Siamo entrati nel backstage di una delle più spettacolari produzioni al mondo, oggi (e fino a febbraio 2019) anche in Italia
Uno dei colossal più amati del cinema diventa uno degli spettacoli più ambiziosi del Cirque Du Soleil. A partire dal 15 novembre, è arrivato in Italia «Toruk», lo show ispirato (e autorizzato da James Cameron) all'ambientazione e ai personaggi del film «Avatar», in una veste del tutto eccezionale. Al PalaAlpitour di Torino ha preso il via una serie di date, le prime in Italia. È una produzione enorme che abbiamo avuto la fortuna di conoscere da vicino, anzi, da dietro le quinte. Ecco cosa ci hanno raccontato.
Le date di «Toruk» in Italia:
dal 16 al 18 novembre a Torino
dal 21 al 25 novembre a Bologna (Casalecchio di Reno)
dal 14 al 17 febbraio 2019 a Milano
Le foto di «Toruk», lo spettacolo del Cirque Du Soleil ispirato a «Avatar»
Come nasce «Toruk»?
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Janie Mallet, l'addetta alle relazioni con la stampa del Cirque De Soleil. Lei conosce più di chiunque altro i dettagli (e i segreti) di questo show. «Lo spettacolo è frutto di una collaborazione molto stretta e reale con James Cameron» spiega «ogni singolo dettaglio è stato approvato e avvalato da lui e dai suoi collaboratori».
Mostrandoci il palco durante le prove, ha detto: «Ci sono voluti cinque mesi per dare vita all'intero show e oggi abbiamo al massimo 12 ore per montare e non più di 3/4 per smontare tutto» spiega «su questa struttura che rappresenta Pandora ci sono più di 40 tra performer, ginnasti e ballerini che viaggiano da un paese all'altro per far conoscere “Toruk - Il primo volo” in tutto il mondo».
L'esordio assoluto è stato a dicembre 2015 in Canada: facendo i conti entro la fine delle date per ora confermate arriveranno a toccare 92 città sparse su tutti i continenti. In media, in ogni palazzetto propongono tre spettacoli, a volte con una doppia replica. Immaginate quante volte è stato proposto e diffuso finora.
Un lungo lavoro di sperimentazione è servito prima per capire in che modo potevano essere utilizzate alcuni oggetti di scena nello show: ci sono aquiloni, strutture gonfiabili su cui arrampicarsi e una fortissima interazione con immagini proiettate sulla scenografia. Ogni artista ha lavorato sulle indicazioni registiche ma ha forti margini di libertà e opinione per rendere lo show spettacolare e sicuro. «Toruk cambia ogni volta che viene messo in scena» spiega Janie «da tre anni i suoi attori personalizzano i movimenti e li migliorano. Mai uno show sarà identico a un altro».
La storia (prima di Avatar)
La storia realizzata da Michel Lemieux and Victor Pilon è di fatto un prequel ambientato molto tempo prima dei fatti raccontati dal colossal «Avatar». Tutto gira intorno a una pesantissima minaccia che incombe sui nobili Anurai. I ricordi ancestrali del clan vengono «visualizzati» attraverso un narratore che parla nella lingua locale. Non era mai accaduto prima in uno show del Cirque: una voce italiana racconta i fatti salienti ma tutto il resto dei dialoghi è in lingua Na'vi, usata comunemente nel mondo finzionale di Pandora.
Codificata con un complesso lavoro linguistico, i dialoghi proposti in tutto il mondo sono ufficialmente quelli del film. «Pensate che nel nostro gruppo Facebook i fan ogni tanto si parlano in Na'vi» dice Janie «perché un po' come altri grossi brand fantasy, c'è una forma di culto per questo linguaggio».
Nello show ci sono alcuni personaggi (specie quelli animali, molto presenti nello spettacolo) che già abbiamo visto nel film e altri che invece sono stati ideati appositamente per «Toruk». «Alcune di queste creature potrebbero apparire nei prossimi film di Avatar previsti dal 2020 in poi» spiega ancora «quindi nel caso in cui dovessero effettivamente apparire nelle pellicole, sappiate che arrivano da qui». Tra i grandi animali già visti c'è il Grande Leonopteryx, altrimenti chiamato Toruk, una sorta di drago tenuto in aria da sei persone. Un macchinario è in grado di aprire le ali, ma tutto il resto viene gestito da un gruppo di burattinai professionisti.
