“La bussola del cuore”, il primo romanzo di Sarah Ferguson

«Sto già scrivendo un secondo romanzo: ha come protagonista Mary, la sorellina minore di Margaret» dice la duchessa di York

3 Gennaio 2022 alle 12:06

Come ci si rivolge alla duchessa di York Sarah Ferguson, ex moglie di Andrea d’Inghilterra, ex nuora della regina Elisabetta e cognata e grande amica di Lady Diana? Cosa prevede il cerimoniale? È la domanda che mi martella in testa mentre l’aspetto per intervistarla, su una meravigliosa terrazza a Trinità Dei Monti, in una Roma inondata dal sole.

Quando arriva, capisco immediatamente che la domanda era inutile. La stretta di mano calorosa, il sorriso accogliente: questa bella signora dai “famosi” capelli rossi sprizza empatia da tutti i pori. «Può chiamarmi come vuole» risponde sorridendo. «C’è chi mi chiama duchessa, chi Sarah, chi Fergie... scelga lei. Ma grazie per averlo chiesto».

Lei come preferisce?
«È indifferente... Anzi, mi piace come mi chiamano in Argentina: Sarita! E lei come preferisce che la chiami? Stefania, Stephanie, Stefy? A proposito, mi scusi per il piccolo ritardo. Ero a pranzo in un locale qui vicino e il tempo è volato...».

È inopportuno chiedere a una duchessa cosa ha mangiato a pranzo?
«Certo che no! Ho preso uno dei miei piatti preferiti quando sono qui in Italia: i ravioli con il ripieno di zucca e un sugo leggero di pomodoro e basilico fresco».

Veniamo al motivo della nostra chiacchierata. Dopo aver pubblicato diversi racconti per bambini, è appena uscito in Italia il suo primo romanzo “La bussola del cuore”. Come è nata l’idea?
«Pensavo di scrivere un romanzo già da molto tempo. Nel periodo della pandemia mi sono documentata sulla storia della mia famiglia. Ho scoperto una mia trisavola con i capelli rossi che si chiamava Margaret, che è proprio il mio secondo nome: ho deciso che Lady Margaret sarebbe stata l’eroina del mio romanzo, ambientato nella metà dell’Ottocento».

La sua protagonista ha un carattere forte, è indomita e intraprendente, e non sopporta le convenzioni: le somiglia anche nel carattere?
«I capelli rossi sono sempre sinonimo di guai (ride)».

Eppure lei da bambina non li sopportava...
«È vero, ma ora li amo! Quando guardiamo al passato ci rendiamo conto che forse avremmo dovuto essere un po’ più indulgenti con noi stessi».

La dedica di questo libro è per le sue figlie, le principesse Beatrice ed Eugenia: qual è l’insegnamento più importante che ha dato loro?
«Sorridete! Quando camminate per strada la gente non ha voglia di vedere delle principesse tristi. E poi l’umiltà. Ho sempre detto che: “La cucina è più importante della sala da pranzo”».

Che cosa intende?
«Se lei mi invita a cena, ha impiegato del tempo per preparare il menu e per organizzare una serata piacevole. Magari ha addirittura fatto venire un cuoco per aiutarla a cucinare: io non posso entrare a casa sua e andare diritta in sala da pranzo senza neanche salutare prima il cuoco in cucina. L’importante è avere rispetto nei confronti di tutti».

Ha un posto preferito per dedicarsi alla scrittura?
«No, io scrivo ovunque e sempre con la penna. Su un tovagliolo, su un quaderno... su qualunque pezzo di carta mi ritrovi fra le mani».

Qual è la prima persona a cui fa leggere quello che scrive?
«Margaret, un’autrice esperta, che la casa editrice mi ha affiancato. È il mio primo romanzo e ho dovuto imparare. Io scrivevo di impulso, in continuazione: pagine su pagine. Lei mi ha spiegato come organizzare quello che scrivevo e come condensarlo».

Le ambientazioni del romanzo sono meravigliose: Scozia, Irlanda, New York...
«Sono luoghi a me familiari. Una mia nonna era scozzese, l’altra irlandese e io ho vissuto per 12 anni a New York, dove ho creato la mia fondazione benefica. Anche la mia protagonista arriva a New York e aiuta i bambini più sfortunati: le ho fatto vivere le mie stesse esperienze, ambientandole però nel 1870».

