Il 22 aprile è la festa dedicata all’ambiente istituita nel 1970

Buon compleanno! Il 22 aprile, un mese e un giorno dopo l’equinozio di primavera, si celebra la “Giornata della Terra” (in inglese “Earth Day”). È la festa dedicata all’ambiente istituita nel 1970 quando quel giorno 20 milioni di americani manifestarono per il pianeta. E il 22 aprile su RaiPlay c’è #OnePeopleOnePlanet, una maratona tv in diretta da Roma con servizi e interventi che “festeggiano” il pianeta.
Al nostro pianeta il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi da anni dedica tutta la sua attenzione e molte trasmissioni televisive. Ora è alle prese con sei nuove puntate di “Sapiens” (dal 21 maggio su Rai3 mentre le precedenti sono disponibili su RaiPlay), che come sottotitolo ha: “Un solo pianeta” perché, dice Tozzi, «l’unico piano è far vivere 8 miliardi di uomini, di “Sapiens” appunto, su questo pianeta. Non ce n’è un altro».
È giusto celebrare l’ambiente e la Terra?
«Sì, è giusto, ma non serve a niente. Sono 50 anni che lo facciamo e l’utilità è pari a zero. I veri provvedimenti non vengono presi».
Quali sarebbero?
«In questo momento l’emergenza climatica è la più urgente, dovremmo azzerare le emissioni che alterano il clima. Ci si dovrebbe riunire e dire: “Da domani basta investimenti in petrolio, carbone e gas”, non dico farli precipitare, ma almeno mantenere quelli attuali e, invece, si continua a investire lì».
Quando abbiamo cominciato a preoccuparci per la Terra?
«I più illuminati lo fanno da sempre, per gli altri il punto di svolta è stato il 1992 con il Summit della Terra di Rio de Janeiro dove si sono formalizzate una serie di proposte. Ma non è seguito l’atto pratico. Per esempio, si discuteva delle foreste da salvare, ma la corsa alla deforestazione non si è fermata».
La preoccupazione è aumentata o diminuita nel tempo?
«Ora è più diffusa nella popolazione ma non nelle istituzioni. Però se molte persone fanno la loro parte e mettono in pratica cambiamenti di abitudini e consumi, come spiego nella pagina accanto, se si sanziona chi si comporta male non comprando certi beni e servizi, aziende e imprenditori riconvertiranno i propri prodotti e anche le nazioni dovranno prenderne coscienza».
Il suo primo comportamento “virtuoso”?
«Verso i 35 anni sono diventato vegetariano per ragioni ambientali: quello che mangi cambia il clima. Per un chilo di bistecca argentina occorrono sette litri di petrolio (come per tutte le carni degli allevamenti intensivi) più 20 mila chilometri per arrivare da noi. Poi ho scelto di non avere auto a combustione: ora ho una vetturetta elettrica e la bicicletta. Dieta e trasporti sono un gran pezzo del problema».
Da 40 anni gira l’Italia da geologo e divulgatore. Il nostro Paese è messo meglio o peggio rispetto al resto del mondo?
«Un tempo l’Italia era messa meglio, ancora oggi c’è la maggior ricchezza di vita e la maggior biodiversità, ma è diventato un Paese troppo abitato, abbiamo 200 abitanti per chilometro quadrato, escludendo Appennini e Alpi. Soprattutto c’è troppo suolo edificato, costruiamo dappertutto, alla velocità di un metro quadrato al secondo, siamo dei muratori incalliti».
Se vogliamo informarci cosa dobbiamo fare?
«Ci sono un sacco di libri in giro, qualche trasmissione, a parte le mie, e programmi su Internet. Ma bisognerebbe sviluppare un’educazione ambientale sin dalla scuola, i programmi scolastici non la comprendono, i libri di testo trascurano l’ambiente mettendolo in riquadri e i professori purtroppo non sono molto preparati».
Qualche consiglio per aiutare il mondo iniziando da casa nostra
- Dove abito? La prima cosa da fare è vedere in che casa mi sono alzato e sono andato a dormire. Dovrebbe essere coibentata in modo che la dispersione di calore e di fresco sia limitata al minimo. Questo è un grande passo avanti perché così si ha bisogno di poca energia. Chi vuole, può anche integrare usando pannelli solari e uno scaldacqua solare. Certo, si paga la ristrutturazione (ci sono però gli ecobonus), ma in seguito si risparmia tantissimo.
- Cosa mangio oggi? Dovremmo scegliere prodotti che abbiano viaggiato poco. Bere il latte di cocco o mangiare le ciliegie a Natale non è un buon servizio per l’ambiente. E anche l’acqua minerale che viene dalle Alpi se sto in Sicilia non è un grande affare. È meglio, inoltre, mangiare cibi la cui produzione richieda pochi combustibili fossili: un italiano produce in media 7-8 tonnellate di anidride carbonica all’anno, di cui una deriva dal consumo di carne.
- Come mi lavo? Meglio fare la doccia (si consuma metà acqua di quella per un bagno) e con una temperatura non eccessiva, lavarsi i denti usando solo un bicchiere d’acqua per risciacquare, farsi la barba tappando il lavandino, controllare che rubinetti e condutture non abbiano perdite. Il grosso dello spreco dell’acqua è in agricoltura, ma ognuno può dare il proprio contributo.
- Cosa mi metto? La maggior parte dei capi di abbigliamento sono in fibre sintetiche piene di petrolio: costano pochissimo ma impattano molto sull’ambiente. Meno fibre naturali scelgo di usare e peggio mi comporto. Sarebbe interessante se le aziende mettessero un’etichetta per specificare non solo da dove provengono i beni, ma anche quanta energia e acqua sono state usate per produrli, così il consumatore può orientare le proprie scelte e premiare chi è sostenibile.
- Come mi sposto? Se mi muovo a piedi, in bici o con una vettura elettrica faccio bene all’ambiente, come se uso mezzi pubblici o di trasporto collettivo. Gli spostamenti incidono per due tonnellate di anidride carbonica all’anno a testa.
- Dove lo butto? Occhio a differenziare i propri rifiuti, l’organico dal secco e la plastica dalla carta e dal vetro. In Norvegia, alle isole Svalbard, la raccolta viene differenziata con 32 cassonetti diversi (solo la plastica si divide in bianca, verde, incolore). Non dimentichiamo che usare carta igienica fatta con carta riciclata fa bene agli alberi.