Abbiamo incontrato al Lucca Comics il rapper per parlare con lui della sua collaborazione con il videogioco che vi porta nell'antico Egitto
Siamo al Lucca Comics 2017, uno degli eventi italiani più importanti per gli amanti dei fumetti, dei giochi in scatola e dei videogiochi. La manifestazione, ripartita con numeri importanti (più di 46 mila biglietti venduti), ha dato il via alle danze con uno degli artisti rivelazione dell'anno, Ghali.
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L'occasione è la presentazione di «Assassin's Creed Origins», videogioco di Ubisoft che continua e rafforza il successo di uno dei titoli più venduti al mondo (oltre 100 milioni di copie). Un «brand» che non si accontenta del suo successo e mostra un profilo pregiato, quello di un lavoro che si vuole presentare come una vera opera d'arte contemporanea.
Assassin's Creed Origins
Il viaggio nel tempo questa volta fa tappa in un passato pieno di mistero, quello dell'Egitto tolemaico, dove la storia e le ricostruzioni fantasione ancora si sovrappongono, creando un mix magico e ideale per la serie tra piramidi, panorami naturali da sogno e città ricostruite nei dettagli. «Assassin's Creed», seppur giocabile senza aver mai giocato i precedenti, con la sua cornice fantasy che si aggancia a fatti storici realmente accaduti ha i tratti di un affascinante prequel. Per alcuni giocatori, potrebbe essere un ottimo punto di partenza.
Ghali, poco prima della sua esibizione in una piramide di vetro installata in questi giorni sulle mura di Lucca come spazio non convenzionale per eventi musicali e pittorici, incontra Sorrisi per parlare del suo rapporto con i videogiochi. Un rapporto non molto diverso da quello che ha con i suoi brani.
Ghali: «Sono un ex nerd di videogiochi»
Quali sono i videogiochi che ti entusiasmano di più?
«Lo premetto per onestà. Sono un ex nerd di videogiochi ma ho sempre amato e gioco ancora oggi i picchiaduro, gli sportivi e le avventure in terza persona».
Cosa ti accomuna al mondo di «Assassin's Creed»?
«Ho la sensazione che per alcune cose il mio modo di intendere la musica e questo gioco si assomiglino. Innanzitutto per la cura estetica che il videogioco propone, cosa alla quale tengo molto specie nei miei videoclip. Ma anche nel racconto di una storia che venga da lontano, che sia profondamente viva».
Avere una storia e raccontarla non è un tratto di tutti gli artisti che parlano ad un grande pubblico come fai tu...
«Non potrei fare altrimenti. Quando scrivo una canzone so già che quello che ho vissuto arriverà a qualcuno che ha vissuto situazioni simili o identiche alla mia. Parlare a tante persone non deve impedirci di entrare nel merito della nostra esperienza, del nostro passato. Raccontare le emozioni che vivo, per me, è una necessità»·
Esibirti in luoghi non convenzionali come ti fa sentire?
«Bene. È una cosa che mi piace fare e che faccio spesso e volentieri. Certo, non mi sono mai esibito in una piramide di vetro, ma nei videoclip è molto chiara questa mia esigenza di non stare sempre e solo su un tipico palco con le luci».
Non è la prima collaborazione che in questi mesi stai facendo con brand multinazionali per la pubblicità. Come ti approcci al ruolo di testimonial?
Tutto quello che faccio nasce con la volontà di far conoscere quello che faccio in modo diverso dal solito e a un pubblico più ampio, in canali nei quali mi sento a mio agio e nei quali posso dare la mia impronta artistica, quella che creo ogni giorno attraverso la mia musica. Sento così di poterla sollevare da terra e, in qualche modo, farla volare ancora più in alto».