Candida Livatino: «Dimmi come scrivi e ti dirò chi sei»

Nel suo ultimo libro racconta tutti i segreti della grafologia... E qui ne svela alcuni a Sorrisi

Candida Livatino
11 Gennaio 2022 alle 08:27

La grafia racconta molto di noi. Da come occupiamo lo spazio rispetto ai margini, dal modo in cui calchiamo o meno le lettere e dai segni che lasciamo sul foglio si possono capire tanti aspetti del nostro carattere. Per farci un’idea, ne abbiamo parlato con Candida Livatino, giornalista e perito grafologo.

Com’è nata la sua passione per la grafologia?
«Come succede spesso, per puro caso. Mio figlio Matteo scriveva malissimo, in modo praticamente indecifrabile, “sembra arabo” dicevano gli insegnanti. Mi sono rivolta a una grafologa, che mi ha fatto conoscere un mondo meraviglioso. Sono così ritornata sui banchi di scuola per cinque anni e poi ho fatto di una passione una professione. Il problema di Matteo era che la mano non riusciva a seguire la velocità del pensiero. Oggi continua a scrivere male in italiano ma, ironia della sorte, se la cava bene con i caratteri arabi».

In parole semplici: cos’è la grafologia?
«La grafologia è la scienza che ci aiuta a conoscere, attraverso uno scritto, il carattere, la personalità e la sfera affettiva di chi scrive. È come un’impronta digitale, unica e irripetibile».

Quindi non ha niente a che vedere con l’esoterismo o la capacità di prevedere il futuro…
«No. La grafologia è una scienza vera e propria, nata attraverso gli studi dell’abate francese Jean-Hippolyte Michon, di altri filosofi e psicologi e di padre Girolamo Moretti, considerato il fondatore della grafologia italiana. Tutti questi studi hanno evidenziato la correlazione tra i segni grafologici e le caratteristiche psicologiche e comportamentali dello scrivente».

La grafologia in quali campi viene usata?
«L’analisi grafologica è utilizzata, oltre che per definire un profilo di personalità, anche per stabilire l’autenticità di una scrittura o di una firma in vertenze giudiziarie, per la selezione e la mobilità del personale, per l’indirizzo scolastico e in altri ambiti ancora».

È vero che si può capire dalla grafia di un ragazzo qual è la scuola più adatta a lui?
«Sì, è così. Analizzando la scrittura, si possono individuare le attitudini e le potenzialità. La grafia degli adolescenti non è ancora ben definita, ma già si possono individuare le caratteristiche che li rendono più adatti a un percorso invece che a un altro».

Con l’età cambia il modo di scrivere?
«Cambia nel tempo anche se i segni cardine rimangono. La pressione più leggera sul foglio può essere determinata da una minor energia dovuta all’età, così come alcuni tremolii possono essere attribuiti a difficoltà motorie. Alcuni segni grafologici però restano invariati nel tempo. Anche lo stato d’animo influisce. Per esempio la scrittura può essere ascendente o discendente a seconda se stiamo attraversando un periodo più o meno felice, se guardiamo con positività al futuro, oppure se ci stiamo lasciando un po’ andare».

Se tracciamo scarabocchi mentre siamo al telefono, cosa significa?
«Nel mio ultimo libro, “Dagli scarabocchi alla firma”, c’è un lungo capitolo dedicato a questo argomento. Gli scarabocchi, come la scrittura, aiutano ad analizzare la personalità di chi scrive. Sono frutto di momenti in cui si è sovrappensiero oppure occupati in altro, come parlare al telefono o partecipare a una riunione. Attraverso l’analisi di questi scarabocchi si può scoprire la realtà che la persona sta vivendo, i suoi sentimenti, i sogni e le paure che si porta dentro».

Un consiglio alle donne ma anche agli uomini: da chi dobbiamo prendere le distanze?
«L’avvertimento è questo: se il vostro partner non chiude in alto le lettere circolari, come la “o” e la “a”, fate attenzione: è il segnale che ha bisogno di attenzioni e di dimostrazioni di affetto. Non cogliere questo messaggio e non colmare questa richiesta può essere pericoloso: quello che non trova in voi lo può cercare altrove».

Lei ha studiato il modo di scrivere di tanti personaggi. Ci può svelare una loro caratteristica…
«La firma di Christian De Sica, per esempio. Il nome è praticamente illeggibile. Christian vuole dare più risalto al proprio cognome, conscio dell’importanza che ha nella storia del cinema italiano il padre Vittorio, che rappresenta per lui un grande punto di riferimento professionale. Nella firma di Fiorello si nota subito una cosa: con poche parole, occupa praticamente tutto il foglio! È tipico di una persona esuberante. La scrittura di Michelle Hunziker? Indica che lei è determinata nelle sue scelte di vita e vuole arrivare in fretta agli obiettivi. Lo segnala l’andamento del rigo che va verso l’alto».

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