“Inter. Icona senza tempo”: 113 anni di passione, gloria, gioia ed emozioni tutti da rivivere

Il libro di Andrea Paventi scritto insieme a Carlo Canavesi, in libreria dal 6 maggio, 4 giorni dopo la matematica conquista del 19° scudetto da parte dei nerazzurri

Andrea Paventi
5 Maggio 2021 alle 08:20

Centotredici anni di passione, gloria, gioia ed emozioni sono tutti da rivivere in “Inter. Icona senza tempo” (320 pag., 54 euro, Marsilio Editori), il libro di Andrea Paventi scritto insieme a Carlo Canavesi e in libreria dal 6 maggio, 4 giorni dopo la matematica conquista del 19° scudetto da parte dei nerazzurri. Quasi 500 fotografie in bianco e nero e a colori vi conducono per mano nella storia di uno dei club storici più amati e seguiti al mondo, dal verbale di fondazione scritto il 9 marzo 1908 in un ristorante di piazza Duomo a Milano fino ad oggi. Con Andrea Paventi, giornalista di Sky e da oltre 15 anni al seguito della squadra, abbiamo voluto conoscere più da vicino l’opera.

Al di là dello scudetto, perché un libro sull’Inter oggi?
«Secondo me era doveroso raccontare le tante situazioni, i luoghi, i trionfi, le persone, i momenti rappresentativi di questo club. Ma anche far capire, intravedere, leggere, immaginare quello che l’Inter sta diventando, dai passaggi di proprietà di una società che guarda al futuro, alle necessità commerciali. Per essere competitiva come lo è stata la prima squadra questa stagione, ma anche con il lavoro fatto negli anni passati recenti. Proprietà estera, ma dirigenza e allenatore italiani. L’Inter aveva bisogno di voltare pagina senza perdere quella che era la sua natura, la sua essenza. E quindi bisognava un po’ aggiornare la sua storia e illustrarla dall’inizio fino ai nostri giorni».

Una storia fatta anche di numeri, alcuni significativi per i tifosi.
«C’è un capitolo dedicato a una selezione di numeri. Credo però che, tra curiosità e amore dei tifosi, ce ne siano 3 di spicco. Il numero “0”, cioè le volte che l’Inter è andata in serie B, unica squadra italiana mai retrocessa. Un orgoglio per i fan, anche ripensando agli anni di Calciopoli nei quali è riuscita a tenersi in disparte. Per chi è legato al Triplete, ha vissuto quegli anni e soprattutto la stagione 2009-2010, altro numero caldo è il “30” e indica i gol fatti da Diego Milito che ha firmato i momenti importanti e fondamentali di quella stagione. Ultimo numero è il “13” e sono i secondi impiegati da Sandro Mazzola per segnare il gol più veloce nella storia del derby della Madonnina (il 24 febbraio 1963, ndr)».

Oltre ai numeri, non mancano nel libro gli artisti nerazzurri.
«Sarebbero parecchi, ma anche qui per questioni di autorizzazioni e di spazio abbiamo dovuto scegliere. Alcuni non potevano essere tenuti fuori dalla selezione. Come Adriano Celentano, che è legato alla festa dei 100 anni dell’Inter, in uno stadio Meazza strapieno e in quel duetto con il presidente Massimo Moratti. Come Roberto Vecchioni, perché ha stretto la sua storia a “Luci a San Siro” come brano musicale e come momento che identificava il tifo per la sua squadra del cuore. Tra i presenti nel libro c’è Andrea Bocelli, che ricordo in visita nel 2018 alla Pinetina (oggi Centro Sportivo Suning, ndr) quando intonò “Nessun dorma” davanti alla squadra. Altri artisti narrati sono Elio, Ligabue e Max Pezzali».

Poi un omaggio ai quasi 1000 Inter club sparsi nel mondo.
«Per la precisione, quelli attivi sono 968. Noi ne vedevamo alcuni dagli striscioni esposti negli stadi prima del Covid, ma torneremo a vederli. Li vedevamo fuori dagli impianti, magari in modo parziale, e sono un aspetto molto importante del tifo che ti lega a una società, a una squadra come l’Inter. E allora abbiamo deciso di citare tutti gli Inter club, così possono sentirsi parte, in questo caso del libro, ma anche della storia nerazzurra dove i fan sono l’anima, la parte bella, la parte romantica di questo sport».

Inter e Milano restano un binomio indissolubile.
«Certo e per questo un capitolo è dedicato all’evoluzione del capoluogo lombardo nei 113 anni della storia nerazzurra, anche con immagini storiche di luoghi ed eventi. L’ultima foto è la nuova sede dell’Inter voluta dal giovane presidente Steven Zhang a Porta Nuova, una zona centrale della città, ma oggetto di un processo di evoluzione e modernizzazione. In quel quartiere si coglie come diventeranno le grandi città di respiro internazionale. Un essere internazionale dell’Inter che non dovrebbe mai spaventare nessuno. Perché comunque questa è una società che nasce per scelta di alcuni dissidenti sognatori che volevano la possibilità di assoldare anche giocatori stranieri all’interno di un club italiano».

L’ultimo capitolo è dedicato a Gianfelice Facchetti.
«Sì, è un saluto doveroso per il figlio del grande Giacinto, per la gioventù che incarna. Rappresenta il collante fra tutte le Inter, anche quella attuale presieduta da un giovane (29 anni, ndr) Steven Zhang. Perché quel discorso che fece Gianfelice a San Siro per la festa dei 100 anni è stato a livello emozionale un momento meraviglioso e indimenticabile. Anche perché i sogni si costruiscono con solide fondamenta. E l’Inter raccontata dai nomi di Armando Picchi e di Giacinto Facchetti, in qualche modo si va a condensare nella figura di questo ragazzo giovane, intelligente, con grande esperienza e sensibilità anche legata al mondo del teatro. Mantenere viva la memoria che deve far parte della storia di ognuno di noi e di chi poi racconta la storia di un club, di chi lo ha vissuto come tanti tifosi in questi ultimi 50-60 anni, non è facile e per me Gianfelice era la figura giusta per raggiungere l’obiettivo».

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