GEORGE MICHAEL, la rinascita: dopo le Olimpiadi riparte il Symphonica Tour

La sua rinascita, nove mesi dopo la polmonite che lo aveva ridotto in fin di vita, ha avuto il culmine il 12 agosto a Londra, durante la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi. Era la prima volta che George Michael saliva su un palco dopo la malattia, e di certo la performance, durata 10 minuti, non ha deluso le attese. In realtà non tutti hanno gradito...

25 Agosto 2012 alle 07:58

Qualcuno o qualcosa, nove mesi fa, ha strappato George Michael alla morte. Colpito da polmonite lo scorso novembre in Austria, dove si trovava per un concerto del suo Symphonica Tour, l’artista inglese ha lottato per tre settimane contro la grave infezione respiratoria. Per aiutarlo a superare quei terribili giorni in terapia intensiva, i medici del policlinico Ahk di Vienna sono dovuti ricorrere anche al coma farmacologico.

Un’esperienza così difficile non poteva non avere effetti profondi su George, che oggi, nel suo nuovo singolo «White Light», continua a ripetere come un mantra «I’m alive (sono vivo)» e si chiede il perché: «È stata la musica a salvarmi? La scienza forse? Oppure il modo in cui avete pregato per me? In ogni caso vi ringrazio. Il domani è mio, io devo soltanto continuare a respirare».

Nello stesso testo Michael ammette che a salvarlo dalla «luce bianca» possa essere stato «qualcosa di divino che mi ha riportato a voi». Parole che confermano quanto l’ex leader degli Wham! aveva dichiarato appena uscito dall’ospedale: «Sono incredibilmente fortunato di essere qui. Forse prima delle ultime settimane non ero mai stato una persona spirituale, ma sicuramente lo sono adesso».

La sua rinascita ha avuto il culmine il 12 agosto a Londra, durante la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi. Era la prima volta che George Michael saliva su un palco dopo la malattia, e di certo la performance, durata 10 minuti, non ha deluso le attese. In realtà non tutti hanno gradito. Avendo infatti a disposizione il tempo per due brani (il doppio di quello concesso a quasi tutti gli altri artisti), George ha scelto di cantare la celebre «Freedom 90», accolta con entusiasmo dal pubblico, e il nuovo singolo, attirandosi così le critiche della stampa britannica, di alcuni colleghi e di una parte del pubblico. «Non si usa un evento del genere per promuovere un nuovo disco» è stata l’osservazione ricorrente sui giornali e su Twitter. In sua difesa l’organizzazione ha tenuto a precisare che la decisione era stata presa in accordo con Kim Gavin, il direttore artistico della cerimonia, e che il testo di «White light», inno alla vita e alla tenacia, era appropriato in quel contesto.

La risposta di George è arrivata su Twitter due giorni dopo: «Unitevi a me» ha detto ai fan «nel mandarli tutti a quel paese. Era la mia unica occasione per ringraziarvi in tv della vostra lealtà e delle vostre preghiere. L’ho colta e non me ne pento». È solo l’ultima di una serie di controversie che, nel bene e nel male, hanno segnato la sua carriera, dalla censura al video di «I want your sex» (1987) all’arresto in un bagno pubblico di Beverly Hills (1998) fino agli incidenti stradali causati dal suo consumo di marijuana.

Adesso, però, il ragazzo che 30 anni fa cantava «Wham Rap!» e «Club Tropicana» con l’amico Andrew Ridgeley ha altro a cui pensare: il 4 settembre riparte il Symphonica Tour, e lo fa proprio da Vienna dove si era interrotto a novembre. Inoltre ci sono un album da completare e un amore da coltivare, quello con lo stilista libanese Fadi Fawaz, sempre al suo fianco nei mesi più difficili. Il resto, compresa la «luce bianca», può attendere. 

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