Il 25 settembre è il World Dream Day, la Giornata internazionale dedicata ai “viaggi” che facciamo mentre siamo addormentati
Due esperti spiegano cosa succede nel sonno quando elaboriamo storie e immagini, spesso bizzarre. E il “nottambulo” Gigi Marzullo ci confida i suoi incubi ricorrenti...
Il neurologo: «Il cervello si accende»
Il 25 settembre è la Giornata mondiale dei sogni e per l’occasione abbiamo chiesto al professor Luigi Ferini Strambi, docente di Neurologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele e direttore del Centro di Medicina del sonno dell’Ospedale San Raffaele di Milano, di spiegarci segreti e curiosità legati alla fisiologia del sogno.
I sogni più strani li facciamo nella “fase R.E.M.” del sonno: «Quella in cui entriamo circa 80, 90 minuti dopo che ci siamo addormentati, caratterizzata dal fatto che il corpo è fermo, ma il cervello è attivo e sotto le palpebre c’è un rapido movimento degli occhi (in inglese “Rapid Eye Movement” da cui deriva la sigla R.E.M.)» spiega Ferini Strambi. «Il sonno è fatto a cicli e abbiamo più fasi R.E.M. nel corso della notte (4-5). Sogniamo circa 100-120 minuti per notte, che equivalgono a 6-7 anni della nostra vita!».
Dimentichiamo il 90% dei sogni. Ma come si fa a ricordarli? «Non c’è un metodo, ma può aiutare tenere carta e penna sul comodino per fissare le immagini e i ricordi. Chi ha un sonno frammentato, chi russa, chi soffre di apnee notturne e quindi ha risvegli frequenti anche durante le fasi R.E.M., ricorda meglio i sogni. Tendenzialmente, poi, le donne li ricordano più degli uomini».
Sogniamo tutti: «Non se ne può fare a meno, è una necessità imprescindibile per il funzionamento del cervello. Sognare fa bene alla memoria “implicita”, cioè quella del saper fare le cose, e alla memoria emotiva. Sogniamo tutti, anche i non vedenti. Soltanto i pazienti affetti dalla rara sindrome di Charcot-Wilbrand non sognano, perché sono colpiti da una lesione nei lobi occipitali del cervello. Sognano anche gli animali: ce ne accorgiamo guardando i nostri cani che a volte nel sonno abbaiano o muovono le zampe».
Dopo sogni intricati o incubi terrificanti si dice: «Cosa hai mangiato, i peperoni?». «I sogni sono frutto del nostro vissuto e tutto viene rielaborato in immagini oniriche: cose che abbiamo visto, sentito, ingerito, annusato. La digestione lenta può causare risvegli bruschi in fase R.E.M. ed è per questo che capita di ricordare meglio i dettagli di sogni complicati» dice l’esperto.
Si può pilotare il finale? «Sì, con la tecnica del “sonno lucido”: in pratica inducendo il risveglio nel corso di un sogno per creare un finale diverso. Ci sono studi giapponesi che indagano le onde cerebrali per capire quale sia il contenuto segreto dei sogni» conclude il neurologo. «Ma sognare è un fenomeno così intimo e affascinante che, al di là delle ricerche scientifiche, è bello preservarne il lato misterioso».
Lo psicoanalista: «Le emozioni si liberano»
«Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni» fa dire Shakespeare al mago Prospero in “La tempesta”. «Nei sogni c’è tutto ciò che siamo: quello che sappiamo e ciò che ci sfugge e si manifesta in modo censurato, modificato, sorprendente, magico, commovente» spiega Sarantis Thanopulos, presidente della Società psicoanalitica italiana. «Nell’interpretazione di un sogno conta molto il racconto del sognatore. Ma ci sono immagini simboliche con un significato universale. Vediamole insieme, con un’avvertenza: ogni sogno contiene sempre allo stesso tempo un limite e una possibilità».
L’acqua riporta alla madre (al liquido amniotico in cui siamo immersi prima di nascere), ma è il simbolo del fluire dell’esperienza. «Sognare l’acqua significa avere un desiderio erotico, sensuale, piacevole: dal fare l’amore al bramare un piatto di pasta».
