Da La spia che venne dal freddo con Richard Burton fino a Il traditore tipo con Ewan McGregor. Ecco lo scrittore che, da più di mezzo secolo, ci regala grandi spy movie!

La spia che venne dal freddo (Martin Ritt, 1965)
Con uno degli incipit più emozionanti di tutti i tempi, il film di Martin Ritt è ormai un caposaldo degli spy-movie. Protagonista un Richard Burton in stato di grazia che interpreta un tormentato agente segreto costretto al doppio (e triplo) gioco dai suoi superiori, il film inizia e finisce attorno al muro di Berlino, tra il filo spinato e le guardie armate e ci trasporta in un’epoca che può sembrare lontanissima solo a chi è nato dopo il 1989.
Chiamata per il morto (Sidney Lumet, 1966)
Il film che il grande Lumet (autore, tra le altre cose, di capolavori come La parola ai giurati e Serpico) ha tratto dal romanzo di Le Carré non è tra i suoi più famosi. Eppure andrebbe ripescato: prima di tutto troviamo un cast davvero brillante, capitanato da James Mason e impreziosito da Maximilian Schell e Harriet Anderson. Poi è tratto dal libro che ha segnato l’esordio letterario di Le Carré e che vede protagonista per la prima volta George Smiley, il personaggio ricorrente in molti romanzi dello scrittore inglese. La storia, ambientata (e scritta) in piena guerra fredda, vede un agente del controspionaggio svolgere alcune indagini su un collega accusato di simpatie sovietiche... Inutile dire che questo è solo il punto di partenza: come spesso avviene con Le Carré, le cose non sono come sembrano e i colpi di scena si susseguono fino alla fine.

Lo specchio delle spie (Frank Pierson, 1969)
Lo specchio del titolo si riferisce a una superficie di vetro (e dunque potenzialmente trasparente) che deforma e ribalta la realtà. Tutto l’universo costruito da Le Carré si aggira spesso attorno a questo concetto, ovvero a quanto il mondo dello spionaggio sia intento a ideare trappole nelle cui spire finiscono imprigionati gli stessi agenti che le hanno costruite. Di questo film meno si dice e meglio è, ma è tutto sommato un bene che, nonostante l’interpretazione di Anthony Hopkins, sia stato quasi del tutto dimenticato: quando lo vedrete sarete senz’altro digiuni di spoiler e lo apprezzerete ancora di più.
La tamburina (George Roy Hill, 1984)
Ancora un grande regista si misura con gli intrighi orditi da Le Carré: questa volta è il turno di George Roy Hill (a cui dobbiamo opere come La stangata e Butch Cassidy), che purtroppo sforna qui un film minore, pur avvalendosi di una stella di prima grandezza come Diane Keaton. La storia ruota attorno a un’attrice che viene contattata dal Mossad (i servizi segreti israeliani) per incastrare un terrorista palestinese, spacciandosi per la fidanzata del fratello ucciso. Una volta tanto si tratta di un film d’azione più che d’alta tensione, ed è forse questo l’aspetto che ha fatto sì che il film sia invecchiato piuttosto maluccio. Il romanzo è però davvero molto riuscito e all’epoca fu tra i finalisti all’Edgar Award (il premio letterario per i migliori libri mistery) gomito a gomito con Il nome della rosa di Umberto Eco: entrambi uscirono sconfitti.
La casa russia (Fred Schepisi, 1990)
Negli anni del disgelo esce questo romanzo che ha un ottimo successo di pubblico e critica. È dunque scontato che appena un anno dopo anche l’adattamento cinematografico veda la luce – anzi il buio – della sala. Una storia di spionaggio, ma anche e soprattutto una storia d’amore, tra l’inglese Barley (Sean Connery) e la russa Katya (Michelle Pfeiffer), due personaggi la cui unione in passato sarebbe stata impensabile a causa della cortina di ferro.
