Dario Bressanini ha scritto il libro “Fa bene o fa male?”

Il chimico più famoso del web svela segreti inaspettati della nostra vita quotidiana

15 Maggio 2023 alle 08:22

«La domanda che mi fanno più spesso in assoluto è: “Ho letto da una parte che questo cibo fa bene, e da un’altra che fa male! Insomma, fa bene o fa male?”. Io ogni volta rispondo, anche se spesso la scelta giusta è “dipende”. Ma ho pensato che sarebbe utile dare qualche dritta per districarsi tra tutte le “informazioni scientifiche” che ci bombardano, e che sono spesso contraddittorie». È nato così il nuovo libro di Dario Bressanini, il chimico più amato del web: un vero e proprio “manuale di autodifesa alimentare”, come recita il sottotitolo.

Bressanini, qual è la prima cosa da imparare?
«Un sano scetticismo. Perché, a parte le vere e proprie “bufale”, persino gli studi scientifici seri non vanno presi per oro colato. O meglio: uno solo non basta a dare certezze, perché può essere smentito da un altro».

È per questo che a volte anche i medici dicono cose diverse? Lei che è un chimico può dircelo!
«Non per farli arrabbiare, ma la chimica è una scienza esatta e la medicina no. Anche perché ha a che fare con quell’oggetto complesso e ancora misterioso che è il corpo umano. Ma senza filosofeggiare, ci sono consigli pratici che possiamo seguire tutti».

Per esempio?
«Consultare le “meta analisi”, analisi che mettono a confronto tutti gli studi su uno stesso argomento. È uno dei metodi che insegno nel libro. Però attenzione: bisogna investirci un po’ di tempo. L’informazione immediata e gratuita è un mito».

Nel libro di miti ne smonta molti. Per esempio quello che l’acqua di rubinetto provocherebbe i calcoli renali...
«È falso, perché quello nell’acqua è carbonato di calcio, mentre i calcoli sono principalmente costituiti da ossalato di calcio. Sono due sostanze diverse! Alcuni studi dimostrano addirittura il contrario: le acque ricche di calcio sono utili nella prevenzione della calcolosi renale mentre, viceversa, una dieta povera di calcio può aumentare il rischio di sviluppare questa patologia. Del resto c’è chi compra acque oligominerali poverissime di calcio, e poi lo prende con un integratore. Tanto vale bere l’acqua del rubinetto».

Ci sono altri errori che facciamo spesso?
«Pensare che il bicarbonato, l’aceto o il limone siano disinfettanti. Non è così. Inutile lavare la frutta col bicarbonato pensando di pulirla al meglio. Meglio usare l’amuchina. Che però non è comunque sufficiente per eliminare dagli alimenti il microorganismo che causa la toxoplasmosi nelle donne incinte. In quel caso, l’unica è cuocerli o sbucciarli. Altra pratica diffusa: unire prodotti diversi pensando di potenziarli. È pericoloso. Se per esempio mescolo candeggina e ammoniaca, avvio una reazione chimica che libera nell’aria sostanze tossiche. In compenso, potete preparare facilmente un ottimo detergente per i vetri unendo acqua, alcol e una goccia di detersivo per i piatti».

A proposito di disinfettanti: se tocco qualcosa di sporco basta il sapone per pulirmi o mi devo disinfettare le mani?
«Il sapone basta e avanza. Unica eccezione, quando abbiamo a che fare con malattie contagiose. Anche disinfettare tutti i giorni i pavimenti con ammoniaca è inutile, basta tenerli puliti. E a proposito di sapone: tanti vogliono farlo in casa, ma io lo sconsiglio. Perché bisogna usare la soda caustica che è pericolosa. Servono occhiali di protezione e altro. Roba da chimici esperti».

I prodotti marchiati “bio” servono?
«L’etichetta “bio” riguarda gli alimenti. Ci sono le fragole “bio”, non il sapone “bio”. E comunque lo scopo di questa definizione è proteggere l’ambiente impedendo l’uso di certi pesticidi nelle coltivazioni. Ma i cibi così non sono più sani. Per i detersivi, invece, esiste il marchio “Ecolabel”. Non contengono profumi o coloranti, e oltre ad aiutare l’ambiente abbassano il rischio di reazioni allergiche».

E gli additivi per il bucato?
«Se usiamo un detersivo liquido e laviamo a basse temperature, sotto i 60 gradi, è buona idea aggiungere un igienizzante. Ma con i detersivi in polvere non serve, perché lo contengono già».

L’aceto va bene per togliere il calcare?
«Sì, ma se vi dà fastidio l’odore potete usare l’acido citrico. Si trova in tavolette solide nei supermercati e nei negozi di bricolage».

E per togliere le macchie di sangue?
«Acqua ossigenata, applicata con un cotton fioc».

Cattivi odori?
«Sotto la lettiera del gatto possiamo mettere un po’ di carbone attivo. Nelle scarpe, un po’ di polvere di bicarbonato. E per gli abiti sportivi in tessuto sintetico di nuovo un igienizzante, che uccide i batteri annidatisi nelle fibre».

Anche la lavatrice va lavata, all’interno?
«Sì. Una volta al mese fate un lavaggio a vuoto a 60 gradi».

Tornando all’alimentazione: qual è l’errore più comune?
«Demonizzare i singoli alimenti. Cosa che fanno molto, purtroppo, i “guru” di Internet. Tipo gridare: “Lo zucchero fa male!”. No, lo zucchero è un nutriente che va assunto nelle giuste quantità e nel giusto modo. È vero, chi soffre di diabete dovrà tenerlo sotto controllo, ma stiamo parlando di una malattia. E a proposito: non esistono zuccheri “migliori di altri” e il fruttosio non è “lo zucchero della frutta”, perché è contenuto anche nel normale zucchero bianco, che è composto di glucosio e fruttosio».

A proposito, meglio lo zucchero bianco o quello scuro?
«È solo una questione di gusto. Il primo è raffinato, il secondo contiene impurità che gli danno quel colore bruno».

Esiste la marmellata senza zucchero?
«No, è una definizione ingannevole. Gli zuccheri sono assolutamente necessari per la gelificazione della pectina, procedimento base per produrre marmellate e confetture».

Il sale rosa dell’Himalaya è migliore di quello normale?
«No. Il sale rosa è comune cloruro di sodio almeno per il 97 percento, con impurità senza alcun interesse nutrizionale che possono anche comprendere metalli pesanti».

Concludiamo con il cioccolato. L’errore più comune? Ci dica che non è vero che fa ingrassare...
«Sicuramente non è un alimento ipocalorico (ride). Però molti credono che il cioccolato fondente abbia meno calorie di quello al latte. È esattamente il contrario».

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