Michela Vittoria Brambilla: «Aiutiamo i cani e i gatti vittime della guerra»

La presidente della Leidaa ha organizzato una missione al confine con l’Ucraina per soccorrere gli animali feriti o abbandonati

10 Aprile 2022 alle 07:22

Michela Vittoria Brambilla, presidente della Leidaa (Lega italiana difesa animali e ambiente), oltre che parlamentare e autrice e conduttrice di “Dalla parte degli animali”, mi videochiama dal giardino di casa sua per farmi conoscere l’ultima arrivata. Si chiama Alma, ha 5 settimane ed è un’agnellina salvata da un triste destino che ora saltella allegra dietro a Stella, 7 anni, figlia della Brambilla, con la quale non solo gioca ma dorme la notte, proprio come un cagnolino. Alma è diventata la protagonista di una campagna di sensibilizzazione per la tutela degli animali. Ma in questo periodo, se parliamo di animali da difendere, il pensiero va ai tantissimi cani e gatti in fuga dalla guerra in Ucraina insieme con i loro proprietari. A loro la Leidaa ha deciso di dare un sostegno concreto.

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Michela, ci racconta cosa state facendo per chi scappa dall’Ucraina?
«Aiutare tutti gli animali è la nostra missione, che siano in Italia o altrove. La fierezza, la dignità e l’amore degli ucraini verso gli animali è un esempio per tutti. Abbiamo girato dei servizi per il mio programma in cui abbiamo intervistato alcuni profughi, come un signore con il suo Pinscher avvolto in una coperta che ci diceva che senza di lui non sarebbe mai partito. O un altro che si portava dietro la gabbietta con il suo canarino. È una grande lezione, la loro. Non potevamo girarci dall’altra parte e così abbiamo deciso di assistere chi arriva in Italia affinché possa avere un aiuto nella gestione dei propri animali. Tanti invece non hanno potuto portarli con sé».

E così siete partiti voi alla volta del confine con un convoglio di aiuti. Com’è andata?
«Tre volontari della Leidaa hanno guidato per due giorni senza mai fermarsi, alternandosi alla guida. Abbiamo portato una tonnellata di cibo per cani e gatti e mille antiparassitari. Siamo arrivati al confine tra Polonia e Ucraina e lì abbiamo scaricato il materiale, appoggiandoci a una struttura, una sorta di canile, che raccoglie gli animali che arrivano dalle zone di guerra. C’era una stanza tutta piena di trasportini con dentro i gatti scappati dalle bombe, mentre i cani erano dentro delle gabbie in un’altra stanza. Sono animali persi, spaventati, feriti o lasciati lì dai profughi. Ne abbiamo portati via una ventina. Di più non è stato possibile. Ma presto torneremo a prenderne altri».

I volontari cosa hanno raccontato di questa prima missione?
«Per loro è stato straziante. C’erano gatti disperati che tiravano fuori le zampine dalle gabbiette per attirare l’attenzione. E poi i profughi: vedere queste persone che non hanno più niente andare via con un trolley e il trasportino con il proprio animale fa malissimo. C’è chi ha pianto, una volta tornato nel furgone. Ringrazio chi ha fatto questo viaggio massacrante, ma anche i volontari e i presidenti delle sezioni locali Leidaa, perché abbiamo distribuito tutto quello che era stato raccolto. E grazie anche gli italiani, che ci hanno aiutato con il loro contributo prezioso».

Cosa succederà adesso agli animali che avete portato in Italia?
«Per ora sono in stallo dai nostri volontari. Quando sarà possibile cercheremo delle famiglie che li adottino. Per i cani non sono preoccupata, invece sono in pensiero per i gatti perché trovare una famiglia per quelli adulti o anziani sarà difficile, anche se sono stupendi».

Li farà adottare portandoli nel suo programma?
«Vedremo come fare. Intanto possiamo prendere le prenotazioni. Sul nostro sito www.leidaa.info trovate tutte le informazioni per adottarli e sostenerci».

Adesso però si è aggiunto un ulteriore impedimento al loro ingresso in Italia. Ci spiega meglio?
«La circolare del ministero della Salute è illogica, secondo me. Consente l’ingresso agli animali d’affezione dei profughi con le procedure previste per la profilassi della rabbia, che comprendono anche lunghi periodi di quarantena, mentre vieta alle associazioni di prendere in carico e portare in Italia randagi dalle strade o dai rifugi dell’Ucraina: i rischi sarebbero gli stessi posti dagli animali dei profughi. E i randagi, se restano dove sono, rischiano la morte sotto le bombe. Ecco perché, come Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente, abbiamo chiesto al ministero di rivedere questa posizione».

A proposito del programma “Dalla parte degli animali”, c’è una nuova conduttrice?
«Esatto, è mia figlia Stella, che prima era inviata dal Centro recupero animali selvatici “Stella del nord”, da cui faceva alcuni servizi sugli animali che curavano. Però mi chiedeva sempre di venire con me a registrare le puntate perché voleva coccolare i cani dietro le quinte. Il regista l’ha vista e l’ha ripresa. E da domenica 27 marzo è diventata ufficialmente co-conduttrice assieme a me. Ha degli spazi suoi ma facciamo anche qualcosa insieme».

Per esempio?
«Abbiamo introdotto delle novità. Come le lezioni di cucina vegana: io e Stella cucineremo un pranzo di Pasqua vegano, seguendo in studio le istruzioni dello chef Emanuele Di Biase. Poi, se piacerà la rubrica, continueremo a farla. Siamo un programma sempre più orientato alle famiglie che vivono nel rispetto delle creature viventi. La presenza di Stella ha doppiamente senso. I messaggi animalisti detti da lei sono ancora più efficaci. E la sua presenza è un modo per coinvolgere i bambini, a cui racconta delle cose».

Quindi per Pasqua avete già il menù (vegano) pronto?
«Io sono un disastro a cucinare. Non ho il tempo per applicarmi, però mi piacerebbe tanto. Lo chef mi ha dato un ricettario e i piatti che abbiamo preparato in studio proverò a farli anche a casa».

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