Ezio Greggio: «La comicità? Ha mille volti, proprio come me»

Il conduttore di Striscia dirige a Monte Carlo la 15a edizione del Festival de la Comédie. «Se faccio questo mestiere è grazie a... Jean-Paul Belmondo»

Ezio Greggio
1 Marzo 2018 alle 14:33

«Al mio segnale scatenate l’inferno. O almeno, fate un po’ di casino!». Ezio Greggio ricorda questa battuta del suo film «Box Office 3D» (dove prendeva in giro i kolossal di Hollywood) per spiegare come è nata la sua pazza idea di dar vita a un festival interamente dedicato alla comicità. «Volevo combattere il pregiudizio per cui le commedie non erano quasi mai invitate a Venezia o a Cannes, o premiate alla cerimonia degli Oscar. E se oggi il tabù è caduto, forse è anche un po’ per merito mio». Così, mentre a Monte Carlo si svolge la 15a edizione del suo Festival della Commedia, ecco l’occasione giusta per parlare con lui di che cosa sia l’umorismo.

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Greggio, esiste un segreto della comicità?
«Certo che esiste, lo sto cercando da 40 anni! Io, come tutti gli altri comici».
Diciamo la verità: il pregiudizio contro le commedie c’è ancora...
«Perché si pensa che “divertente” sia sinonimo di “superficiale”. E invece nella comicità c’è di tutto, dalle torte in faccia delle vecchie comiche ai riferimenti colti di Woody Allen. Ecco perché è così difficile definirla».
I più grandi?
«Totò, Stanlio e Ollio, Buster Keaton, Alberto Sordi, Jerry Lewis, Nino Manfredi... devo continuare?».
Il film più comico di tutti i tempi?
«“Frankenstein Junior” di Mel Brooks».
Il film più comico di Ezio Greggio?
«Continuo a ricevere lettere e messaggi per i due capitoli di “Yuppies”. Tanto che mi piacerebbe girare uno «Yuppies 3 - Dove sono finiti?”. Ma solo se ci fosse una sceneggiatura irresistibile».
Lei viene da una terra di grandi comici?
«A dire il vero dalle mie parti, a Biella, la cosa più comica che vedessi in giro erano certi maglioni. Però la mia famiglia è di origini venete, e lì amano parecchio scherzare. Come mio padre, che mi ha trasmesso l’ironia».    
Non la voleva bancario?
«No, mi ha sempre lasciato libero di scegliere. Io volevo fare il comico fin da quando, in gita scolastica a Parigi, avevo incrociato per caso un set con Jean-Paul Belmondo. Ho fatto finta di perdermi e sono rimasto lì fino a sera. Però è vero che la mia prima esperienza di lavoro fu in banca. Dopo sei mesi mi sono licenziato. Ricordo che mi hanno invitato all’annuale cerimonia degli addii e a tutti i pensionati hanno dato una scatola con dentro una medaglia d’oro. A me, solo la scatola. Uno dei premiati mi disse: “Bravo, hai perso una medaglia, ma hai vinto una vita”».
E poi?
«La gavetta. Sempre con l’idea di conoscere i migliori. Nello spettacolo funziona così: conosci qualcuno che ti fa conoscere qualcuno che ti fa conoscere qualcuno finché, si spera, incontri un maestro. Un giorno mi hanno fatto conoscere Mel Brooks. Per conquistarlo ho finto di essere meridionale, perché mi avevano detto che adorava i parenti di sua moglie Anne Bancroft, che erano della Basilicata».
«Ma lo sa che lei è proprio un bel volpino?» verrebbe da dire citandola. Altri incontri benedetti?
«Gianfranco D’Angelo mi ha fatto conoscere Antonio Ricci, un altro maestro. Ed è cominciata l’avventura di “Drive in” e poi di “Striscia”».
A proposito, lei ha aiutato «Striscia» a entrare nel Guinness dei primati come il programma satirico più longevo del mondo. Un’altra citazione l’ha ottenuta per il film dove recitano ben otto registi («Il silenzio dei prosciutti»). Prossimo record?
«Vorrei essere l’italiano che ha vinto più Oscar dopo i 63 anni. Mi sto preparando».
La cosa più divertente che le sia capitata nella vita?
«Gli scherzi che io e Gianfranco D’Angelo ci inventavamo quando giravamo l’Italia in tournée».
Ce ne racconti uno.
«Eravamo a Olbia, non riuscivamo a dormire. Abbiamo preso l’elenco telefonico e fatto un numero a caso, fingendo di chiamare da una nave alla deriva che aveva un disperato bisogno di segnalazioni. Morale: abbiamo convinto un povero signore ad agitare un lenzuolo dalla finestra per quattro ore filate. Ogni volta che minacciava di smettere, gli passavamo un altro “membro dell’equipaggio disperato”, cambiando voce. Alla fine però, sia chiaro, “tutti” lo hanno ringraziato per l’avvenuto salvataggio. Era davvero commosso. Credo stia ancora aspettando che esca la notizia sui giornali».

una rassegna tutta da ridere

Il «Festival de la Comédie», diretto da Ezio Greggio, si tiene in questi giorni a Monte Carlo, nel Principato di Monaco. Sarà proprio Greggio, in compagnia di Federica Nargi, a condurre la serata finale di sabato 3 marzo, con la proclamazione del film vincitore. In giuria, Claude Lelouch, Nancy Brilli, Valeria Solarino e Nick Vivarelli; tra gli ospiti, Christian De Sica, Gabriele Muccino, Maria Grazia Cucinotta, Nicola Piovani e Paola Cortellesi.

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