomination all’Oscar per il sonoro. Si tratta di una delle prime apparizioni di Matthew McConaughey, attivo al cinema da appena quattro anni; ma è la sequenza della corsa di Jena Malone verso lo specchio a fare la Storia.
Cast away (2000)
Nei sedici mesi di lavorazione, Robert Zemeckis riuscì a girare anche «Le verità nascoste», per lasciare a Tom Hanks il tempo e il modo di dimagrire 22 kg. Lui interpreta un top manager scampato a un disastro aereo che sopravvive per cinque anni su un’isola deserta, in compagnia di un ormai iconico pallone da volley. Nuovo giro di nomination per Hanks (vinse il Golden Globe, ma perse l’Oscar contro il gladiatore Russell Crowe) e quasi 500 milioni di dollari incassati nel mondo: fu uno dei film più visti dell’anno dopo «Mission: Impossible 2».
Polar Express (2004)
Un bambino scettico del Natale sale su un treno che lo porta fino al Polo Nord, in tempo per assistere a Babbo Natale che distribuisce i doni agli elfi. Attraverso la tecnica della performance capture, Tom Hanks interpreta sei ruoli: Santa Claus e Scrooge, il capotreno e un vagabondo, lo stesso bambino e suo padre. Nel 2006 entra nel Libro dei Record come il primo film digitale interamente in motion capture e vince il Grammy per la canzone «Believe». Zemeckis rifarà la stessa cosa per «A Christmas carol», con Jim Carey in otto personaggi.
Flight (2012)
Whip Whitaker è un abilissimo pilota che, ritrovatosi ai comandi di un aereo guasto, riesce a effettuare un atterraggio d’emergenza limitando al minimo i danni, del mezzo e dei passeggeri. È però anche alcolizzato, e tossicodipendente: dovrà affrontare un lungo processo per approfondire le sue condizioni durante il volo. Sesta nomination all’Oscar per Denzel Washington e settima ai Golden Globe; candidatura anche per la sceneggiatura di John Gatins, ispirata a un vero disastro: lo schianto dell’Alaska Airlines 261 del 31 gennaio 2000.
Benvenuti a Marwen (2018)
Versione narrativa del documentario «Marwencol» del 2010, storia del trentenne Mark Hogancamp, brutalmente picchiato da un gruppo di persone in un bar. Dopo gravi lesioni al cervello, dovette imparare daccapo le sue abilità motorie e verbali e invece di seguire una terapia a pagamento sfogò l’estro costruendo una città-modello della Seconda Guerra Mondiale con bambole e materiali di ogni tipo che trovava nel suo negozio di bricolage. Previsto in Italia per il gennaio 2019, vede protagonisti Steve Carell, Diane Kruger e Leslie Mann.
Straordinario film diretto da Robert Zemeckis, ebbe un enorme successo di pubblico e fece incetta di nomination e premi, confermando l’immenso talento di Tom Hanks.