Ruggero Deodato: il nostro ricordo del regista di “Cannibal Holocaust”

Lo ricordiamo per le sue intuizioni creative, l'originalità e le intriganti provocazioni

5 Gennaio 2023 alle 11:06

Ci ha lasciati il 29 dicembre, a 83 anni, il regista Ruggero Deodato. Nato a Potenza ma cresciuto a Roma, deve la sua fama principalmente alle controversie – ma anche alle innovazioni – scatenate dal cult da lui diretto nel 1980: "Cannibal Holocaust". Lanciato da una campagna marketing che lasciava a intendere che si trattasse di una specie di documentario, quasi uno snuff, in cui i personaggi del film erano realmente morti davanti alla cinepresa, era stato immediatamente censurato in quasi tutto il mondo e, in Italia, dovette sottostare a un processo in cui venne chiesto di dimostrare che gli attori erano ancora vivi.

Col tempo il film venne riabilitato e dovette uscire "Blair Witch Project" nel 1999 per riconoscere che "Cannibal Holocaust" ne era un precursore che non solo era stato pubblicizzato in modo simile sfumando i confini tra realtà e finzione, ma ne aveva anticipato lo stile di riprese detto "mockumentary", o "found footage", in cui ciò che vediamo a schermo sono le immagini girate da un personaggio stesso del film. Il genere era in seguito diventato un popolare trend di Hollywood, che include la saga di "Paranormal Activity" e svariate dozzine di imitatori. E Deodato aveva potuto godere di un revival internazionale, della stima di Quentin Tarantino e Oliver Stone, e degli omaggi di Eli Roth che l'aveva voluto per una comparsata nel suo "Hostel 2" e aveva poi girato "Green Inferno", dalla trama molto simile a "Cannibal Holocaust".

Ruggero amava citare come i francesi lo chiamassero "Monsieur Cannibal", ma a parte quello rifiutava, giustamente, l'etichetta di regista horror. In primo luogo perché definiva "Cannibal Holocaust" un film "realistico": la sua ispirazione era Roberto Rossellini, con cui aveva spesso collaborato in qualità di assistente o regista della seconda unità. "Cannibal Holocaust" deve il suo "orrore" all'estrema violenza delle sue scene esplicite, ma al di là di quello presentava un messaggio di condanna ai media che spesso auto-costruiscono i loro sensazionalistici scoop risultando più disumani e deplorevoli delle situazioni che rappresentano.

In secondo luogo, perché durante la sua lunga carriera aveva attraversato i generi più disparati: azione, avventura, western, peplum, commedia, erotico, sentimentale, fantasy, giallo. Dopo una gavetta all'ombra di Roberto Rossellini, Mauro Bolognini e Sergio Corbucci aveva esordito formalmente con il supereroistico "Fenomenal e il tesoro di Tutankamen" nel 1968, ma è dal suo poliziottesco del 1976, "Uomini si nasce, poliziotti si muore", e degli incredibili stunt spericolati girati in pieno centro a Roma, che inizia a farsi seriamente un nome.

Nel 1977 gira "Ultimo mondo cannibale": se non si fosse superato da solo pochi anni dopo, sarebbe il miglior film del filone. I guai giudiziari di "Cannibal Holocaust" rischiano di mettergli seriamente i bastoni fra le ruote, ma Deodato era riuscito nel frattempo a girare subito un altro classico: "La casa sperduta nel parco" ribalta il punto di vista classico dello slasher mostrando un truce serial killer alle prese con un gruppo di giovani ricchi che lo invitano a una festa e si prendono gioco della differenza di stato sociale fino quasi a confondere le simpatie dello spettatore.

Deodato gira poi altri due action, "I predatori di Atlantide" e "L'inferno in diretta", che lo fanno notare dalla Cannon, nota casa di produzione che in quel periodo era nota soprattutto per i film di Chuck Norris, Charles Bronson e gli ultimi di Sylvester Stallone. Nel 1987 gli affidano il budget più grosso della sua carriera e un copione fantasy: "The Barbarians". Avrebbe dovuto essere un serissimo clone di "Conan il barbaro", ma Deodato intuisce la verve dei suoi improbabili protagonisti – i gemelli body builder David e Peter Paul – e lo trasforma in un'avventura scanzonata e divertente. Alla Cannon sono talmente impressionati da proporgli di dirigere un film su Spider-Man, di cui allora possedevano i diritti: purtroppo, falliranno prima di poterlo realizzare. Nel frattempo, sempre del 1987 è il notevole "Camping del terrore", il suo unico vero horror.

Con il progressivo sfumare delle produzioni italiane di genere, Deodato passa ai film per la tv: gira otto episodi di "I ragazzi del muretto" (1993), sei di "Noi siamo angeli" con Bud Spencer (1997), dieci di "Sotto il cielo dell'Africa" con Carol Alt (1999), "Incantesimo 8", "Padre Speranza".

Le sue ultime opere sono "Ballad In Blood" (2016), vagamente ispirato al caso Amanda Knox, e un segmento per l'antologico internazionale "Deathcember" (2019).

"Cannibal Holocaust" ha ormai un posto stabile nella storia del cinema, ma ricorderemo Ruggero Deodato in generale per le sue intuizioni creative, l'originalità, le intriganti provocazioni, un mestiere e una tecnica che in Italia contavano pochi pari, e la sua incredibile energia e passione.

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