20 Dicembre 2018 | 09:20 di Antonella Silvestri
Ci era venuta un’idea, in redazione: raccontare le tradizioni di Natale scovando le curiosità più divertenti. E chi poteva aiutarci meglio di Osvaldo Bevilacqua, il papà di «Sereno variabile»? Un uomo che racconta le bellezze italiane con entusiasmo e dedizione, e lo fa da ben quarant’anni. Non a caso ha ottenuto un riconoscimento dal «Guinness World Records»: non esiste al mondo una trasmissione televisiva di viaggi che abbia mantenuto più a lungo lo stesso conduttore. E allora eccoci in auto con Osvaldo che, alle prese con l’ennesima puntata, attraversando Trento e Verona ha scelto per Sorrisi alcune «chicche» sul Natale (sono qui sotto) e ci ha parlato della sua vita sempre in viaggio.
Bello il suo lavoro...
«(Sorride) Meraviglioso ma impegnativo. Durante i miei viaggi incontro gente, visito luoghi, scopro la varietà dei piatti tipici. A proposito sa perché sono magro? Da un lato c’è un fattore genetico, dall’altro è che io, durante le puntate, non assaggio nulla e non bevo un goccio di vino».
In quarant’anni di programma, chissà quanti aneddoti…
«Una volta eravamo in un villaggio della Croazia quando venni punto da un calabrone. Fui colpito da una violenta tachicardia, ero convinto di non farcela... Un’altra volta invece, con Maria Giovanna Elmi (co-conduttrice dal 1986 al 1993, ndr) stavamo volando alle Mauritius quando, per evitare un ciclone, l’aereo andò giù in picchiata. Saltavamo come popcorn ma ci salvammo…».
Osvaldo, lei sembra calmo: ha fatto mai una follia?
«Sì, per mia moglie Sandra. Quando era incinta di mio figlio Giorgio, mi telefonò pregandomi di portarle una pizza. Arrivai sotto casa, le dissi di preparare una borsa e... partimmo da Roma per arrivare a Napoli, dove mangiammo una pizza meravigliosa. Lei rimase senza fiato».
Da Bolzano a Catania, tra riti e leggende
Bolzano
La Corona dell’Avvento: è composta da rami di abete bianco, un nastro rosso di seta e quattro candele rosse che indicano le domeniche che mancano a Natale.
Piemonte
Nel presepe spicca Gelindo, personaggio della tradizione che avrebbe guidato i pastori verso la capanna di Gesù.
Cremona
Secondo la tradizione, il torrone avrebbe avuto origine da un dolce servito il 25 ottobre 1441 per le nozze tra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti.
Tarcento (Udine)
Qui si tiene il Palio dei Pignarulars, una spettacolare corsa tra carri in fiamme che rappresentano i vari quartieri del paese. Poi si accende il falò tradizionale.
Verona
A Verona, ma anche a Brescia e a Bergamo, è Santa Lucia a portare i doni ai bimbi, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre. Secondo la tradizione italiana, la Santa si presenta in sella al suo asinello.
Arezzo
In Val di Chiana si accende il Ceppo di Natale, tronco che brucia ogni notte nel camino, al quale i bimbi chiedono i doni.
Genga (Ancona)
Ospita il presepe vivente più esteso del mondo. Dal 1981, in questo borgo si svolge un’enorme rappresentazione che coinvolge 300 figuranti, su un’area di 30 mila metri quadrati nel suggestivo scenario della Gola di Frasassi conosciuta per le sue grotte. Le comparse, in costumi d’epoca, fanno rivivere tradizioni e scene di vita quotidiana lungo un sentiero che da Genga porta al luogo della Natività.
Lanciano (Chieti)
Le festività natalizie si aprono il 23 dicembre con il rintocco di una campana, detta «La Squilla». Questa tradizione, alla quale segue una processione di fedeli muniti di candele, si rifà a un viaggio di 3 chilometri che tra il 1588 e il 1607 veniva compiuto annualmente dal Vescovo Tasso, il quale soleva recarsi a piedi nudi dal suo palazzo fino alla chiesa dell’Iconicella.
Isernia
Tra le tradizioni particolari del Molise c’é la ‘Ndocciata, una fiaccolata che si tiene la sera della Vigilia di Natale nel paese di Agnone, in provincia di Isernia.
Alghero (Sassari)
Il canto della Sibilla è una tradizione assai sentita. Nella notte del 24 dicembre si intona un antico canto medievale, eseguito in lingua catalana, che testimonia il legame tra la città e la Catalogna.
Napoli
Ogni anno è tradizione attaccare le lettere indirizzate a Babbo Natale all’albero che si trova in Galleria Umberto, in via Toledo.
Catania
Le famiglie più agiate ingaggiano «U’ ciramiddaru», una sorta di cantastorie vestito da pastore che intona nenie e canti tipici (i «ninnareddi») davanti al presepe.