Francesco Totti: «È grazie alla televisione se ho sposato Ilary»

Il Capitano affida a un imperdibile libro il racconto della sua vita. E si scopre che tv, cinema e musica hanno un ruolo decisivo

Francesco Totti dopo il gol in un derby del 2002 sfoggiò una maglia con una scritta dedicata a Ilary
5 Ottobre 2018 alle 17:30

Cè tanto di Francesco Totti nelle 500 pagine di «Un capitano», l’autobiografia da poco uscita per Rizzoli: l’infanzia, il calcio, l’amore per Ilary e la famiglia. E poi c’è il rapporto con il mondo di Sorrisi, quello dello spettacolo: eccolo in alcuni estratti del libro.

Non ci è voluto molto, a Francesco Totti, per capire che Ilary era la donna della sua vita...
«La prima volta in cui mi capita di vederla in tv, a Passaparola, resto a bocca aperta. “Mamma mia quanto è bella” dico ad Angelo e Giancarlo (rispettivamente cugino e storico amico di Totti, ndr), e loro subito concordano informandomi che la ragazza si chiama Ilary Blasi ed è romana. Ignaro di tutto, appena la vedo in video dico: “Voglio sposarla”, e devo essere molto convincente se è vero che Angelo e Giancarlo cominciano subito a studiare come».

Ve la ricordate la maglietta con la scritta “6 Unica!” mostrata da Totti dopo un gol durante un derby? Ecco, quello fu l’inizio ufficiale della storia con la Blasi. Perché dopo la partita e i festeggiamenti, la sera successiva uscirono da soli per la prima volta.
«Programma classico: prima al “Cineland” di Ostia a vedere un film horror davvero orribile (siamo entrambi amanti del genere, ma quello proprio non si poteva seguire e non ne ricordo nemmeno il titolo), poi saliamo di livello andando a cena al “Fungo”, all’Eur. È la sera del primo bacio, 11 marzo 2002. Siamo entrambi molto contenti, ma a lei fa strano lo stereotipo di coppia che incarniamo: “Ma ci pensi? Siamo il calciatore e la Velina, quanto di più banale esista oggi in Italia”. “E allora rendiamolo speciale noi” le dico per convincerla».

Da piccolo Francesco era un vero fifone: è stato il mitico telefilm degli Anni 80 sui poliziotti-motociclisti americani a farne un capitano (quasi) coraggioso.
«Mi capitava spesso di rimanere a casa da solo. Ed ero un po’ fifone (...). Cercavo “CHiPs”, che era il mio telefilm preferito, e alzavo il volume per non sentire più rumori inquietanti (...).
CHiPs” mi piaceva perché conteneva i sogni dell’epoca: due poliziotti americani di pattuglia in moto sulle autostrade della California. Cosa puoi desiderare più di una Harley-Davidson? Poi arrivavano “Magnum, P.I.” e quindi, naturalmente, “Holly e Benji”: non conosco giocatori della mia generazione che da bambini non si siano divorati i cartoni dei piccoli calciatori giapponesi. Detto fra noi, la paura non se ne è mai andata del tutto: ancora oggi se di notte parte l’allarme fingo di dormire e lascio che sia Ilary ad alzarsi per controllare».

Francesco è un appassionato di cinema, così quando il film di Sorrentino «La grande bellezza» vince l’Oscar, va a vederlo. E scopre di esserci anche lui, nella prima scena.
«La scena d’apertura è girata al Gianicolo. La macchina da presa si ferma su una signora. Regge un giornale, lo sta leggendo, è la “Gazzetta”. Bene, il titolo della pagina in vista è la seconda scritta che compare nel film: “Allarme per Totti”. M’è preso un colpo. Sotto il titolo s’intuisce una fotografia scattata mentre sono a terra dolorante, immagino che l’articolo parlasse di qualche mio acciacco. Sciocchezze, ma intanto il film che tutto il mondo ha visto perché è innamorato di questa città si apre col mio nome».

Quando Francesco Totti non andava al cinema, era il cinema ad andare da lui, allo stadio. Alcune star si trasformano. Letteralmente...
«Verdone è esattamente come appare al cinema: simpatico, socievole, ipocondriaco. Mai dirgli che lo trovi un po’ pallido: passerà la giornata a farsi tutti gli esami possibili. Anni fa Carlo mi fece vivere un’esperienza allora molto esclusiva: mi portò a visitare la villa di Alberto Sordi alle Terme di Caracalla. All’epoca soltanto la sorella di Sordi aveva le chiavi, e a Carlo le prestava volentieri perché sapeva che il fratello lo aveva in simpatia. La villa è stupenda, gli aneddoti di Carlo su Albertone ancora di più. C’è sempre molto cinema, in tribuna all’Olimpico. Amendola e Favino sono altri tifosi veri, non vanno allo stadio per farsi fotografare ma perché soffrono come bestie. Ho passato molte belle serate a casa dei fratelli Vanzina, e ora che Carlo è mancato vorrei ricordare la bellezza della persona, la classe e la capacità di mettere gli ospiti a loro agio. Sono molto legato anche a Enrico, che rispetto al fratello allo stadio è più fumantino, ma sempre per il bene della Roma».

Tra i fan del capitano ci sono anche la De Filippi e Costanzo. Fu proprio grazie a quest’ultimo che Totti divenne... scrittore.
«Maria De Filippi e Maurizio Costanzo sono miei amici da anni, dalla prima volta in cui venni invitato a “C’è posta per te”. Maurizio, poi, ebbe la geniale idea dei libri di barzellette con i quali superai la retorica del Pupone, un soprannome nato con intenti affettuosi (me lo diede Mimmo Ferretti, un giornalista del “Messaggero” che mi vuole bene), ma che fuori Roma era diventato sinonimo di immaturità».

La prima vacanza con Ilary è stata a Sharm el-Sheikh. E indovinate chi c’era nel bungalow accanto al loro...
«Ho un ricordo splendido di quei giorni, passati assieme a fare snorkeling tra i fondali del Mar Rosso. Ma il vero privilegio fu che Baglioni accettò di cantare solo per noi alcune canzoni, solo voce, tanto la sua vale un’orchestra. Ilary si emozionò a tal punto da chiedergli pure un brano non suo, “L’emozione non ha voce” di Celentano. E Claudio, di buon grado, lo eseguì senza nemmeno bisogno di cercare su Google le parole. Che fenomeno. Ci si vede ancora, ogni tanto a cena, ed è sempre una festa».

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