Il precipizio: «Sognare di cadere nel vuoto nasconde il desiderio di lasciarsi andare e sentirsi liberi, accanto alla paura di perdere il controllo».
Volare: «Nei sogni dove si vola c’è la voglia di superare i nostri limiti e di avere la visione degli uccelli: supervisionare le cose, per scoprire nuove prospettive».
Essere nudi: «La nudità nei sogni ha a che fare con il bisogno di mostrare le proprie qualità, di essere apprezzati. E con il timore di esporsi, assieme al rischio di non essere riconosciuti».
I denti, nel pensiero comune, sono simbolo di sciagure imminenti (la smorfia collega quelli cariati ai dispiaceri e al numero 44). «Ma hanno più significati, come la paura di invecchiare e la necessità di avere “mordente” nell’affrontare i cambiamenti della vita».
Ripetere un esame: «Rifare la Maturità, dover riscrivere la tesi di laurea... sono incubi ricorrenti. Mascherano spesso il bisogno di fare i conti con il proprio passato».
I personaggi famosi: «Di solito rappresentano i genitori. O meglio, delle caratteristiche di nostro padre e di nostra madre che magari abbiamo detestato durante l’infanzia con cui vorremmo “far pace” e che ritroviamo nel vip».
Gigi Marzullo: «Ah, quell’ansia di cadere!»
Volto amico degli insonni che tirano tardi davanti alla televisione, Gigi Marzullo è il più nottambulo degli intervistatori e nei dialoghi con i suoi ospiti affronta spesso e volentieri tematiche “oniriche”. Chi meglio di lui può essere un testimonial della Giornata mondiale dei sogni?
”La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?” è una sua domanda storica. Ma lei come risponderebbe?
«Che i sogni aiutano a vivere meglio, perché danno speranza, anche quando non c’è un lieto fine. Ma bisogna cercare il lieto fine sempre, anche nella vita».
Il suo sogno ricorrente?
«Ho degli incubi, ricorrenti. Per esempio, sogno spesso di non essermi laureato e di dover riscrivere la tesi o ripresentarmi agli esami. Oppure ho la visione di cadere. Per fortuna però mi sveglio un attimo prima di toccare terra».
Ha mai fatto un sogno premonitore?
«No, quello no. Mi lascio sorprendere dal destino».
Un desiderio che ha sognato di notte e che si è realizzato, magari già il mattino dopo?
«Preferisco i desideri che maturano in me quando sono vigile. Sono un soggetto attivo nei sogni da concretizzare. E l’importante è darsi ogni giorno nuovi obiettivi».
L’incubo che si è rivelato un monito?
«Nessuno, non mi lascio impressionare o condizionare dai sogni».
La persona che sogna di più?
«Sogno molto di frequente i miei cari che non ci sono più: mio padre, mia madre, mio fratello. E mi dà la sensazione che loro mi siano vicini, al mio fianco».
Se qualcuno la sognasse, che significato dovrebbe attribuire alla sua figura onirica?
«Non lo invidierei... forse ci sono soggetti migliori (ride). Ma mi piacerebbe che sognare Marzullo significasse semplicità e voglia di vivere».
“Yesterday” e altre canzoni ipnotiche
Sapevate che "Purple haze" di Jimi Hendrix è basata su un sogno? Il chitarrista si era immaginato di camminare sulle acque del mare circondato da una foschia viola. Una visione onirica ha ispirato anche Peter Gabriel, che scrisse "Red rain" grazie al sogno ricorrente in cui lui nuotava in piscina bevendo vino rosso. L’immortale "Let it be" dei Beatles fu ispirata da un sogno di Paul McCartney su sua madre. Non solo, McCartney raccontò di aver scritto dopo essersi svegliato di notte pure la melodia di Yesterday: «Mi buttai giù dal letto, cercai di capire in che chiave l’avevo sognata e la suonai» disse. John Lennon invece sognò una frase senza senso che poi finì nel brano "#9 Dream". Il celebre riff di "(I can’t get no) Satisfaction" dei Rolling Stones? Keith Richards si trovava in una stanza d’hotel e, dopo una dormita, accese il registratore per immortalare ciò che aveva sognato. E che dire di "Nel blu dipinto di blu"? “Penso che un sogno così non ritorni mai più...” Modugno conquistò il mondo con un sogno.