I super artisti
La famiglia di «Toruk» è fatta di tanti ragazzi (ma anche uomini e donne oltre i 40 anni) che inseguono la loro più grande passione: fare circo contemporaneo di altissimo livello. «Non c'è un sogno più grande che lavorare per il Cirque Du Solei» ci spiega l'acrobata Tiago Figuereido, 26enne di origine portoghese ma che conosce molto bene in italiano visto che qui ha trovato (per un certo periodo di tempo) l'amore.
Tiago è Entu, uno dei tre personaggi principali. Sorridente, ci racconta la sua storia: «Vengo dalle gare di atletica ma ho lavorato per tanto tempo nel mondo delle crociere, degli alberghi, dei villaggi turistici» spiega «essere qui è come essere arrivati al punto più alto della carriera». Il giovane Tiago Figueiredo, esperto di «verticalismo», qui si confronta con una presenza in scena costante e molto impegnativa a livello fisico.
«Questo lavoro comporta dei sacrifici che vengono chiamati tali solo da chi li vede da fuori» dice «il mio corpo è uno strumento, l'unico strumento che ho per guadagnare. Una grossa parte del mio lavoro è tenerlo in forma e allenato. Lavoro qui solo da sei mesi ed è un traguardo immenso per me».
Lo stesso sorriso arriva da Elia Aymon, nata nella Svizzera francese, ma perfettamente in grado di parlare italiano. Il motivo è che ha studiato per tanti anni a Torino arte circense: «Il piemonte è una delle regioni ideali per imparare le arti del circo» spiega «qui ho imparato molto di quello che so e ho anche insegnato qui».
Di base ballerina classica con una grande dose di coraggio, si è tuffata in questa avventura con grande entusiasmo «ogni giorno ci alleniamo almeno due ore per provare i passaggi più impegnativi» dice «mi piace tanto la possibilità che ci viene data di far ruotare i personaggi e scegliere i più adatti a noi in base al nostro stato fisico». Lei userà dei «ventagli» alti più di due metri: con una particolare tecnica, riesce a farli ruotare attorno al suo corpo creando dei giochi visivi eccezionali. «È molto pesante questa struttura» dice «diventa gestibile solo governandola nel modo corretto».
Solo le parti principali gli atleti hanno un loro sostituto che comunque non rimane mai in panchina. «Non diciamo mai che un ruolo per noi è l'unico nello show» spiega Elia «perché a seconda delle condizioni fisiche veniamo chiamati a interpretare tutti i ruoli. Per esempio, quando abbiamo due repliche in un solo giorno, ci alterniamo tra i ruoli più faticosi e quelli, per così dire, di contorno».
La recensione di «Toruk»
Uno degli aspetti poco percepiti da chi segue da anni gli spettacoli del «Cirque Du Soleil» è l'assoluta differenziazione di «Toruk» da quello che è stato fatto in passato. Nella rappresentazione vista, però, il fuoco non è più solo sull'aspetto circense. La storia, i personaggi e soprattutto «l'immersione visiva» del film sono protagonisti di questa produzione, tra parti recitate e una dinamica degli eventi giustificata dalla ricerca dei simboli sacri. È il modo nel quale un circo innovativo come il loro, fa sperimentazione con nuovi linguaggi.
Il livello del cast è altissimo, così come le idee messe in campo per rendere un "parterre" di palasport, un mondo intero pieno di sorprese. Le due ore dello show passano velocissime e quasi si sente la necessità che lo spettacolo abbia una sua continuazione. La visuale (quasi) a 360 gradi permette di avere un'esperienza immersiva e «personalizzata» in base ai posti a sedere scelti. Lo show, nato per avere una sua continua evoluzione replica dopo replica, non può stancare gli atleti e quindi nemmeno gli spettatori.
«Toruk», adatto a qualsiasi età per modalità di narrazione ed eventi raccontati, riesce ad essere spettacolare bilanciando gli elementi del circo con quelli del teatro. Tra tutte le cose più belle dello show, una menzione particolare va a Priscilia Le Foll: è riuscita con la sua voce sensazionale a immergere il pubblico nel «setting» tanto quanto gli effetti speciali.
Se il film «Avatar» è costruito attorno a riproduzioni in 3D e effetti visivi d'avanguardia, «Toruk» ti porta dentro quelle stesse emozioni attraverso l'elemento emotivamente più potente, quello umano.