Dopo l’alluvione dice: «Voglio fare uno spettacolo benefico prima di Natale». E da amante dei cani pensa anche a loro...
Giorgio Panariello è pronto a metterci la faccia e il cuore. Per la sua gente, che nell’alluvione del 2 novembre in Toscana ha perso tutto. E anche per gli animali. «Sono sempre disponibile, per qualsiasi cosa. Non ho avuto modo di organizzare ancora nulla, mi hanno scelto come testimonial di iniziative che altri hanno preso. Ma come presidente onorario della Lega per la difesa del cane sono pronto a darmi da fare. Almeno a livello comunicativo, perché poi come sempre sono i volontari a portare avanti il lavoro sul campo, in questa fase. Sono d’accordo che prima si pensa alle case e ai cittadini. Agli animali ci si pensa per ultimo, ma io mi metto a disposizione».
Sta pensando ai canili di Prato?
«A livello economico ci siamo sempre. Abbiamo un gruzzoletto da mettere a disposizione, sanno che possono contare su di noi. Inoltre con Carlo Conti, con cui ho già parlato, e Leonardo Pieraccioni, che al momento è molto impegnato con il nuovo film e non sa ancora niente, sto pensando di organizzare uno spettacolo per raccogliere fondi per gli alluvionati. Se riusciamo, vorrei metterlo in scena a dicembre, quando il cuore della gente è più aperto per via del Natale».
Nei giorni dell’alluvione lei dove si trovava?
«Io abito in un paesino medievale in riva al Bisenzio, in una zona che si è miracolosamente salvata. Quel giorno sono partito per Roma, perché la mattina seguente dovevo iniziare le riprese di un nuovo film per il cinema e volevo studiare un po’. Pioveva forte e due ore dopo mi hanno chiamato dicendomi che c’era il finimondo. Prima di partire ero stato in un’azienda di abbigliamento che da anni mi fornisce gli abiti che uso in tv: tre ore dopo è stata sommersa da un metro e mezzo d’acqua. L’ho scampata bella».
Torniamo a sorridere e parliamo di cani. Ultimamente posta soltanto video di Pie che le ringhia. L’altro, il chihuahua Pocky, sta bene?
«Sì, sta bene, ma è vero: ora mostro di più Pie (ha quasi 4 anni) che, al contrario di Pocky (5 anni) che vuole uscire sempre, è indolente. Adesso sono a Roma, splende il sole, eppure lui non vuole mettere il naso fuori e mi ringhia se glielo propongo. So che non va bene, ma lo fa soltanto in questo caso. Esce giusto per fare i suoi bisogni e poi tira per tornare a casa. Credo sia l’unico cane al mondo a non voler uscire. Mai. Lui sta bene a casa con i suoi giochini».
Come sono arrivati Pie e Pocky?
«Ho sempre avuto cani grandi, tuttora a Prato ho una meticcia, Luna. Il mio primo cane, Zeus, un pastore tedesco, l’avevo preso perché nella casa di Prato ho il giardino e pensavo facesse la guardia, invece mi ha fatto capire il suo mondo e da lì mi sono innamorato dei cani, tant’è che poi sono arrivati dal canile Zack e Crusca. Quando se ne sono andati, è rimasto Zack. Un giorno al cancello di casa si presenta un meticcio di labrador: era Luna, l’ho fatta conoscere a Zack che l’ha accettata ed è rimasta con noi».
Come mai si è convertito ai cani piccoli?
«Quando mi sono trasferito a Roma, per lavoro, sono andato a vivere in un appartamento. Se fosse per me Luna non la lascerei a Prato, ma come faccio a gestirla se non ci sono mai? Quando poi la mia compagna Claudia mi ha detto che voleva un chihuahua, io le ho risposto che quella razza non avrebbe mai messo piede a casa mia. Ma lo dicevo soltanto perché non la conoscevo. Per chi non li ha mai avuti sono dei cani rompiscatole, isterici e pazzi. Avevo questa idea, ma lei mi convinse dicendo che aveva visto questo cucciolo in un negozio a Milano. E lo abbiamo preso».
E così è arrivato Pocky.
«Esatto. Lui è un cagnolino giocoso, tranquillo, ma il carattere dipende molto da quello del padrone: se siamo insicuri, agitati, lo diventano anche loro. Dopo un anno Claudia mi ha detto che in un negozio c’era un canino dentro a una gabbia. Io le ho risposto che non era possibile prenderne un altro, come avremmo fatto visto che non siamo mai a casa? Invece mi sono fatto fregare. Sono andato a vederlo e mi sono innamorato di Pie».
Quando lavora come fa?
«Quando sono sul set c’è sempre Claudia, non prende impegni per stare con loro e viceversa. Il modo di organizzarci lo troviamo. In vacanza vengono sempre con noi. Per fortuna sono bravi e tranquilli, viaggiano in auto, in treno e in aereo nei loro trasportini, altrimenti a Prato abbiamo una dog sitter fissa che si occupa di Luna e tiene gli altri due canini quando è proprio necessario».
I piccoletti dove dormono?
«All’inizio li abbiamo abituati a dormire in una stanzetta. Loro ci stavano, ma con il lockdown siamo rimasti in casa a Roma e tenerli lontani ci dispiaceva. E così hanno iniziato a dividere il letto con noi. Ora è più facile che trovi noi a terra con i cuscini e loro sul letto!».
È vero che si è tatuato i nomi di tutti i suoi cani?
«Sì, di tutti e sei. Claudia si arrabbia perché i loro nomi sono interi mentre per lei ho tatuato soltanto l’iniziale “C” con un cuore!».
Ne prenderà altri?
«Figurati se mi fermo! Quando saranno vecchietti, magari ne prenderemo un altro dal canile. Poi dipende dove vivrò in quel momento».
Magari quando andrà in pensione allargherà ulteriormente la famiglia a quattro zampe...
«Se vado in pensione metto su un canile, io! E organizzerò spettacoli per cani, per intrattenerli, usando le palline e i giochi che più amano».