Steven Spielberg in 20 film da vedere

Il cinema degli Anni 80 e 90 che ha fatto la Storia è passato tutto da lui: regista, produttore, ma prima di tutto “sognatore”

Steven Spielberg sul set di «Jurassic Park»  Credit: © 2011 Murray Close / Getty Images
13 Agosto 2018 alle 09:00

Produttore di più di 150 film - di cui ha diretto circa un terzo – se chiedessimo a Steven Spielberg quale sia il suo lavoro ci risponderebbe come fece nel 1985 al Time: «Io di mestiere sogno». Coetaneo e amico di George Lucas, Francis Ford Coppola, Martin Scorsese e Brian De Palma, a differenza loro non ha frequentato nessuna prestigiosa scuola di cinema, ma ha comunque partecipato alla nascita della Nuova Hollywood degli Anni 70. Film di intrattenimento, pellicole efficaci, piacevoli e soprattutto molto redditizie, che avevano fatto dell’incanto il marchio di fabbrica. Nei primi anni Duemila il regista di Cincinnati cambia registro, incupendosi: dall’incanto passa al disincanto, attingendo soprattutto alla Storia.

Il pubblico non sempre reagisce bene, ma l'opera del regista è talmente vasta e vivace che è quasi impossibile riassumerla. Da enfant prodige nel 1959 (gira il suo primo corto a tredici anni) ad adulto inquieto nel 2018, con circa venti film in produzione fra sequel, opere originali e adattamenti, da «Tintin» a «Men in black» e «West Side Story». Spielberg ha scritto la storia del cinema degli Anni 80 e 90 con pellicole e personaggi immortali, sia come regista (Indiana Jones, Elliott ed E.T.) che come produttore: i Gremlins, i Goonies e soprattutto Marty McFly e il dottor Emmett Brown. Nel 1981 fonda la Amblin Entertainment e nel ’94 la DreamWorks, con la quale produrrà anche serie animate di immenso successo italiano: i «Tiny Toons», gli «Animaniacs», e «Mignolo e Prof».

A metà degli Anni 90 risulta l’uomo più ricco del mondo dello showbusiness dopo Oprah Winfrey, che aveva diretto ne «Il colore viola». Oggi, secondo Forbes, è ancora uno dei 500 uomini più ricchi del mondo. Il Daily Telegraph lo inserisce al 26esimo posto fra i 100 geni viventi e il 21 marzo scorso i nostri David di Donatello l’hanno insignito della statuetta alla Carriera, che va ad aggiungersi ai due Oscar ricevuti per «Schindler’s list», a quello per la regia di «Salvate il soldato Ryan», ai tre Golden Globe, i quattro EMMY e il Leone d’Oro. Tanti anni di esperienza e resta salda una tradizione: non essere presente durante l’ultimo giorno di riprese. Ai tempi de «Lo squalo» sembra infatti che tutta la troupe avesse pianificato di gettarlo in mare a film ultimato: Spielberg non si presentò sul set.

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