“C’è chimica in casa”, i segreti di tutti i giorni spiegati da Ruggero Rollini

È un giovane divulgatore che nel suo nuovo libro analizza e commenta i consigli delle nonne. E non solo

27 Settembre 2022 alle 08:00

Che soffriate di “chemofobia” (paura della chimica) oppure no, rassegnatevi. Siamo circondati da sostanze chimiche e non è detto che sia per forza un male. Come ci spiega Ruggero Rollini, divulgatore scientifico laureato in chimica, nel suo libro “C’è chimica in casa”: «Tutto è fatto di sostanze chimiche, anche noi. Con questo libro voglio dimostrare come “il mondo di chimica” che ci circonda ci aiuta a risolvere i problemi quotidiani». Vediamo qualche esempio.

Il calcare va via usando aceto o limone?

«Il calcare viene attaccato dalle sostanze acide, quindi dall’acido acetico contenuto dell’aceto e dall’acido citrico che si trova nel limone. Funzionano molto bene entrambi per rimuoverlo in modo casalingo, se non è troppo. Ultimamente è emersa qualche perplessità sull’aceto perché dicono che inquini e faccia male agli elettrodomestici. È vero che è preferibile l’acido citrico, ma se si usa l’aceto non si inquina e non si è brutte persone. Quando c’è tanto calcare, al posto dei prodotti casalinghi conviene scegliere un prodotto formulato apposta. Se avete un’anima “green”, cercate marchi con l’etichetta “Ecolabel”, che garantisce la tutela dell’ambiente».

L’acqua del rubinetto è buona da bere?

«Se la vostra acqua ha un buon sapore, non avete bisogno di installare un impianto di depurazione di cui, ricordate, andrebbe fatta la manutenzione periodica, altrimenti sono più i danni che i benefici: leggete il libretto di istruzioni! Quindi è solo un fatto di gusto, perché in genere l’acqua che arriva in casa è sana. Salvo eccezioni, ma in quel caso si viene informati per tempo dal Comune».

Se l’acqua sa di cloro?

«Lasciatela decantare un po’ perché così il cloro degrada, in pratica si scompone. Se nonostante questo continua a sapere di cloro, può avere senso chiedere al gestore del servizio idrico o all’Asl di farci avere le analisi. Potrebbero essere rimasti dei composti “non auspicabili”».

È vero che chi soffre di calcolosi non deve bere acqua dura?

«Falso. Anzi, togliere il calcio dalla dieta fa aumentare il rischio di calcolosi. La concentrazione di calcio nel sangue è mantenuta costante dal nostro organismo, quindi se non lo introduciamo con la dieta lo prende dalle ossa. L’acqua dura non fa male, anzi può essere un modo per assumere calcio. Per prevenire i calcoli, bevete tanto in modo da fare due litri di pipì nelle 24 ore e tornate alla “dieta mediterranea”, con meno proteine, sali e zuccheri».

Scarico intasato: funziona l’abbinata aceto e bicarbonato?

«È solo scena. Risolve in parte il problema, perché le bolle che si creano potrebbero sbloccare l’ingorgo, ma dopo qualche giorno sei “punto e a capo”, se non risolvi il problema alla radice con prodotti specifici. È meglio usarli singolarmente: l’aceto come anticalcare, il bicarbonato come abrasivo. Per il forno usate un prodotto fatto apposta o uno sgrassatore. Il bicarbonato ha una blanda azione abrasiva, è solo un aiuto all’olio di gomito».

A cosa serve la schiuma dei detersivi?

«A farci sciacquare bene il bucato! La schiuma, per formarsi, ha bisogno dei tensioattivi (sono i composti che nei detergenti puliscono: una parte tira via lo sporco e l’altra fa le bolle, ma la molecola è la stessa). Quindi se il tensioattivo è occupato a fare la schiuma, non è occupato a pulire. La schiuma è un tensioattivo “sprecato” perché non sta pulendo, ma finché c’è vuol dire che dobbiamo sciacquare ancora».

Ammorbidente: sì o no?

«Rende più morbido il tessuto irrigidito dai tensioattivi del detergente, profuma e ha un effetto antimicrobico e germicida. Solitamente gli ammorbidenti sono fatti da tensioattivi particolari che hanno un potente effetto antimicrobico. Ma non abbiate l’ossessione di uccidere anche l’ultimo microbo nel bucato. Un buon lavaggio tradizionale fa già la stragrande maggioranza del lavoro».

I digestivi “fai da te” funzionano davvero?

Il bicarbonato: «Quando lo si assume e si fa il classico “ruttino” non vuol dire che si sia digerito. Lo stomaco non è un organo digestivo (semmai pre-digestivo). Il bicarbonato combatte la troppa acidità di stomaco rendendolo meno acido, ma così facendo si rallenta la digestione».

Il canarino a base di acqua, limone e bicarbonato: «Mescolandoli si ottiene il citrato di sodio, ossia la classica “Citrosodina della nonna”. Ma come il bicarbonato di cui sopra, non serve per digerire: dà solo sollievo».

L’amaro a fine pasto: «Non serve e anzi può irritare la parete dello stomaco. Qualcuno può ipotizzare che questo lo faccia svuotare prima, ma è perlopiù un effetto placebo».

La soluzione? «Mangiare meno, e se si esagera fare due passi, così si favorisce lo svuotamento gastrico (il cibo va nell’intestino dove inizia la vera digestione)».

Le bottiglie dell’acqua si possono riutilizzare?

«Il numerino sotto la bottiglia indica il tipo di plastica, non quante volte può essere riciclata. Le bottigliette sono pensate per essere monouso ma in teoria possono essere riutilizzate. Pulitele bene dopo ogni utilizzo e fate attenzione che non si graffino (a quel punto, buttatele). Non perché rilascino particolari sostanze, ma perché i graffi offrono un riparo sicuro per i microorganismi che lì possono riprodursi in santa pace».

Meglio la borraccia?

«Non c’è una soluzione perfetta perché le borracce, dovendo essere lavate ogni giorno con acqua calda e sapone per ridurre la contaminazione microbica, impattano di più sull’ambiente di una bottiglietta usa e getta di plastica. Ci sono vari tipi di borraccia, a seconda dell’uso che dovete farne. Quindi seguite le indicazioni del produttore. Questo in teoria. In pratica è vero che dobbiamo ridurre l’uso della plastica e che questa deriva dal petrolio».

Avvertenze per l’uso di pellicole, alluminio, eccetera?

Pellicola: «Leggete sempre l’etichetta per sapere come utilizzarla e su quali alimenti. Una volta usata, va buttata nell’indifferenziato, non nella plastica. Anche se in teoria è riciclabile, siccome non è considerata imballaggio non possiamo riciclarla».

Alluminio: «Come denunciato da “Striscia la notizia”, può migrare negli alimenti. Diamoci tre regole: non mettiamolo mai in contatto con cibi acidi o molto salati; non utilizziamolo con piatti in altri metalli; la cottura al cartoccio, la più rischiosa dal punto di vista del rilascio, se proprio dobbiamo farla riduciamola al minimo (una volta ogni due mesi) o, piuttosto, usiamo la carta forno».

Carta forno: «In teoria quando è sporca, anche di olio, può andare nell’umido, altrimenti va nella carta. Per non sbagliare, seguite le indicazioni del produttore e del vostro Comune. A questo proposito, se avete dubbi, ci sono delle app molto utili come “Junker” e “Il rifiutologo” che in base al rifiuto e al Comune dove abitate spiegano come differenziare la spazzatura».

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