Ci siamo divertiti a riproporre la formula del suo programma «L’intervista», che ha chiuso con grandi ascolti. Senza tirare in ballo immagini, come fa lui nel «cubo», ma solo sfogliando la memoria e le pagine del cuore
Questa non è la classica intervista a Maurizio Costanzo. Per una volta abbiamo cercato di gestire una conversazione nel suo stile. Non abbiamo parlato solo di lavoro e le domande sono state personali. Tutto però sempre in linea con lo spirito di Sorrisi, che entra sì nel cuore dei personaggi ma senza mai fare pettegolezzo. Costanzo si è lasciato guidare in questo gioco della verità e ha apprezzato (forse!) il tono di alcune domande alle quali non si è sottratto, rispondendo in modo sincero. Sia chiaro: è da presuntuosi voler emulare il signore della televisione italiana e l’inventore del talk show. Ci siamo divertiti a riproporre la formula del suo programma «L’intervista», che ha chiuso con grandi ascolti. Senza tirare in ballo immagini, come fa lui nel «cubo», ma solo sfogliando la memoria e le pagine del cuore.
Lo spunto per l’intervista è l’uscita del suo ultimo libro «Il tritolo e le rose» (con la collaborazione di Valerio de Filippis) pubblicato da Mondadori.
Il titolo del libro da un lato evoca l’attentato di via Fauro del 14 maggio 1993, dal quale lei e Maria De Filippi usciste miracolosamente illesi, e dall’altro fa pensare al grande amore della sua vita, Maria appunto, che è stata sempre al suo fianco…
«Lei da quel giorno non è più salita in macchina con me per una promessa fatta al padre».
E da quel giorno lei si sente un uomo diverso?
«Mi sento come uno che è stato a un passo dalla morte e ce l’ha fatta».
Quella bomba in ogni caso ha unito lei e Maria ancora di più.
«Andiamo per i 26 anni. L’amore alla mia età è una grande amicizia, un grande affetto. È sentirsi vicini e condividere problemi fisici o di natura psicologica. Capirsi, ecco».
Lei ha lanciato il talk show in Italia. Il suo programma, iniziato nel 1982, continua a registrare ottimi ascolti.
«La formula è sempre quella. Il punto di forza è la curiosità e il fatto che le persone abbiano da dire qualcosa».
Dopo 36 anni non si è un po’ annoiato di sentire storie?
«No, fino a quando c’è un pubblico a cui piace ascoltarle, io le racconto».
Nel suo libro, tra i protagonisti degli Anni 90 del «Maurizio Costanzo Show» c’è Carmelo Bene.
«Un grande. Non ho conosciuto uomini come lui. Oggi non potrei fare il mio programma tutti i giorni perché avrei carenza di ospiti…».
In televisione si sta affermando la tendenza a «riesumare» programmi del passato. Ha mai pensato di rispolverare «Bontà loro» o «Acquario»?
«No, guardare avanti mi fa sentire vivo».
Sappiamo che lei è un nonno molto affettuoso e che il suo primo nipotino è appassionato di televisione…
«Brando, che ha 14 anni, mi segue e mi piacerebbe che coltivasse questo interesse».
Quando pensa ai suoi nipoti e a suo figlio Gabriele, che è ancora molto giovane, quali sono le sue paure?
«Che il mondo si comporti male. Le paure per loro sono legate a quello che può riservare il futuro. Mi impressionano le bombe d’acqua e i mari che salgono».
Quest’anno ha compiuto 80 anni. Il primo pensiero quando si sveglia è...
«Che tempo fa. Solo questo».
Che cosa chiederebbe a questo punto?
«Ci vediamo fra dieci anni? Mi viene da ridere...».