Lei ha scritto diversi racconti per i più piccoli: anche per le sue bambine inventava delle favole?
«Alle 7 di sera le mettevo a letto perché non ne potevo più (ride) e volevo solo rilassarmi un po’ alla fine della giornata. Invece: “Mamma ci racconti una storia?”. Allora ho cominciato a inventarle. La prima fu quella con un certo “Rony, the pink pony” (Rony, il pony rosa, ndr)».

E Rony è rimasto il protagonista delle sue storie?
«Solo nei primi quattro racconti, poi non mi sono più fermata e ho scritto 42 libri per bambini».

Quali libri ama leggere?
«Sono appassionata di gialli, adoro le storie che ti tengono col fiato sospeso. Leggo Ken Follett e anche Jeffrey Archer. A lui ho detto: “Ti sostituirò nella classifica dei best sellers!” (ride). Poi amo i romanzi rosa».

Come è la vita quotidiana di una duchessa? Lei dove vive?
«Quando sono in Inghilterra abito a Windsor Great Park, vicino al castello di Windsor. Vivo insieme con il mio ex marito Andrea e con i nostri cinque cani di razza Norfolk terrier».

Come si chiamano?
«Ginger, Roary (“abbaione”, ndr), perché abbaia sempre, Poppy, Paddy e Herold. Sono tutti color caramello e piuttosto litigiosi (ride e mi mostra le loro foto sul suo cellulare, ndr)».

Cosa le piace fare?
«Se mi chiede la cosa che mi rende più felice in assoluto è prendere l’aereo, andare in Africa, salire su un fuoristrada e guidare per ore fino a raggiungere i bambini che hanno bisogno di aiuto, ovunque si trovino. I più piccoli insegnano tantissimo: da loro ho imparato l’umiltà e la capacità di perdonare».

Lei è da sempre impegnata in opere umanitarie.
«Mi serve a vivere tenendo i piedi per terra. E poi non si può sempre prendere, bisogna anche restituire quello che si ha avuto nella vita. Mia nonna diceva: “Quando non stai bene con te stessa, aiuta gli altri”. Ho cominciato nel 1992 (l’anno della sua separazione dal marito Andrea, ndr) in Polonia. Sono andata a visitare un ospedale pediatrico che si trovava vicino a Katowice, in una zona in cui l’aria era inquinatissima dalla polvere del carbone estratto dalle vicine miniere. Decisi di affittare un enorme chalet in montagna, per ospitare lì i bambini in convalescenza, che avevano bisogno di aria pulita».

E nella vita di tutti i giorni quali passioni ha?
«Per scappare dalla mia testa sempre piena di pensieri, guardo molti film. Le mie figlie mi dicono che sembro un’attrice per le espressioni che faccio quando mi immedesimo in una storia».

Le piacciono anche le serie televisive?
«Come no? Non mi perdo una puntata di “Il commissario Montalbano”, la mia serie italiana preferita. Mi piace la linea gialla che c’è in ogni episodio e quella sottile ironia nel racconto. Poi ho divorato “Downton Abbey” e “Outlander”, che ho visto di recente ».

Ha pensato a una versione televisiva (o cinematografica) del suo romanzo?
«Sono felice che lei me lo abbia chiesto! (e mi dà “il cinque”, ndr). Ci sto pensando, ho già dei contatti con dei produttori in America».

Continuerà con una saga delle vicende di Lady Margaret?
«Sto già scrivendo un secondo romanzo: ha come protagonista Mary, la sorellina minore di Margaret, che ha lo stesso suo carattere ribelle».

Lei e Diana eravate molto amiche: ci regala un suo ricordo?
«Volentieri! Prima del suo matrimonio Diana mi regalò una splendida stoffa per confezionare il vestito che avrei indossato alle sue nozze. Era color turchese perché mi diceva sempre: “Fergie, questa tonalità si intona benissimo ai tuoi capelli, devi indossarla più spesso”. E non a caso la protagonista del mio romanzo veste spesso di turchese».

In quanto duchessa di York quali regole deve seguire nella sua vita quotidiana?
«Quelle che mi do io stessa. Ce n’è una in particolare che per me è fondamentale: cercare di mantenere sempre le promesse. Quando le faccio, non incrocio mai le dita (ride)».

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