Facciamo il punto con l'esperto, il virologo Fabrizio Pregliasco

Paure e speranze. Se da una parte per fine marzo si annuncia un nuovo “picco” di contagi, e l’Italia ha ormai superato il triste record delle 100 mila vittime da Covid, dall’altra l’accelerazione della campagna sui vaccini potrebbe essere la mossa vincente contro il coronavirus. Ma c’è ancora tanta confusione, anche a causa dell’arrivo delle famigerate “varianti”. Proviamo a fare il punto con un grande esperto, il virologo Fabrizio Pregliasco.
Dottor Pregliasco, com’è la situazione attuale?
«Siamo arrivati a tre milioni di malati “ufficiali”, a cui dobbiamo aggiungerne altrettanti stimati. I vaccinati sono cinque milioni. Questo vuol dire che oggi in Italia ci sono circa 11 milioni di persone che godono di una certa immunità, e 50 ancora attaccabili dal virus. Troppe».
Quando pensa che arriverà il picco?
«Tra il 20 e il 30 marzo».
Avremo un altro “lockdown duro”?
«Dal punto di vista strettamente medico sarebbe l’ideale, ma non ce lo possiamo permettere a livello economico e psicologico. È più probabile uno scenario simile a quello del Natale scorso, con forti limitazioni ai movimenti, soprattutto nei weekend».
Le vaccinazioni accelereranno?
«Sì, anche grazie all’intervento dell’Esercito, della Protezione civile e del volontariato. Pensate a cosa è successo con le mascherine: all’inizio non si trovavano, oggi non è più un problema. Con i vaccini sarà lo stesso».
Quando saremo “tutti vaccinati”?
«Entro giugno dovremmo aver vaccinato tutti gli anziani e le persone fragili, e già questo porterà un grande miglioramento. Gli altri saranno vaccinati entro l’anno. Poi forse bisognerà fare dei “richiami” ogni anno, come per l’influenza, se la malattia diventerà endemica».
Le cosiddette “varianti” cosa comportano? I vaccini sono efficaci anche contro queste?
«Per quelle “inglese” e “brasiliana” siamo tranquilli. Per le varianti “nigeriana” e “sudafricana” abbiamo bisogno di più dati, ma per ora non ci sono prove che sfuggano al vaccino».
Ma almeno si può dire che oggi curiamo meglio il Covid?
«La mortalità tra chi arriva in terapia intensiva è scesa dal 50 al 30%. Un progresso importante, ma non decisivo. Però le cure a base di anticorpi monoclonali, che diventeranno comuni entro l’anno, potrebbero migliorare moltissimo questo dato».
Ci sono vari tipi di vaccini: possiamo scegliere quale fare?
«No. Faremo quello che passa la mutua, ed è giusto così».
Però qualcuno sostiene che AstraZeneca sia “ inferiore” o “meno sicuro”. Una paura accresciuta dalla notizia della morte di tre persone, in Sicilia, vaccinate con fiale dello stesso lotto, che infatti è stato bloccato.
«Questo dimostra che le autorità prendono tutte le precauzioni necessarie. Ma finora non è emersa alcuna relazione di causa-effetto a carico del vaccino e dobbiamo ricordare che AstraZeneca è già stato somministrato a milioni di persone senza alcuna conseguenza negativa. Naturalmente questo evento potrebbe diffondere paure e rallentare le vaccinazioni, e sarebbe un peccato, perché i pro della vaccinazione sono enormemente superiori ai contro. In quanto alla “diversa efficacia”, ricordo che tutti i vaccini hanno una capacità di protezione simile per le forme gravi, che poi sono quelle che davvero ci devono preoccupare».
Se ho dei sintomi che devo fare?
«Si deve rivolgere al medico di base e seguire le sue indicazioni. In più, è meglio avere in casa un saturimetro per misurare l’ossigenazione del sangue. Se il valore scende sotto il 94% vuol dire che qualcosa non va ed è opportuno avvertire subito il proprio medico».
Le scuole sono sicure o no?
«È inutile negare che la riapertura delle aule abbia avuto un ruolo importante in questa nuova ondata. Il problema non è tanto l’edificio, dove c’è sorveglianza, ma tutto “l’indotto”, come i ragazzi che affollano autobus e metrò».
L’ultimo dubbio: è vero che con le “varianti” le vecchie regole non valgono più? Per esempio che il distanziamento di un metro e mezzo non è più sufficiente?
«No. Continuiamo a fare ciò che abbiamo imparato. Anche perché sembra che le varianti risultino più contagiose perché la malattia dura più giorni, e non tanto perché agiscono “più a distanza”. Distanziamento, mascherina e igiene delle mani restano i pilastri della prevenzione. In condizioni “tranquille”, la mascherina chirurgica è una giusta mediazione tra prudenza e necessità pratiche. In ambienti affollati, meglio usarne una più filtrante, come la Ffp2. Tenete anche conto che il rischio sale molto negli ambienti chiusi: qui la prima regola è ventilare l’ambiente ogni volta che è possibile».
I vaccini non sono uguali ma sono efficaci
I vaccini sono tutti efficaci contro le forme gravi della malattia, e tutti “insegnano” al sistema immunitario a creare anticorpi efficaci contro il coronavirus. Ma ogni vaccino anti-Covid ha le sue caratteristiche. Ecco una guida rapida.
- PFIZER-BIONTECH Utilizza la tecnica dell’“Rna messaggero”. Viene somministrato in due dosi (a 21 giorni l’una dall’altra) e ha un’efficacia superiore al 90%. L’unico difetto è che è complicato da trasportare, perché va conservato a 70 gradi sottozero.
- MODERNA Ha un meccanismo d’azione simile a Pfizer. È però più facile da conservare perché si mantiene bene anche a “soli” meno 20 gradi. L’efficacia testata è del 95%. Si somministra in due dosi intervallate da 28 giorni.
- ASTRAZENECA Creato dagli istituti Jenner di Oxford e Irbm di Pomezia, blocca la proteina Spike, parte fondamentale del coronavirus. L’efficacia raggiunge l’80% con la seconda dose, somministrata 12 settimane dopo la prima. Dopo il caso di morti sospette in persone che avevano da poco fatto il vaccino, alcuni lotti sono stati bloccati in Italia e nel nord Europa, mentre Danimarca, Norvegia e Islanda ne hanno sospeso l’uso. Ma Germania e Gran Bretagna, dopo milioni di dosi somministrate, considerano il vaccino sicuro e non hanno preso provvedimenti.
- JOHNSON & JOHNSON Già in uso negli Stati Uniti, potrebbe arrivare in Italia ad aprile. Ha il grande vantaggio di richiedere un’unica iniezione. Si conserva in frigorifero (tra 2 e 8 gradi) e l’efficacia è dell’80%.
- SPUTNIK È il vaccino russo. Ancora in attesa dell’ok dell’agenzia europea Ema, è stato però già utilizzato a San Marino. Prevede due iniezioni a 21 giorni di distanza. Avrebbe un’efficacia del 92%.