«Ferrante Fever», il documentario sulla scrittrice de «L’amica geniale»

Dalla domanda «Chi è Elena Ferrante?» si arriva ai luoghi e ai protagonisti dei suoi romanzi. Al cinema prima e su Sky Arte HD poi


https://youtu.be/ig60WFg2YLs
21 Settembre 2017 alle 17:09

Arriva al cinema il 2, il 3 e il 4 ottobre, e in seguito su Sky Arte HD, «Ferrante fever» un documentario che racconta il successo di Elena Ferrante, da Napoli agli Stati Uniti, ma anche i luoghi e i protagonisti dei suoi romanzi. A parlarne sono personaggi d'eccezione tra cui Jonathan Franzen ed Elizabeth Strout, Roberto Saviano e Nicola Lagioia. Un'analisi della scrittura dell'autrice, alla ricerca di un'identità più ideale che anagrafica, nella quale il regista Giacomo Durzi ha cercato di rispettare il suo desiderio di anonimato. «I libri non hanno alcun bisogno degli autori, una volta che sono stati scritti» sostiene l'autrice che tuttavia si è ritrovata recentemente al centro di polemiche proprio sulla sua identità, alimentate dal successo internazionale. Chiunque sia la scrittrice, la sua tetralogia («L'amica geniale») ha conquistato e contagiato lettori di ogni paese e diventerà preso una serie tv prodotta da HBO in collaborazione con la Rai, diretta da Saverio Costanzo.

«L'amica geniale», Rai e HBO per la serie tratta dai libri di Elena Ferrante

La serie tv su «L'Amica Geniale»: il commento di Elena Ferrante

Il documentario, prodotto da Malìa e Rai Cinema, in collaborazione con Sky Arte HD e QMI, sarà al cinema per tre giorni a ottobre (per scoprire dove basta visitare il sito http://www.ferrantefever.it/) e prossimamente su Sky Arte HD.

La "Ferrante Fever" negli Stati Uniti

Tutto è iniziato nel 2013, quando il critico del «New Yorker» James Wood ha scritto una recensione entusiasta de «L'amica geniale», il primo romanzo della tetralogia napoletana della Ferrante, e in America si è scatenata una vera e propria mania. Questa autrice napoletana sconosciuta ha raccolto da allora i più diversi estimatori illustri: dal premio Pulitzer Elizabeth Strout a Jonathan Franzen, fino a Hillary Clinton che si è dichiarata ipnotizzata dai romanzi nel corso della campagna per le presidenziali USA. Nel 2016 «TIME» l'ha inserita tra le 100 persone più influenti al mondo nella categoria Artisti.

L'anonimato


https://youtu.be/CHKra04ittU

Nessuna foto, nessuna apparizione agli eventi promozionali per i propri libri, per decenni l'anonimato della Ferrante non è stato oggetto di discussione, è stato semplicemente un dato di fatto. Nel 2015, con la sua candidatura al premio Strega con «Storia della bambina perduta» (ultimo romanzo della tetralogia), unita al crescente successo internazionale, la domanda «Chi è Elena Ferrante» si è fatta sempre più insistente. Non aiuta «La Frantumaglia», volume autobiografico in cui racconta la propria vita a partire dal 1992, in cui si perde alla ricerca di indizi chi voglia svelarne l'identità. Negli anni si sono avvicendate supposizioni (a volte quasi delle accuse), Elena Ferrante sarebbe: la traduttrice Anita Raja; o Anita Raja insieme al marito Domenico Starnone; o il critico Goffredo Fofi; o magari i fondatori della casa editrice che ha pubblicato i suoi romanzi Sandro Ferri e Sandra Ozzola (di «E/O»); o persino Nicola Lagioia che ha vinto il premio Strega per il suo «La ferocia» proprio contro la Ferrante. Un'ossessione, insomma, che ha portato professori di tutto il mondo a incontrarsi all'Università di Pavia a inizio settembre, dopo aver analizzato e comparato 150 romanzi e 40 autori con le tecniche più svariate, compresa quella del profiling (la stessa che i protagonisti di «Criminal Minds» usano per dare la caccia ai serial killer). Ma «Si può parlare semplicemente con il contenuto della propria opera? Questo è il miracolo dell'anonimato Ferrante» dice Roberto Saviano.

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