Paolo Bonolis e “Notte fonda”: «Quando scrivo svelo un’altra parte di me»

Arriva nelle librerie il secondo libro del conduttore, un intenso dialogo notturno tra una coppia «su temi che mi stanno a cuore»

3 Novembre 2022 alle 07:52

Esiamo a due. Paolo Bonolis ha appena pubblicato per Rizzoli il suo secondo libro, “Notte fonda”, un intenso dialogo notturno tra una coppia che affronta i temi più disparati («Ho scelto quelli che mi stanno più a cuore»), dal rapporto con il figlio adolescente alla religione, dalla politica alla tecnologia. Si ride, si riflette, ci si identifica. Ma iniziamo con una battuta.

Paolo, lei è passato dal monologo del suo primo libro, l’autobiografia “Perché parlavo da solo”, al dialogo del secondo. Sta allargando la platea dei suoi interlocutori su carta?
«Il prossimo libro sarà un consesso di pensieri che litigano tra loro, una gran confusione, quindi probabilmente sarà un libro di politica».

Ci racconta com’è nato?
«L’ho scritto in vari posti, tra studio e casa. Al mare, questa estate, ho aggiunto delle cose. Gli orari erano i più variegati, quando c’era un po’ di tempo mi ci dedicavo. Non ho una metodologia precisa come gli scrittori veri. Io faccio altro nella vita, quindi è un esercizio che si è sviluppato in maniera un po’ confusa e casuale».

Sua moglie lo ha letto?
«Sonia lo ha letto e si è stupita di trovarsi perfettamente a suo agio nel personaggio femminile, non perché sia lei, ma perché ha detto che ho ragionato proprio come fa una donna».

Ma in certe battute della protagonista pare di sentire proprio Sonia.
«Forse sono io al femminile».

Più che un romanzo, è quasi un testo adatto al teatro. Lo sa, vero?
«L’intenzione era di farlo così, potrebbe diventare uno spettacolo, ma bisogna vedere se qualcuno ci crede. Mi divertirebbe vederlo rappresentare».

Sogniamo in grande, allora. Chi vorrebbe come interpreti?
«Pierfrancesco Favino è un attore meraviglioso, ma non credo lo farebbe con tutti gli impegni che ha. Come donna ci sono tante interpreti divertenti e piacevoli che potrebbero affrontare questo ruolo. La protagonista sa tenere testa al marito ma è anche leggera. È scocciata dalla sua pedanteria, ma non lo tratta mai male e usa l’ironia».

Ci sono tante sfumature e dettagli che dimostrano quanto lei sia un ottimo osservatore e abbia anche un animo sensibile. Conferma?
«Se l’ha notato evidentemente c’è. In tv faccio tutt’altro, quella sensibilità è rivolta al tentativo di divertire me, chi guarda e chi partecipa ai miei programmi. Nella scrittura esce un’altra parte del sottoscritto. La sensibilità ce l’ho e non posso farci niente. Sono caratteristiche, come avere un naso importante».

Perché ha scelto come protagonisti un commercialista e un’avvocata?
«Lei è un po’ il grillo parlante; lui è l’ultima cosa che avrei voluto fare nella vita. Non sono in grado di tenere in ordine le cose, di comprendere i meccanismi contorti di questo mondo che mi terrorizza. Guardo con ammirazione chi riesce a farlo».

Anche se non c’è nulla di autobiografico, qual è la cosa più personale di questo romanzo?
«Gli argomenti che ho scelto, senza dubbio, ma anche la possibilità di smuovere le persone che sono ipnotizzate dalle illusioni religiose, politiche e tecnologiche».

A pagina 65 scrive: «Quando ha iniziato a invecchiare? Non se lo ricorda più». Se lo chiede anche lei davanti allo specchio?
«Sì, tutti quanti ci rendiamo conto del fascinoso decomporsi delle carni. Il mio, credo sia cominciato quando è finito lo sviluppo. Se non ti osservi per un po’, quando ti ritrovi rimani stupefatto dai cambiamenti, come quando non vedi una persona da tanto tempo. Ma lo vivo serenamente, non mi interessa invecchiare, anche perché questo passa il convento».

Facile dirlo. Lei i suoi 61 anni se li porta molto bene.
«La ringrazio, ora il mio ego vola alto. Ma è il canto del cigno. In realtà la bellezza di una persona risiede nella serenità con cui porta se stessa, non nell’aspetto esteriore».

Anche lei, come il protagonista, ha qualche problemino quando si parla di prevenzione e malattie?
«Non ho un brutto rapporto con la prevenzione. Ho partecipato a una marea di manifestazioni che inneggiavano alla prevenzione. Ogni volta che mi chiedevano cosa ne pensassi, rispondevo che prevenire è importante ma anche non dimenticare che si può stare bene! Non si può vivere da malati per morire sani, non deve diventare un’ossessione».

A gelosia retroattiva invece come siamo messi? La donna della coppia ce ne dà un meraviglioso esempio.
«Lo siamo tutti. Quando siamo accoppiati siamo tendenzialmente competitivi con il passato, il presente e il futuro. Ma c’è da dire che con il tempo la gelosia si smussa, fino a non importarti più...».

Il “filo rosso” del romanzo sono i danni da abuso di smartphone, infatti propone di vietarlo sotto i 16 anni. I suoi figli sono d’accordo?
«Non lo so, ma credo che siano stati d’accordo con noi quando li abbiamo lasciati entrare in contatto con questa tecnologia e hanno capito la differenza tra uso e abuso. Non per niente Adele vive di cinema e libri, mentre Davide è un super sportivo. Io non sono contro la tecnologia, ma contro l’immersione totale. L’idea di una legge è provocatoria, per portare i genitori a non abbandonare i figli a quello che li fa stare più comodi perché così facendo perdono delle competenze importanti».

Farà mai pace con le “emoticons”, i simboli che si usano nei messaggi, che nel libro lei distrugge?
«Io sono talmente innamorato del linguaggio, che ogni castrazione del medesimo mi dà fastidio. Quella non è sintesi, è il ritorno ai graffiti preistorici. Il sentimento non può essere descritto da una faccia con i cuoricini. Ci sono talmente tante sfumature dentro di noi che solo il linguaggio riesce in parte a darne una forma. Se viene eliminato, sembra che i sentimenti siano gli stessi per tutti. Già a parole è difficile capirsi, si figuri con le faccine. È come se oggi la velocità fosse l’unico l’obiettivo da perseguire. Ma dove dobbiamo andare con tutta questa velocità?».

A proposito di figli e di fretta, è nato Sebastian, il primogenito di suo figlio Stefano e il suo secondo nipotino dopo Teodore, avuto da sua figlia Martina?
«Dovrebbe nascere oggi (è nato il giorno dopo la nostra intervista, ndr)».

Lo dice senza pathos o ansia.
«Non mi agito, penso alla moglie di mio figlio che lo deve partorire. Di carattere non sono per nulla ansioso. Solo negli ultimi minuti quando gioca l’Inter».

A Natale andrà a New York a conoscerlo?
«Penso di sì, anche con Sonia, sempre che non debba restare al “GF Vip”».

E poi cosa l’aspetta nel 2023?
«Invecchierò di un altro anno, dall’Epifania parte la nuova serie di “Avanti un altro!” e i primi di marzo torna “Ciao Darwin”. La novità è che siamo ancora tutti vivi, ed è già un passo avanti».

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