L'autore premio Pulitzer aveva 85 anni e con le sue opere ha profondamente esplorato la società americana

A dare la notizia è il New York Times: Philip Roth si è spento nelle scorse ore. Il suo agente letterario, Andrew Wylie, ha riferito che la morte è avvenuta in ospedale, a New York, a causa di un infarto.
Prolifico autore dalla lunga carriera, ha scritto più di 25 libri, nel 1998 aveva vinto il premio Pulitzer per «Pastorale americana», recentemente portato al cinema da Ewan McGregor.
Dai toni amari di questa sua epopea che racconta la storia della famiglia Levov, la sua esplorazione dell'identità americana spaziava a quelli nervosamente comici de «Il lamento di Portnoy». Lo scrittore ha indagato attraverso la sua opera cosa voglia dire "essere americani" che nel suo caso coincideva anche con l'essere ebrei negli Stati Uniti. Così ne «Il complotto contro l'America» aveva immaginato la propria famiglia sotto il giogo antisemitico del Presidente Charles Lindbergh.
Ha sondato la mortalità e la lussuria senza mai tirarsi indietro e i suoi personaggi, di origini ebraiche come lui, erano spesso persi nel sogno (o nell'incubo) americano. Ebrei, ma di madrelingua inglese, che non appartenevano ad alcuna sinagoga.