Roberto Burioni: «La pandemia c’è ancora, io però sono ottimista»

Il virologo di "Che tempo che fa" pubblica un nuovo libro sulle scoperte scientifiche che ci hanno cambiato la vita

14 Aprile 2022 alle 08:28

In questa pandemia è un “faro” per tutti noi: con le sue lezioni chiare e sintetiche, la domenica sera da Fabio Fazio su Raitre a “Che tempo che fa” Roberto Burioni ci tiene sempre aggiornati sul virus e sulle sue varianti. E ora il medico marchigiano, professore ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, è in libreria con “La formidabile impresa” (Rizzoli). Un saggio divulgativo che spiega come tante scoperte scientifiche, a prima vista inutili, ci hanno salvato la vita. In particolare, la tecnologia legata all’mRNA, ovvero l’Rna messaggero che, dice Burioni, «è stato la premessa fondamentale per poter realizzare in tempi record i vaccini contro il Covid-19 e promette di liberarci da altre malattie».

Professore, ma cos’è l’mRNA?
«È una molecola attraverso cui la cellula ordina ai suoi ribosomi (particelle nel citoplasma) di sintetizzare le proteine. Funziona come al ristorante, quando ordiniamo un piatto e il cameriere annota sul taccuino la comanda e la porta al cuoco. Ecco: noi siamo il Dna, il cameriere è l’RNA messaggero e il cuoco il ribosoma».

A chi bisogna dire grazie se si utilizza oggi nei vaccini contro il Covid?
«A una ricercatrice ungherese, Katalin Karikó. È stata lei a capire come modificare l’mRNA per poterlo utilizzare come farmaco».

Una donna dalla storia straordinaria.
«Sì, fuggì nel 1985 dal suo Paese, che all’epoca era una dittatura, con il marito e la figlia. Vendette la sua auto, cucì 1.200 dollari nell’orsacchiotto di peluche della bambina e partì per gli Stati Uniti con un biglietto di sola andata. In America ha cambiato diverse università, ma la sua caparbietà le ha sempre consentito di andare avanti nella sua ricerca. Finché il suo brevetto sull’mRNA non è stato acquistato dall’azienda tedesca BioNTech, fondata da un immigrato turco. Il nome di questa azienda ci dice molto: BioNTech e Pfizer hanno sviluppato per primi, assieme a Moderna, i vaccini che ci hanno salvato la vita in questa pandemia».

L’emergenza “burocraticamente” è finita il 31 marzo, ma com’è la situazione pandemica?
«Il virus circola ancora. La variante Omicron è un po’ più “buona”, ma è molto più contagiosa quindi aumenta la pericolosità. Ma il vaccino in tre dosi protegge al 90 per cento dalla malattia grave e al 50 dall’infezione. E abbiamo anche gli antivirali che, se somministrati subito, sono una cura efficace per le persone più a rischio».

Come dobbiamo continuare a proteggerci?
«Posso suggerire quello che faccio io: all’aperto non uso la mascherina, a meno che non ci siano particolari assembramenti, al chiuso e nei posti affollati invece sì, continuo a metterla».

Chirurgica o Ffp2?
«Ffp2, perché protegge di più. Va usata nei mezzi pubblici, in aereo, in nave, in treno. E nei negozi e al supermercato: là dove c’è tanta gente. Continuerò a farlo anche a pandemia finita, perché la mascherina protegge da altre infezioni».

Dobbiamo tenere la mascherina anche in ascensore e in ufficio?
«In ascensore sempre, perché è un posto piccolo e chiuso. In ufficio è necessario negli open space e nelle stanze senza ricambio d’aria, cioè dove non si possono aprire le finestre. E là dove non c’è il giusto distanziamento tra colleghi».

Igienizzarsi le mani prima di entrare nei negozi serve a tutelarci?
«È una buona abitudine, indipendentemente dal Covid-19. I primi dispenser di gel igienizzante fuori dai negozi li avevo notati nel 2016 negli Stati Uniti, molto prima della pandemia. Così come è importante lavarsi bene le mani con acqua e sapone. Senza ossessioni, attenzione, ma almeno tutte le volte in cui si torna a casa e prima dei pasti».

Disinfettare i sacchetti della spesa, come facevamo all’inizio della pandemia, è esagerato?
«Sì, perché il contagio da contatto con superfici è estremamente raro. Ma due anni fa non lo sapevamo».

È utile fare dei tamponi periodici?
«No, vanno fatti solo se ci sono sintomi, anche lievi».

Chi ha preso Omicron può ricontagiarsi?
«Purtroppo sì: ci si può reinfettare. Per questo è importante che chi non ha fatto la terza dose completi il ciclo vaccinale. Chi ha avuto la malattia da Covid-19 può farla dopo 120 giorni dalla diagnosi di positività».

Cosa ci aspetta in futuro, dopo l’estate, tra settembre e ottobre?
«Non si possono fare previsioni, perché il virus muta e osserveremo quanto dura la protezione del vaccino. Ora sappiamo che serve somministrare una quarta dose alle persone fragili (tra 60 e 79 anni) e over 80. E non possiamo ancora dire se servirà anche per altre categorie più in là».

Lei è ottimista? Ne saremo fuori prima o poi?
«Io sono per un cauto, ragionevole ottimismo».

Cosa le ha insegnato la sua esperienza in tv?
«Che la tv è un mezzo potentissimo, se usato bene, per fare una buona informazione. Io ho avuto la fortuna di incontrare Fabio Fazio: un professionista di grande esperienza, che mi ha insegnato tanto. L’idea delle mie “lezioni” è stata sua».

Lei condurrebbe mai un programma da solo?
«No, non lo dica neanche per scherzo».

Il suo modo di insegnare all’Università, dopo la televisione, è cambiato?
«No, semmai l’esperienza in aula mi è servita per essere chiaro e diretto in tv. Quando guardo la telecamera penso di avere davanti i miei studenti e anche chi è a digiuno di argomenti scientifici: chiunque ha diritto di capire, anche se non sa nulla di certi temi».

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