Diletta Leotta: «Torno a bordo campo più forte e più serena»

Ricatti, minacce, truffe: la conduttrice di Dazn e di Radio 105 racconta in un libro come ha sconfitto chi le voleva male

Diletta Leotta
17 Settembre 2020 alle 09:08

Capita che dietro al più solare dei sorrisi ci sia della sofferenza nascosta. Capita anche ai personaggi famosi. Ed è successo a Diletta Leotta, volto dello sport di Dazn e conduttrice con Daniele Battaglia di “105 Take away” su Radio 105, che negli ultimi anni è stata coinvolta in episodi molto duri: attacchi alla sua immagine, furti di foto private dal cellulare, ricatti e truffe digitali. «Dopo anni in cui il silenzio mi sembrava il modo migliore di reagire, ho deciso di raccontare la mia versione dei fatti» spiega la conduttrice. Il risultato è il libro “Scegli di sorridere”, in uscita il 22 settembre per Sperling & Kupfer (vedi box nella pagina a fianco, ndr).

Com’è nata l’idea?
«Ci ho riflettuto nei mesi del lockdown, quando ho avuto il tempo per guardarmi dentro. E ho tenuto questo “diario”, scrivendo ciò che ho provato nei momenti più difficili della mia vita».

Quali episodi l’hanno segnata di più?
«Nel 2016 mi è stato hackerato il telefonino e alcune mie foto sono finite in Rete. A luglio del 2019 poi sono stata ricattata via sms nel cuore della notte. Il messaggio era: “Hai 8 ore di tempo per consegnare 30 mila euro, altrimenti diffondiamo un filmato intimo che ti riguarda”. Non esisteva nessun video, ovviamente».

Due reati gravi. La sensazione peggiore?
«La storia degli scatti rubati è stata come una spada che mi ha trafitto, mi sentivo violata. Al ricatto, invece, ho avuto paura delle minacce, ero frastornata. Ma ho chiamato immediatamente la poliziotta che mi aveva aiutato con il caso precedente e alla fine tutto si è risolto».

Oltre a queste intrusioni criminali, c’è stata l’invasione del gossip.
«Fa parte del mio lavoro che si parli delle mie relazioni, lo accetto. Anzi una mattina ho addirittura portato i cornetti per colazione ai fotografi, perché pure loro lavorano. Ma c’è una linea sottile che non va superata. Io ho avuto i droni sul terrazzo, ho subìto furto in casa!».

Nel libro cita due amori, uno passato e uno più recente, senza fare nomi.
«Per delicatezza e per rispetto verso di loro».

Si riferisce allo storico fidanzato Matteo Mammì, manager nel settore televisivo, e al pugile Daniele Scardina, concorrente di “Ballando con le stelle”: la relazione con lui è finita a luglio, ma nel libro sembra in corso.
«Il libro è stato consegnato prima, non è “retroattivo” (ride). Sono storie chiuse, ma sono rimasta in buoni rapporti con entrambi».

Da piccola sognava il colpo di fulmine?
«Come tutte le bambine… Avevo poca fantasia: l’uomo perfetto non esiste».

Che cosa si aspetta oggi dall’amore?
«L’amore non può essere schematizzato o controllato. Quando arriverà, sentirò un “clic” nel corpo, nella testa e nel cuore».

Crede nella solidarietà femminile?
«All’inizio della mia carriera una collega, davanti a tutti, mi disse di sbottonare la camicia per far vedere il seno. Quanto piansi… Ma poi la vita sorprende. Ho incontrato tante donne che mi hanno aiutato e una grande maestra di solidarietà femminile: Antonella Clerici, che a Sanremo mi ha insegnato a leggere il gobbo con naturalezza. Non lo dimenticherò».

Rifarebbe il Festival di Sanremo al fianco di Amadeus?
«Perché no? Ho un ricordo stupendo di quel palco».

È vero che tra le sue più care amiche c’è la cantante Elodie?
«Sì, usciamo spesso insieme. Di base con intenti salutisti, per correre o allenarci in palestra, ma poi finiamo sempre a fare l’aperitivo».

Un altro suo punto fermo nella vita è la famiglia.
«Ho tatuato il nome di mia madre, Ofelia, sul polso destro. Mamma è il centro, il sole. Tutto ruota attorno a lei, come succede nelle famiglie matriarcali siciliane. Quando parte da Catania e viene a trovarmi a Milano, mi cucina gli involtini di carne con la “mollica” (per i siciliani è il pan grattato, ndr). Da lei ho ereditato il coraggio, la forza, la grinta».

E da suo padre Rori?
«Da lui ho preso la socievolezza. È avvocato e da ragazzina mi portava in tribunale con sé. Lo vedevo salutare sempre tutti, ridere e scherzare: era uno show!».

Quanti fratelli ha?
«Un fratello e tre sorelle. I miei genitori avevano altri figli da matrimoni precedenti. Da parte di mamma ci sono Mirko, chirurgo, e Ambra, architetto. Da parte di papà Alessia e Federica, avvocati. Io sono la più piccola: sono cresciuta attraverso le loro esperienze. Le feste con i loro amici erano fantastiche».

È anche zia?
«Di sette nipoti, che adoro. Due maschi e tutte le altre femminucce a cui regalo i miei vestiti, scarpe, bracciali e accessori per capelli».

Il 19 settembre inizia il campionato di Serie A. Una ripartenza simbolica.
«Non è un ritorno alla normalità, è una nuova normalità. Il calcio giocato a porte chiuse con gli stadi vuoti non è la stessa cosa. Ma ci sono regole anti-contagio da rispettare con scrupolosità finché sarà necessario. Io non vedo l’ora di ricominciare, di sentire l’odore del campo. La mia prima partita sarà Hellas Verona-Roma».

C’è chi si ostina a pensare che una donna non possa parlare di calcio. Se poi è carina e indossa i tacchi ancora peggio. Come si combatte il maschilismo strisciante?
«Con tre “parole d’ordine” sicure: competenza, professionalità, credibilità».

Lei com’è riuscita a mettere fuorigioco gli odiatori sui social e i tifosi un po’ troppo volgari?
«Concentrandomi sugli attestati d’affetto e stima. Lo consiglio a tutti: i messaggi negativi ci fanno male, ma se prestiamo attenzione a quelli positivi, scopriamo che in realtà sono molti di più!».

E alle ragazze che sognano di fare il suo mestiere cosa consiglia?
«Di studiare tanto. E di non arrendersi alle prime porte in faccia. Ci sono passata anch’io: non bisogna mollare, né forzare i tempi. L’esperienza indicherà la strada giusta da seguire».

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