Gita in barca? La lezione del velista sull’Oceano

Per passare una giornata serena e divertente tra le onde, seguite i consigli del campione di regate Ambrogio Beccaria

18 Agosto 2022 alle 08:03

È il nuovo fenomeno della vela. Milanese, classe 1991, laureato in Ingegneria nautica: Ambrogio Beccaria è il primo e unico italiano ad aver vinto la Mini Transat (nel 2019), la regata che attraversa l’Oceano Atlantico in solitario su barche di sei metri e mezzo. Nel 2020 Milano gli ha consegnato l’Ambrogino d’oro per i meriti sportivi, lo abbiamo visto commentare su Sky Sport la Coppa America con Guido Meda e ora lo aspetta una grande avventura: «Il 6 novembre partirò da Saint-Malo, in Bretagna, per la “Route du Rhum” (la “Rotta del rum”, leggendaria regata transatlantica in solitario e senza scalo dalla Francia a Guadalupe, ndr). Sfiderò i francesi che sono i favoriti, sventolando il tricolore su una barca appena varata e battezzata “Alla Grande Pirelli”. È una Class40 (le barche da regata sono suddivise in classi, ndr), lunga poco più di 12 metri, progettata e costruita in Italia». E per sapere tutto di Ambrogio andate sul suo sito www.ambrogiobeccaria.com.

Come si prepara a questa sfida?
«Mi alleno con la corsa, il nuoto e in palestra, ma soprattutto psicologicamente. La vela è uno sport in cui il fisico conta fino a un certo punto: è essenziale conoscere bene la barca e le sue caratteristiche tecniche».

Nelle sue lunghe traversate oceaniche da solo, cosa le manca di più?
«La cosa più complicata è non avere nessuno con cui condividere le emozioni. Mi manca non ricevere notizie per tanto tempo. E a volte mi chiedo: “Se dovesse succedere qualcosa ai miei cari e lo scoprissi troppo tardi?”. Questo è fonte di preoccupazione».

Lei è un esperto di oceani, ma ama anche il Mediterraneo?
«Immensamente, perché ci sono nato e cresciuto».

Allora nessuno meglio di lei può insegnarci a vivere il nostro mare “alla grande”. Le va di darci qualche consiglio pratico?
«Molto volentieri. L’invito che faccio ai lettori di Sorrisi è: non abbiate paura di vivere il mare di più, di giocarci anche un po’, sempre rispettandolo».

Qual è l’errore tipico di chi va in barca per la prima volta?
«Prendere la cosa sotto gamba, non informarsi sul meteo e sui venti. Un tranquillo pomeriggio d’estate, in dieci minuti, può trasformarsi in un incubo se scoppia un temporale. Ma in quel caso, non lasciatevi travolgere dal panico».

L’equipaggiamento base?
«Una radio funzionante, perché in mare il cellulare non prende, un coltello per tagliare qualche corda se è necessario e una torcia nel caso in cui si ritardi il rientro e si rimanga al buio».

L’acqua è il bene più prezioso. Quanta portarne in barca?
«Tre litri a testa al giorno, più un bidone da 10 litri per le emergenze. Non riempiamo la barca di casse di bottiglie di plastica: meglio usare i bidoni e le borracce. Così non si producono rifiuti da smaltire».

Che cosa si mangia?
«In regata io mangio liofilizzati e cibi sottovuoto. Ma ai crocieristi proporrei qualcosa di più appetitoso. Preparare un sugo non è semplice, perché ci sono i fornelletti, ma per cucinare consiglio la pentola a pressione, che dimezza i tempi di cottura e ci si può preparare anche un risotto per la “ciurma”».

E bere del vino si può?
«In crociera certamente. Durante una competizione no, anche se tra noi velisti esiste la tradizione di offrire un po’ di champagne a Nettuno ogni volta che si taglia l’Equatore, facendo un piccolo brindisi».

Saper nuotare è indispensabile?
«No, io dico sempre che il navigatore felice è quello che resta a bordo. Bisogna fare il bagno a turno e, prima di tuffarsi, è opportuno assicurare una cima (una corda, ndr) alla barca per agevolare la risalita di chi fa più fatica a nuotare o dovesse essersi attardato, distratto... per esempio, da un incontro indesiderato con una medusa, una tracina (un tipo di pesce, ndr) o un’ape».

Il kit di pronto soccorso perfetto?
«I farmaci per eventuali allergie e, specie con ospiti di una certa età, pure un defibrillatore perché con il caldo un malessere può capitare».

In mare si prende tanto sole. Come proteggersi?
«Consiglio i cappelli australiani a falde larghe che uso io. Perché in un colpo solo proteggono la testa, le orecchie, il collo, gli occhi e anche le labbra».

A che cosa bisogna stare attenti se si hanno bambini a bordo?
«Alle manovre veloci. È importante coinvolgerli, spiegando loro i pericoli senza spaventarli».

Per scattare foto subacquee con il cellulare serve una custodia impermeabile. Quali usare?
«Quelle con sacchetto al collo vanno evitate perché non sono sicure. Suggerisco le custodie rigide che si chiudono con le viti: indistruttibili».

Consigli per dormire bene?
«Il sonno in barca è minacciato dal caldo. Un trucco per rinfrescare è ancorare in rada lungo la direzione del vento e aprire i boccaporti per fare areare bene gli ambienti».

Il momento più bello che ha vissuto nel profondo blu?
«Nel 2017 a Cabo Fisterra, a Nord della Spagna, che si chiama così dal latino “finis terrae” (confine della terra) perché è lì che finisce l’Europa e inizia l’ignoto. Ho visto a 100 metri dalla mia barca una megattera saltare. Eravamo soli nel blu, quella balenottera e io. Mi sono sentito anch’io “animale” come lei, figlio dell’Oceano e del Pianeta».

Seguici