Il sarto di Panama (John Boorman, 2001)
Tra i libri di Le Carré, questo è sicuramente quello che si prende meno sul serio. Infatti è a sua volta ispirato a Il nostro agente all’Avana, unica parentesi quasi comica di Graham Greene, altro grandissimo esponente della letteratura di spionaggio. Il protagonista del film è Pierce Brosnan, doppiamente perfetto in quanto all'epoca era il James Bond in carica, e dotato di quel sense of humour fondamentale per il personaggio, mentre Geoffrey Rush, nel ruolo del sarto del titolo, è il vero mattatore del film. Non aspettatevi brividi e grandissimi colpi di scena: è un divertissement confezionato a uso e consumo degli amanti del genere, per sorridere un po’ dei cliché degli spy-movie e, perché no, anche di se stessi.
The Constant Gardener – La cospirazione (Fernando Meirelles, 2005)
Esaurito il filone guerra fredda, Le Carré passa un breve periodo di crisi, ma quando nel 2001 pubblica il libro Il giardiniere tenace torna al successo a cui era abituato. Questa volta il protagonista è un diplomatico britannico di stanza in Africa (nel film interpretato da Ralph Fiennes) che dopo il misterioso omicidio della moglie (Rachel Weisz, che per questo ruolo ha vinto l’Oscar come Miglior Attrice non Protagonista) scopre uno scandalo che coinvolge un’importante industria farmaceutica, alle prese con la sperimentazione illegale di un certo farmaco. Liberamente ispirato a fatti realmente accaduti, è il film che ha rilanciato il nome di Le Carré nel firmamento cinematografico. Da vedere, assolutamente.
La talpa (Tomas Alfredson, 2011)
Un cast che trabocca di grandissime star (Gary Oldman, Colin Firth, John Hurt, Mark Strong, Tom Hardy, Toby Jones, Benedict Cumberbatch) per la storia forse più amata da Le Carré: ciò che avviene in La Talpa è infatti a grandi linee ispirato agli eventi che hanno portato all’esclusione dello scrittore dall’MI6, proprio a causa di una talpa che, rivelando i nomi degli agenti, ha di fatto bruciato le carriere di diversi colleghi. Assicuratevi di guardare il film a mente fresca perché la storia è estremamente complessa, e forse la dimensione più estesa da serie TV (realizzata nel 1979 in 7 puntate con protagonista Alec Guinness) era in effetti più azzeccata, ma vale la pena di tuffarsi in questi 127 minuti di pura suspense, anche solo per godere di una serie di grandissime prove attoriali.
La spia – A Most Wanted Man (Anton Corbjin, 2014)
La spia è un thriller molto teso che si dipana attorno a un agente segreto tedesco che cerca di incastrare un terrorista islamico apparentemente insospettabile. Tratto dal romanzo Yssa il buono, il film è principalmente (e tristemente) ricordato per essere l’ultimo film con Philip Seymour Hoffman, ma l’ultima interpretazione di quell’ottimo attore americano non deve offuscare quelle del resto del cast, tutte pregevoli, a partire da Rachel McAdams, passando per Robin Wright e Daniel Brühl, fino a Willem Dafoe, sempre bravissimo.
Il traditore tipo (Susanna White, 2016)
Se un sedicente “N° 1 dei riciclatori della mafia russa” vi affidasse una chiavetta USB da consegnare ai servizi segreti del vostro Paese, cosa fareste? Perry (Ewan McGregor) obbedisce, sottovalutando il fatto di restare coinvolto in un pericoloso intrigo a base di spie, doppigiochi e ricatti, e pensare che lui era un semplice insegnante. Chissà quanto c’è di autobiografico in questa storia, visto che anche Le Carré è stato reclutato nell’MI6 ai tempi in cui insegnava all’università. Della regista del film sappiamo poco, ma la presenza di McGregor, Stellan Skarsgård e soprattutto Damian Lewis (il controverso Brody della serie TV Homeland) che col doppiogioco ha dimostrato di saperci fare, sono una ragione sufficiente per comprare il biglietto.